Resident Evil 3 Remake è appena uscito, è un gran gioco, ok qualche difettuccio qua e la, però tutto sommato è godibile. La cosa che però, ammettilo, non ti è andata proprio giù è la sua scarsissima longevità.
C’è chi ha completato la compagna principale in 3 orette scarse e il fatto di non avere ulteriori cose da fare ha un po’ lasciato l’amaro in bocca. Un po’ come quando ti metti con la più bella del paese, con lei passi momenti di fuoco, ma poi sul più bello ti molla. Quindi che cosa fare quando la tua ragazza ti lascia, dopo una breve, ma intensissima relazione? Semplice, ci si butta su altro!
Tutta questa metafora per presentarti 10 giochi alternativi a Resident Evil 3 Remake. Alcuni recenti, altri un po’ più vecchiotti, ma tutti accomunati da un’atmosfera horror e jump scare come se non ci fosse un domani. Iniziamo:
The Last of Us (Playstation 3, Playstation 4)
Partiamo con un gioco che è una vera e propria punta di diamante del catalogo Playstation 3 e PlayStation 4, di cui abbiamo parlato diverse volte qui su iCrewPlay (e un motivo ci sarà pure), The Last of Us. La trama, se sei tra i 3 gatti che non la conoscono: impersoniamo Joel un tizio che durante una pandemia dovuta al cordyceps, un fungo parassita che si attacca ai cervelli delle persone, perde tutto. Famiglia, lavoro, routine quotidiana, tutto (e con lui anche il resto del mondo).
Per sbarcare il lunario, l’uomo si reinventa contrabbandiere e una delle sue missioni sarà scortare una bambina, Ellie, da un punto A ad un punto B (il punto B si trova praticamente dall’altra parte d’America). La peculiarità di Ellie è quella di essere immune al parassita e quindi potrebbe essere la base di un vaccino.
Durante la nostra avventura, Joel ed Ellie stabiliranno un rapporto quasi padre e figlia, il quale sfocerà in un epilogo davvero inaspettato. Pieno di jump scare e colpi di scena, tutta la storia fila liscia come l’olio e ti appassionerai tantissimo alle disavventure del duo. Menzione d’onore per il DLC Left Behind, da giocare assolutamente dopo aver portato a termine la campagna principale, il quale racconta come Ellie ha scoperto della sua immunità.
Resident Evil 2 Remake (Playstation 4, Xbox One, Windows)
Altamente scontato, se vuoi più Resident Evil ti giochi il precedente. Altro remake di spessore. In caso non lo conoscessi (malissimo), prenderemo i panni di Leon e Claire.
Leon è un poliziotto appena arrivato nell’immaginaria cittadina, del Mid West americano, Raccoon City, e al suo primo giorno di lavoro avrà già a che fare con degli zombie famelici frutto dell’incidente causato dalla Umbrella Corporation. Nei panni di Claire invece, la situazione sarà simile, ma saremo a Raccoon City, per cercare indizi sulla sparizione di nostro fratello Chris (già protagonista del primo capitolo).
Appassionante, bello e con un’atmosfera che ti farà accelerare il battito cardiaco fino ai titoli di coda. Bellissima l’idea di intrecciare le due storie e di cambiare leggermente lo svolgimento in base al personaggio che useremo per primo. Al tempo dell’originale, fu considerata una genialata.
Silent Hill 2 (Playstation 2, Playstation 3, Xbox, Xbox 360, Windows)
Se si parla di Resident Evil, non si può non pensare al suo diretto antagonista, Silent Hill. Ma solo i primi tre perché poi, diciamola tutta, la serie si è persa per strada, fino ai disastrosi esperimenti su PlayStation Vita. Ti propongo il due perché, della trilogia originale, è quello che, a parer mio, è uscito meglio.
Sarai James Sunderland un impiegato che riceve una lettera dalla moglie, ormai morta da 3 anni. Ogni persona sana di mente penserebbe ad uno scherzo di pessimo gusto, invece il buon James decide di avventurarsi in quello che per loro era il “luogo speciale”, Silent Hill appunto. Qui avrà a che fare con creature demoniache, ma soprattutto con quello che è diventato il cattivo per antonomasia della serie, il Piramid Head.
Un horror che ti metterà una tensione perenne e la sensazione di angoscia ti accompagnerà per tutto il proseguo della tua avventura. Piccola curiosità: il nome James Sunderland è ispirato a colui che fu per primo sospettato di essere Jack lo squartatore.
Dead Space (Playstation 3, Xbox 360, Windows)
Prendi Alien e le sue atmosfere claustrofobiche, una buona dose di horror splatter, un personaggio muto, e avrai uno dei titoli più terrificanti della scorsa generazione. Isaac Clarke, il protagonista del gioco, sarà uno dei pochi sopravvissuti alla deriva e all’invasione della nave spaziale USG Hishimura.
Dovremo salvarci la pelle da creature chiamate Necromorfi le quali non vedono l’ora di banchettare con le nostre interiora. Bello, angosciante e splatter al punto giusto, peccato che al tempo non ricevette il successo che meritava, tuttavia con gli anni, da molti, è stato rivalutato e scoperto.
Da giocare a piccole dosi, pena un infarto sicuro, durante una serata di pioggia, con le cuffie e in una stanza meno illuminata possibile.
Dino Crisis (Playstation, Dreamcast, Windows)
Andiamo ancora più indietro nel tempo, ai fasti della meravigliosa prima Playstation con Dino Crisis, il quale altri non è che Resident Evil, ma con i dinosauri al posto degli zombie. A dirla tutta è riduttivo definirlo così, perché i lucertoloni, al contrario dei non morti, sono nettamente più veloci e pericolosi.
In un laboratorio sulla fittizia Ibis Island, qualcosa va storto (e quando mai in questi esperimenti qualcosa va tutto ok?), starà alla nostra squadra cercare di indagare su quello che è capitato ed eventualmente salvare i superstiti. Da anni la sua foltissima fan base ne richiede un remake che ne renda giustizia e noi ci accodiamo alle schiere di appassionati, perché di un Dino Crisis, fatto come Dio comanda, ce n’è un gran bisogno.
Il sequel è più action con fasi sparacchine molto più marcate ed enigmi praticamente assenti. Tutto sommato godibile, ma non epico come il primo. Il terzo invece non esiste, è solo una leggenda metropolitana (si dice che in Capcom, all’udire la parola Dino Crisis 3, gli sviluppatori scappino in preda alle convulsioni).
The Evil Within (Playstation 3, Xbox 360, Playstation 4, Xbox One, Windows)
Creato dal papà di Resident Evil, Shinji Mikami, The Evil Within tenta di dare un’alternativa alla serie di Capcom che in quegli anni era divenuta la brutta copia di Gears of War. Saremo il detective Sebastian Castellanos, il quale sta indagando su strane morti avvenute nel Beacon Mental Hospital, durante le indagini scopriremo una storia fatta di forze sovrannaturali e demoniache.
Che Shinji Mikami voglia dare un’alternativa a chi è cresciuto a pane e Resident Evil vecchio stampo, non viene mai nascosto, visto che tutto in questo titolo sprizza horror old school. Menzione d’onore alla citazione, ad inizio gioco, proprio del primo Resident Evil, quando lo zombie ci guarderà con il suo occhio spento e privo di vita. Bello, peccato che sia un po’ macchinoso, tuttavia se sei uno dei tanti fan affezionati al brand Capcom, com’era stato concepito inizialmente, devi per forza di cose dargli una possibilità.
Daymare 1998 (Playstation 4, Xbox One, Windows)
Il progetto con i remake di Resident Evil 2 e 3, forse non lo sai, è partito proprio da questo titolo. Creato nel nostro paese, da una piccola realtà, Invader Studios, ubicata a Olevano Romano in provincia di Roma, nasce come progetto fan made per riportare in auge una versione riveduta e corretta del secondo capitolo di Resident Evil.
I giapponesi, si sa, su queste cose sono molto permalosi, spengono il progetto, tuttavia decidono di far partecipare questa piccola software house italiana allo sviluppo, con tanto di credits alla fine di Resident Evil 2 Remake. Ma che fare con il lavoro cancellato? Buttare via tutto? Assolutamente no! Si fa un bel gioco da zero, con una storia nuova, con tanti, anzi tantissimi, occhiolini alla serie a cui si ispira.
Partendo proprio dal titolo (il 1998 è il periodo in cui si svolgono i fatti di Resident Evil 1, 2 e 3), ma anche il personaggio, il quale assomiglia tantissimo ad uno dei componenti della squadra speciale della Umbrella. Atmosfere ottime, ma con forse i controlli un po’ legnosi. Merita uno sguardo anche solo per la storia che c’è dietro alla sua creazione e in più perché è una produzione tutta italiana.
Dead Rising 2 (Playstation 3, Xbox 360, Playstation 4, Xbox One, Windows)
Ci spostiamo un po’ perché magari vuoi spaziare sul genere, ma restando sempre nella categoria zombie. Creato sempre da Capcom, Dead Rising 2 prende ispirazione dalle tante opere cinematografiche di George A. Romero (il regista, non il creatore di Doom e Quake, che poi si chiama John, ma vabbè), ma mette il tutto su un piano meno basato sugli jump scare e l’atmosfera, per un divertimento molto più caciarone, andando a sfociare quasi sul genere mosou, cioè tantissimi nemici a schermo e tante mazzate a suon di combo.
Il bello di questo titolo, ma non solo, direi di tutta la serie, è il fatto che ogni cosa può trasformarsi in un’arma. Dalle panchine ai cestini per la spazzatura. Divertentissimo e un piacevole cambio sul genere, ma molto più ignorante.
Forbidden Siren (Playstation 2)
Andiamo su un titolo molto particolare, infatti in base all’atmosfera, ai temi trattati e ai nemici, questo va associato più a Silent Hill, pittosto che a Resident Evil. In un fittizio villaggio giapponese, Hanuda, dove la maggior parte degli abitanti sono legati al territorio e sono di tendenza xenofoba, viene fatto un rito dove qualcosa va storto. Al posto delle montagne, il tutto verrà sostituito da un mare di sangue e il villaggio sarà sospeso in una dimensione parallela.
Dovremo comandare diversi personaggi e l’obiettivo sarà scappare da questo incubo. L’azione, molto più ragionata rispetto ai titoli citati, si baserà pochissimo sull’utilizzo di armi e quelle poche che troveremo saranno per lo più di tipo melee. Una delle caratteristiche, che fece balzare agli onori della cronaca il titolo, fu la possibilità di poter vedere attraverso gli occhi dei nostri nemici con l’intento di poter adottare strategie per la fuga e la risoluzione degli enigmi.
Piccola precisazione, il secondo capitolo della serie, sempre per la proprietà transitiva che risponde al nome di nostalgia, su ebay ha raggiunto cifre folli, le quali si attestano, per una versione imballata, a circa 200 €.
Lollipop Chainsaw (Playstation 3, Xbox 360)
Parliamo sempre di cambi sul genere, ma con alla base il genere zombie. Titolo passato in secondo piano al tempo, ma non la sua protagonista, visto che fu oggetto di una marea di cosplay.
Entriamo nel genere dell’hack ‘n slash e saremo la sexy cheerleader/cacciatrice di zombie, un po’ svampita e sbadata, Juliet Starling. Il nostro obiettivo è liberare la nostra scuola da una minaccia demoniaca, la quale ha trasformato tutti i nostri compagni di scuola in non morti affamati di cervelli.
Irriverente, pieno di umorismo e ammiccamenti sessuali il gioco non è assolutamente un capolavoro, ma si fa apprezzare per la sua natura da “spegni il cervello e uccidi ogni cosa che ti si presenta a schermo”.
Outsider: Resident Evil 3: Nemesis (Playstation, Gamecube, Dreamcast, Windows)
E chiudiamo, perché no, con il gioco che ha dato l’ispirazione a questo articolo, ma nella sua forma arcaica. Se non l’hai mai giocato al tempo (se non l’hai fatto probabilmente sei nato dal 2000 in poi) vale la pena di farsi una scampagnata nell’universo originale di Resident Evil 3: Nemesis e capirne la sua origine.
Nato da una storia travagliata, che voleva un gioco pronto prima di subito, per battere il ferro della Resident Evil mania che dilagava in quegli anni. Prima spin off, poi capitolo principale, prima con personaggi fittizi, poi con un’icona della serie, Jill, il terzo capitolo della serie, nonostante tutto, si fece amare dai suoi appassionati.
Probabilmente il capitolo più blando della trilogia originale, seppe comunque divertire grazie ad un’impronta più action e alla nascita di quello che è diventato uno dei cattivi più amati dell’intero franchise, il Nemesis. Se saprai andare oltre i controlli macchinosi, invecchiati piuttosto male, diciamola tutta, e al 3D “sgranato” , tipico delle produzioni pre – 2000, ti ritroverai tra le mani un pezzo di storia del medium videoludico, che va giocato anche solo per rispetto della serie rappresentata.