Abbiamo parlato, in questo articolo, delle 10 cose che potresti non sapere sulla saga di Tekken. Ma, come ho già accennato, i giocatori che definiremo picchiaduristi, si dividevano in 2 grandi categorie ovvero chi amava la grafica poligonale e, per il tempo, ultra realistica o chi preferiva lo stile fumettoso e 2D di Street Fighter. Ed è proprio di questa saga che parleremo in questo articolo (per gli amanti di Mortal Kombat vediamo).
Street Fighter è un franchise che chiunque abbia posseduto almeno una console nella sua vita (ma anche chi non ha mai comprato un dispositivo per giocare) conosce. Nato nel 1987 dall’intuizione di Capcom di creare un titolo che potesse migliorare il gioco a cui si ispirava ovvero Karate Champ. Ma è con il secondo capitolo che la saga finisce nell’olimpo dei videogames, grazie ad una caratterizzazione profonda dei personaggi, la quale rendeva ogni lottatore del rooster unico. Con così tanta storia alle spalle, è logico che anche la saga di Street Fighter si porta appresso una buona dose di segreti e fact che forse non conosci. In questo articolo ne elencherò 10, se ne conosci altri, i commenti sotto sono tutti tuoi.
Il nome è ispirato ad un film
Il nome Street Fighter fa venire in mente i combattimenti da strada e nonostante in molti pensino che questo sia stato scelto a causa delle location in cui dovremo menare le mani, non è affatto così. Il nome Street Fighter proviene da un film del 1974, interpretato da Shinichi “Sonny” Chiba (forse potresti conoscerlo in quanto prese i panni di Hattori Hanzo nel film Kill Bill, di Quentin Tarantino), il quale, in Giappone, prende il nome di “Clash, Killer Fist!”, ma in USA venne intitolato “The Street Fighter“. Il film era estremamente violento e fu la prima pellicola della storia a prendere una classificazione X ovvero solo per adulti.
Il titolo Capcom che ha venduto più di tutti
Nonostante Capcom sia avvezza a spremere fino all’ultima goccia di ogni suo franchise, Street Fighter II (con tutte le sue versioni uscite) è il gioco che ha venduto più di tutti nella storia della casa di produzione giapponese. Inizialmente la vera gallina dalle uova d’oro era la versione da sala, la quale nel 1993 aveva fruttato la cifra di “soli” 1,5 miliardi di dollari. Il dato venne aggiornato nel 1995, dove i cabinati avevano prodotto un indotto nelle casse di Capcom di 2,3 miliardi di dollari, grazie alle sue 200000 macchine sparse per il mondo.
I profitti crebbero ulteriormente grazie alla versione Super Nintendo la quale riuscì a piazzare più di 6 milioni di copie (di cui un milione solamente nelle prime due settimane su suolo Giapponese) e restò il gioco Capcom più venduto di sempre almeno fino all’uscita di Resident Evil 5 (sì, lo so, alcuni di voi potrebbero non apprezzare questo dato).
You must defeat Shen Long to stand in a chance
Su questa entries, cercherò di essere il più sintetico possibile, visto che è così piena di risvolti e colpi di scena e ci vorrebbe un articolo a parte (prima o poi si fa). In Street Fighter II, quando vinceremo un incontro con Ryu, questo pronuncerà la frase: “You must defeat Shen Long to stand in a chance”.
In molti, negli anni, si sono chiesti chi sia questo fantomatico Shen Long, tuttavia questo si tratta di un errore di traduzione. La frase originaria giapponese era: “You must defeat my Dragon Punch to stand in a chance”. Questo errore fece nascere una moltitudine di leggende metropolitane su chi fosse Shen Long e se potesse essere, in qualche modo, collegato con Ryu, magari facendo da maestro al karateka vestito di bianco.
Sia le riviste dell’epoca, sia Capcom, marciarono parecchio su questo errore tanto da fare veri e propri artwork del mai esistito Shen Long, ma come ti ho detto all’inizio questo sarà materiale per un articolo approfondito a parte.
Il primo ad inserire un personaggio femminile giocabile
Che poi non è propriamente esatta come cosa visto che il primo personaggio femminile giocabile fu introdotto in Typhoon Gal, un titolo del 1985 di cui nessuno ha memoria, ma sicuramente fu uno dei primi titoli a dare una certa emancipazione ai personaggi femminili nei videogiochi insieme a Samus in Metroid.
Mi riferisco naturalmente a Chun-Li, la quale arrivò a conquistare i cuori di noi giovani videogiocatori, impersonando lo stereotipo di donna forte, ben prima di Lara Croft. Non solo, Capcom diede a Chun-Li un background interessante, con una storia strappalacrime a base di padri uccisi e vendette nei confronti del villain.
Mod? Sì grazie!
Street Fighter II diventò nel giro di pochissimo una hit impressionante. Non c’era bar o sala giochi che non avesse questo capolavoro di Capcom, quindi per cavalcare l’onda del successo, la casa giapponese decise di sfornare una versione migliorata e chiamarla Champion Edition, la quale aggiungeva 4 lottatori, presenti nella versione liscia, ma non selezionabili; mi riferisco naturalmente a Barlog, Sagat, Vega e M. Bison.
La cosa, però, andava a discapito di tutti coloro che compravano i cabinati per metterli nei propri locali oppure per noleggiarli, quindi questo fece partire una serie di modifiche alle schede originali per riuscire a far diventare Street Fighter ancora più bello. Nacquero così svariate versioni del picchiaduro con nomi ben specifici (Accelerator T1, Rainbow, Hyper, Super e chi più ne ha più ne metta).
Faccio senza dirti che a Capcom la questione non piacque affatto e bandì, in qualche modo, le versioni modificate. Tuttavia il lavoro dei modder non fu scartato, anzi, furono implementate molte delle cose che illegalmente era state proposte e rendendole, di fatto, ufficiali. Adesso sai perché abbiamo 7456 versioni di Street Fighter II.
Non il primo, ma sicuramente quello che ha aiutato il genere
Capcom con Street Fighter ha inventato il genere picchiaduro ad incontri? Assolutamente no! Ha aiutato a farlo diffondere in tutto il mondo? Sì, ma non con il primo capitolo. Diciamocela tutta chiunque abbia provato il primo Street Fighter, quello dove se andavi sul Player 1 usavi Ryu, mentre su Player 2 c’era Ken, ha sicuramente notato che non si trattava propriamente di un capolavoro.
Street Fighter era quanto di più legnoso ci si potesse immaginare e solo la grafica si salvava, visto che utilizzava degli sprite molto grandi ed estremamente colorati per il tempo, peccato che andasse a mezzo frame al secondo, ma era la metà degli anni ’80 e ci si accontentava.
Il secondo capitolo, tuttavia, ha l’innegabile merito di essere il gioco che ha definito un genere e dettato delle basi che resistono ancora oggi. In più gli aggiornamenti, di cui abbiamo parlato prima, hanno reso il titolo sempre migliore. Di questo parere sono anche i colleghi americani di Gamesradar i quali hanno definito Street Fighter II il più influente titolo che il genere picchiaduro abbia avuto.
My name is Master, Ken Masters
Prima che la Street Fighter mania scoppiasse in tutto il mondo, il nome dei personaggi che compongono il rooster, non avevano nessun cognome. L’unico a cui ci si riferiva con il suffisso Masters era Ken. Questo perché la famosa azienda di giocattoli Hasbro, dopo aver fiutato profumo di soldi in questo franchise e averne acquistato i diritti per crearne pupazzi (che oggi chiameremmo action figure), aggiunse il cognome Masters per non far confondere Ken di Street Fighter con quello dell’universo di Barbie.
Ken…Quella canzone la conosco l’ho sentita in un film!
Questa la conoscono in molti, ma è sempre un piacere ricordarla. Hai mai visto il film Top Gun? Sei mai stato appassionato di Street Fighter? Quando hai giocato nello stage di Ken, la musica non ti ricordava qualcosa di familiare, che rimanda proprio al film con Tom Cruise?
La canzone di sottofondo, da tutti chiamata Ken’s Theme, in realtà non è nient’altro che un rip off di Mighty Wings dei Cheap Trick e colonna sonora proprio di Top Gun. Non ci credi? Sopra ti ho lasciato due video che te ne danno la prova.
I tasti analogici prima degli analogici
I tasti analogici sono un’invenzione abbastanza recente e se oggi ogni console li deve avere per prassi, negli anni ’80 questo non era così scontato. Il cabinato originale di Street Fighter aveva un setup standard di 6 tasti i quali si suddividevano in: 3 per i pugni (forte, medio e debole) e 3 per i calci (anche qui forte, medio e debole).
Tuttavia Capcom provò a sperimentare un antesignano dei bottoni analogici, il quale prevedeva, nella cloche dell’arcade che ospitava il titolo, solo due tasti i quali avrebbero reagito in maniera differente in base alla nostra pressione. Questi erano di gomma e furono tolti dal commercio visto che tendevano a rompersi dopo pochissimo tempo.
Il seguito di Street Fighter ovvero…Final Fight
Il seguito di Street Fighter ovvero Street Fighter II: The World Warriors, inizialmente non doveva esserci. Capcom voleva provare a sperimentare e abbandonare il genere picchiaduro ad incontri e focalizzarsi su quello a scorrimento.
Tuttavia in Capcom decisero di proseguire con entrambi i progetti e creare due franchise ben distinti, anche se è palese che le due produzioni convivono nello stesso universo visto che molti personaggi di Final Fight fanno la loro comparsa anche in Street Fighter come lottatori selezionabili (ad esempio Sodom, Guy, Cody e tanti altri villain).
Menzione d’onore – il film super trash con Jean Claude Van Damme
La Street Fighter mania dilagava a metà degli anni ’90 e quindi in Capcom decisero che era ora di fare il grande alto anche nel grande schermo con un film che rendesse giustizia alle avventure di Ryu, Ken, Guile e soci…ma di questo ne ho già parlato in maniera più che approfondita in questo articolo qui, dai non farmi guardare nuovamente Street Fighter – The movie!