Dopo aver parlato dei giochi che la casa di Kioto sarebbe più che contenta di dimenticare, oggi ti voglio proporre 10 cose che Nintendo vorrebbe davvero cancellare dalla memoria di tutti. No, non solo dalla loro, ma anche da quella di ogni cliente che in vita sua ha comprato almeno una volta qualcosa con il marchio della grande N.
Partiamo da un presupposto: tutti possiamo sbagliare. Tuttavia, se ti chiami Nintendo, il fallimento è leggermente meno contemplato, questo perché, col tempo, hai creato su di te quest’aura di perfezione.
Ma soprattutto sfatiamo subito questo mito, la casa di Mario non è immune alla débâcle, anzi…nella sua storia centenaria ha fatto spesso dei buchi nell’acqua, i quali non sono stati dimenticati dai vertici aziendali e nemmeno dai videogiocatori.
Come al solito per le alte dirigenze Nintendo, che ci stanno leggendo, vale lo stesso disclaimer dell’altra volta: “Se volete che questo articolo venga rimosso, basta una fornitura vitalizia di console e giochi per me e i miei compari di lavoro.”
Fino a quel momento, direi di iniziare.
Il Virtual Boy
Partiamo con uno dei progetti più strani mai concepiti dalla casa di Kioto: il Virtual Boy. Nato per bissare lo stratosferico successo del Gameboy, il suo creatore Gunpei Yokoi (inventore oltre che del Gameboy, anche dei Game & Watch e udite udite della croce direzionale come la conosciamo oggi) ci si mette prontamente al lavoro penando e non poco. Era una console portatile (sort of…) che montava al suo interno un visore per la realtà virtuale e cercava di iniziare il mondo dei videogames alla stereoscopia.
Troppo grosso per essere utilizzato in mobilità, tuttavia la peggior caratteristica della console era sicuramente il fatto di gestire tutta la grafica in rosso su sfondo nero (eh no, non perché in Nintendo fossero appassionati del Milan di Berlusconi). Le conseguenze furono catastrofiche, malesseri vari riscontrati dai, pochi, acquirenti con vomiti e mal di testa accertati, ma soprattutto una libreria estremamente striminzita che contava solamente 22 titoli.
Dalle sue ceneri, però, nascerà il Nintendo 3DS (magari ne hai sentito parlare) che sfruttava sempre la stereoscopia, ma in maniera decisamente più convincente.
Il film di Super Mario
Siamo nel 1993 e il figlio di Nintendo, ovvero Mario, è diventato un fenomeno di massa. Qualcuno dice che, in quegli anni, il buon idraulico baffuto sia diventato più famoso di Topolino. Fare il grande salto con il primo film che si ispirasse ad un videogame poteva essere una genialata, ma non fu così a causa della realizzazione davvero povera e travagliata.
La storia racconta di due fratelli idraulici di Brooklin, all’anagrafe Mario Mario e Luigi Mario, che devono salvare Daisy, una paleontologa che è alla ricerca di alcuni reperti fossili, la quale viene rapita e portata in un mondo parallelo abitato da dinosauri umanoidi. Questo mondo è comandato dal dittatore Koopa, un sovrano diretto discendente del tirannosaurus Rex (???).
Se non l’hai mai visto in vita tua, sappi che difficilmente troverai qualcosa di più trash e fuori luogo come questo film; ma paradossalmente, negli anni, è diventato un cult ed è entrato nella categoria “So bad, it’s so good”. L’ambientazione colorata e fibesca, tipica dei mondi dedicati alla saga di Super Mario, è sostituita da una decisamente più Cyber Punk, che fa molto film anni ’90.
Il cast, però, era di primissimo livello con attori del calibro di Bob Hoskins (fresco fresco del successo di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”), John Leguizamo (che abbiamo visto come meccanico nella saga di “John Wick”), ma soprattutto Dennis Hopper (il quale ha fatto alcuni filmetti come “Gioventù bruciata” e “Easy Rider”…mica pizze e fichi).
Detto questo, del film di Super Mario ci resta solo un deluso Bob Hoskins che ha definito la pellicola come il peggior progetto a cui abbia mai preso parte. Un giorno, arriverà un articolo dedicato (è un po’ chi ci penso)
Il Power Glove
La pubblicità diceva: “Power Glove it’s so BAD”. Loro intendevano il “Bad” come “Badass”, io ti dico che faceva schifo e basta. Nintendo voleva dare un’alternativa sul come giocare al suo Nintendo Entertainment System, oltre al classico controller.
Quindi viene assoldata Mattel, gigante mondiale dell’industria giocattolosa anni ’80 e distributore ufficiale di Nintendo in Europa e USA e gli si dice di produrlo, ma soprattutto pubblicizzarlo. Abbiamo un guanto di gomma, il quale si interfaccia con la console grazie a dei sensori da mettere sopra la TV e con i nostri movimenti potevamo controllare il personaggio il gioco.
Il risultato? Sulla carta una figata, all’atto pratico un disastro. I controlli erano quanto di più impreciso si potesse pensare. Non solo, i sensori da mettere sopra la televisione tendevano a cadere perché troppo leggerini. Eh no, ancora non ho finito, il guanto era disegnato solo per i destri, quindi se eri mancino, affaracci tuoi.
Diventa famoso e oggetto di derisione, grazie alla pellicola “The Wizard”, da noi conosciuta come “il piccolo grande mago dei Videogames”. Non sto qui a parlarti a fondo della trama, anche perché ci voglio fare un articolo dedicato un giorno di questi, ma sappi non era altro che una gigantesca marchetta a Nintendo (e ci mancherebbe, visto che ci hanno messo i soldi per produrlo). Uno spot sotto forma di film che durava circa 2 ore. E dovevi pure pagare il prezzo del biglietto del cinema o della VHS.
Il mancato accordo con Sony
Era ora di dare un degno erede ad uno dei sistemi più amati di sempre: il Super Nintendo. Oltre a questo c’era una tecnologia che stava, pian piano, facendo capolino e si sapeva che avrebbe, non dico soppiantato, ma almeno affiancato le iconiche cartucce, il CD. Quindi Nintendo stringe un accordo con Sony con l’intento di fare un add-on, da mettere sotto il Super Nintendo, grazie al quale avrebbe letto i CD.
Sony, invece, avrebbe potuto fare una console propria e sarebbe stata compatibile con le cartucce del Super Nintendo. Un accordo che andava benissimo, ma che a Nintendo non convinceva al 100 %, visto che non poteva avere l’ultima parola sui titoli che sarebbero nati sulla console di Sony, ribattezzata Play Station (sì, staccato) e sappiamo perfettamente che, su questa politica di restrizione, Nintendo, aveva basato da sempre il suo modus operandi.
Quindi colpo di scena (ZAN ZAN), al CES del 1991, Nintendo annuncia in pompa magna di stringere un accordo con Philips, ritenendo la tecnologia della casa olandese superiore. Conseguentemente anche Philips avrebbe fatto un suo sistema di gioco (oh, ognuno voleva fare la sua console) e avrebbe potuto utilizzare alcune proprietà intellettuali di Nintendo (ne riparliamo al prossimo punto di questo).
Disastro, vergogna in sala e Sony che strappa l’accordo decidendo di fare come voleva lei. Il resto lo sappiamo, Nintendo praticamente si era creato uno dei più temibili avversari di sempre che, specialmente nell’era del Nintendo 64 e della prima Playstation, gli avrebbe fatto male e non poco, umiliando la console Nintendo dal punto di vista delle vendite.
L’accordo con Philips e la nascita dei Mario e Zelda “ma perché”
Ricollegandoci al punto precedente, della partnership sfumata tra Sony e la casa di Kioto, parliamo di questo altro matrimonio finito malissimo con Philips e il suo CDI.
Il CDI era una pena a partire dalla forma che ricordava, vagamente, un videoregistratore (ma da una parte, per il tempo, ci stava visto che si sposava meglio con i salotti anni ’90 e non sembrava di avere un giocattolo sotto la TV). La cosa che fece più storcere il naso fu l’utilizzo scellerato delle proprietà intellettuali di Nintendo sulla console olandese.
Mario e Zelda ricevettero 6 giochi complessivamente con i due protagonisti, che facevano uno più pena dell’altro. Delle formule originali non avevano nulla, Zelda si riduceva ad un side scrolling, con scene FMV che parevano create grazie a Paint mentre Hotel Mario era un noiosissimo gioco dove avremmo dovuto chiudere delle porte.
Oh capiamoci, non che gli altri giochi su Philips CDI fossero migliori, qui ci giravano le peggio porcherie!
Gli hotel dell’amore
Questa la sanno in pochi. Sapevi che dopo aver iniziato dalle carte da gioco e prima di essere una delle compagnie più riconoscibili in campo videoludico, Nintendo aveva provato a creare degli hotel dell’amore sparsi in tutto il Giappone?
Non solo questo, Nintendo considerava, agli albori, i videogiochi roba per bambini e semplici giocattoli. Fortunatamente, grazie all’intuizione di Hiroshi Yamauchi, trasformò la compagnia in quello che conosciamo oggi e chiuse con un business piccante redditizio, ma che sicuramente non avrebbe riscosso lo stesso successo. Ironia della sorte, è notizia recente che la prima storica sede Nintendo sarà proprio trasformata in un hotel dell’amore.
Dopotutto tira di più un pelo del baffo di Mario che un carro di buoi…ah non era così?
Vendere RARE
Questa è un po’ ambigua come cosa, perché se da una parte Nintendo avrebbe potuto sfruttare RARE per lanciare ancora di più Wii e magari farla digerire anche ai gamer più incalliti (le critiche verso la console ai tempi venivano proprio da loro), dall’altra, da questo scambio, sembra, che quella a perderci di più sia stata proprio la software house di Conker Bad Fur Day e con essa Microsoft.
Se devo citare tutte le perle tirate fuori dalla RARE in versione Nintendo facciamo veramente notte, perché abbiamo: la serie di Donkey Kong Country, 007 Golden Eye, Battletoads, Conker Bad Fur Day, Banjo Kazooie, Starfox Adventrues e tanti, tantissimi altri titoloni. Se invece devo elencare i giochi buoni fatti da RARE per Microsoft…beh ci fermiamo a RARE Replay Collection, che altri non è che una collezione dei giochi RARE usciti su Nintendo, Donkey Kong e icone a parte naturalmente.
Wii U e il suo lancio
Oddio e qui da dove posso iniziare? Wii U è nata sbagliata sotto troppi aspetti, il nome per iniziare. Ormai la gente aveva associato il nome di Wii al motion control e ai suoi giochi per la famiglia, ma il non avere lo stesso concetto fu determinate al fallimento, dall’altra parte, i giocatori più hardcore, la snobbarono per lo stesso motivo.
Il nome Wii, purtroppo, ricordava troppo le partite a Bowling virtuale e controller lanciati contro gli schermi delle TV. L’altra cosa fu l’utilizzo del “paddone”: solo un giocatore poteva utilizzarlo, ma soprattutto se mi dai un tablet per giocare a me, videogiocatore medio, viene in mente la portabilità e Wii U era tutto tranne che portatile.
L’unico caso in cui poteva farci comodo era quando nostra madre voleva guardarsi “Il Segreto” in santa pace, ma noi non potevamo lasciare a metà la nostra partita a Zelda: Wind Waker. Tuttavia dovevamo restare nella stanza con lei (visto che il raggio d’azione era limitato ad appena 10 metri dalla console), quindi per forza di cose passavamo a guardare pure noi le peripezie di Tristan e Donna Francisca (non chiedermi perché conosco i nomi dei protagonisti de “Il Segreto”, sottilmente ti ho già risposto).
Il flop è stato davvero un peccato perché, nonostante la libreria complessiva non fosse la più fornita di sempre (solo 180 giochi), quasi tutti creati in casa e pochissimi third party (la maggior parte trascurabile), era piena di validissimi titoli. Fortuna che i masterpiece sono, quasi, tutti stati riproposti per Nintendo Switch.
Nintendo 64 DD
Uno dei motivi per cui Sony ti ha preso a schiaffi pesanti, nella virtuale guerra delle console di fine anni ’90/inizio 2000, è sicuramente il fatto che Playstation utilizzava i CD e Nintendo 64, invece, i cartuccioni.
Sì, la cartuccia da un lato ha l’aspetto positivo di non necessitare memory card, dall’altro però un CD poteva immagazzinare tantissimi dati in più. Per ovviare alla cosa Nintendo cerca, disperatamente, di correre ai ripari con un accrocchio da attaccare sotto la console il quale poteva dare 64 MB in più di dati, grazie all’uso di particolari, cartucce? Floppy? Dio solo sa cos’erano. Il risultato? Il Nintendo 64 DD, non uscì mai dal suolo giapponese, solo 6 giochi dedicati a questo nuovo formato e altro flop da parte della casa di Kioto.
Gli accrocchi per Wii
No, davvero c’è bisogno che ti spieghi perché non serviva a nulla mettere un affare di plastica a forma di racchetta sul tuo Nunchuck? Uno spreco di plastica assurdo…Greta Thunberg ti vede e sa che li hai utilizzati credendo di migliorare le tue skill!