L’altro giorno, durante una ricerca a casa dei miei, in una catasta di vecchie glorie, mi esce questo giochino che se hai più di 25 anni, ci sono ottime probabilità che tu abbia giocato, ovvero il primo gloriosissimo Resident Evil. Un titolo che al tempo fu una vera e propria rivelazione e divenne un franchise di successo, a livello mondiale, il quale sopravvive ancora oggi. Avvolto dai ricordi, per le innumerevoli ore passate a giocare al primo Resident Evil uscito per PlayStation, mi sono deciso di cercare e condividere con te 10 fact non sulla saga di Resident Evil, ma su questo primo capitolo. Direi di iniziare.
Resident Evil doveva essere il remake di Sweet Home
Alla sua nascita Resident Evil non doveva essere un gioco a sé stante, ma un remake di un gioco Capcom, uscito nel 1989, su Nintendo NES, ovvero Sweet Home. Il progetto, tuttavia, fu scartato e cambiato in corso d’opera. Nonostante questo alcuni elementi provenienti da Sweet Home rimasero come: i finali multipli, l’ambientazione all’interno di una villa e il gameplay incentrato sulla soluzione di enigmi.
Resident Evil è ispirato ai film horror, ma non solo quelli che pensi tu
Che la saga di Resident Evil sia ispirata al mondo del cinema e ai dozzilioni di film con zombie ed affini, è cosa risaputa. In particolar modo furono i lavori di Geroge Romero ad ispirare Shinji Mikami nella realizzazione delle avventure di Jill e Chris. Tuttavia Resident Evil, riceve influenze anche da altri prodotti cinematografici, come ad esempio Shining. Infatti per creare la villa, dove vengono ambientate le vicissitudini del primo capitolo, ci si ispirò all’hotel del capolavoro di Stanley Kubrick.
Fact all’interno del fact: inizialmente proprio George Romero doveva essere scritturato per fare il film basato sulle vicende di Jill Valentine e Chris Redfield. Non solo questo, il maestro dell’horror, scrisse anche una bozza del film che avrebbe dovuto creare, la quale era nettamente più fedele all’opera originale, rispetto al film che tutti abbiamo visto.
Poteva essere un FPS prima del settimo capitolo
Nel corso del suo sviluppo, Shinji Mikami apportò diversi cambiamenti i quali portarono al prodotto finito che conosciamo oggi. Una di queste furono le visuali, infatti all’inizio si optò per una prima persona. Tuttavia Shinji Mikami, in quel periodo, giocò ad un altro titolo che fa dell’horror il suo perno centrale ovvero Alone in The Dark, il quale utilizzava delle telecamere fisse.
L’autore di Resident Evil, rubò quest’idea, la quale diede un grosso aiuto al senso di claustrofobia del titolo.
Anche il Co-op doveva esserci
Un’altra delle idee originali, poi tagliate, fu la possibilità di poter affrontare tutta la campagna in modalità co-op. Questa modalità fu scartata anche a causa delle limitazioni della macchina dove Resident Evil girava, ovvero la prima PlayStation. Queste feature, furono comunque riutilizzate nei titoli futuri oppure negli spin off, come ad esempio Resident Evil Outbreak.
Tanti personaggi tagliati dal progetto originale
Diciamola tutta ognuno di noi ha il suo personaggio del cuore in Resident Evil. Inizialmente, però, alcuni dei personaggi che abbiamo imparato ad amare, non erano presenti, mi riferisco a Barry e Rebecca. Al posto loro dovevano essere presenti Dewey e Gelzer.
Il primo doveva essere un afro-americano molto alto, il quale avrebbe fatto battute a raffica, rappresentando, quindi, i momenti leggeri del titolo. Il secondo doveva essere un personaggio con una grandissima forza bruta con caratteristiche da cyborg, diciamo che avrebbe stonato nel plot di Resident Evil.
È un successo? Bene allora facciamo mille mila versioni!
Capcom, lo sappiamo, sa perfettamente come spremere per bene un titolo di successo (qualcuno ha detto Street Fighter?). Resident Evil non fece eccezione a questa regola e infatti, il titolo fu presentato in altre versioni le quali si differenziavano per leggere modifiche a contenuti e gameplay.
Esempi sono la versione Director’s Cut, che aggiungeva parti tagliate al titolo originale e cambiava parte degli enigmi, la Dual Shock Version che dava il supporto al nuovo controller di Sony, il Resident Evil per Sega Saturn aggiungeva la battle mode ed infine Resident Evil DS (uscito per la portatile di casa Nintendo diversi anni dopo) ci dava l’opportunità di affrontare alcune parti del titolo con il pennino caratteristico del Nintendo DS.
Resident Evil per Game Boy
Tra le varie versioni uscite, era in cantiere una conversione anche per il Game Boy Color. Alcuni screenshot dell’epoca facevano vedere un titolo molto simile alla sua controparte in 32 bit, tuttavia il progetto fu cancellato dalla stessa Capcom poiché considerato poco divertente.
Sembra Chris Redfield, ma non è!
In moltissimi pensano che il personaggio in copertina sia Chris Redfiled, visto l’outfit e il fucile in mano. In realtà l’autore dell’artwork, Bill Sienkiewicz, ha affermato che si tratta di un personaggio assolutamente generico, in linea con l’atmosfera del titolo.
Ma sì, ne venderemo tre copie in croce
All’inizio Capcom non riponeva in Resident Evil molta fiducia visto che reputava le tematiche horror davvero troppo di nicchia. Tokuro Fujiwara, producer di Capcom, disse in un’intervista che l’aspettativa di vendita era al di sotto delle 200000 copie in tutto il mondo. In Capcom dovettero ricredersi, visto che Resident Evil, vendette milioni di copie diventando un dei selling hits su PlayStation.
Biohazard…no quello non si può!
Come forse già saprai, in Giappone Resident Evil prende il nome di Biohazard. Questo non fu utilizzato in tutto il mondo a causa di problemi legati al copyright, visto che il nome Biohazard era già preso da una band punk rock, newyorkese. Per decidere il nuovo nome, Resident Evil, si prese ispirazione dall’ambientazione, ovvero una residenza piena di male al suo interno.