Finalmente siamo riusciti a mettere le nostre mani su uno dei capitoli di The legend of Zelda passati più sotto traccia di sempre, ovvero Skyward Sword. Originalmente concepito per Nintendo Wii, in molti snobbarono questa nuova entries nella saga, a causa dei controlli basati, quasi, totalmente sul movimento, ma adesso questa scusa non c’è più e tutti potranno godere di questo bellissimo capitolo.
Per celebrare questa uscita (anzi ri-uscita), ti elencherò 10 fact su questa saga nata dalla mente del papà di Mario, ovvero Shigeru Miyamoto, visto che è sempre bello scovare cose interessanti, che magari i più non sanno.
Skyward Sword è cronologicamente il primo capitolo di Zelda
I titoli della saga di Zelda hanno una loro lore, ma sembrano abbastanza slegati tra di loro. In realtà non è così, anche se la loro uscita non rispecchia per nulla la timeline ufficiale. Infatti il primo gioco, uscito per Nintendo NES, è uno degli ultimi a livello cronologico, mentre Skyward Sword, il quale lasciando perdere la sua uscita in versione HD, è comunque uno dei più recenti, sarebbe il prequel di tutto.
Se vai a rileggerti la timeline, c’è da ammettere che alcune parti sembrano un po’ forzate, con dei buchi di trama grossi, ma a noi non importa e diciamo che ci sta bene comunque.
La canzone originale di Zelda doveva essere il Bolero di Ravel
Alzi la mano il Nintendaro che non ha mai fischiettato la canzone di The Legend of Zelda, ovvero quella ufficiale che sentiamo all’inizio del primissimo capitolo e poi ri-arrangiata in tantissime maniere nei giochi successivi. Beh nel concept originale, al posto della classica canzone che conosciamo, doveva esserci il Bolero di Ravel. Si cambiò, in corsa, per problemi legati al copyright.
Zelda che bellissimo nome
Il nome Zelda, scelto da Shigeru Miyamoto per la principessa co-protagonista, è basato sul nome di Zelda Fitzgerald, la quale era la moglie di F. Scott Fitzgerald, l’autore del Grande Gatsby. Sempre parlando di nomi, il compianto Robin Williams, grandissimo fan della serie e protagonista della pubblicità per il remake in HD di Ocarina of Time per Nintendo 3DS, ha chiamato la figlia Zelda, proprio per omaggiare la principessa creata da Nintendo. Qui sopra ti lascio lo spot…non sto piangendo, mi è solo entrato qualcosa nell’occhio.
The Legend of Zelda: Breath of the Wild per Nintendo NES
Breath of The Wild, uno dei più bei giochi usciti non solo su Switch, ma di sempre, è noto che prenda la sua ispirazione proprio dal primo capitolo uscito per Nintendo NES. Questo si può notare dalla libertà data al giocatore sia di esplorare, ma anche su come approcciarsi all’avventura, potendo scegliere cosa affrontare prima. Ma sapevi che per spiegare il concept di Breath of The Wild, fu creato un titolo apposta tutto in grafica 8-bit?
Remake? Nintendo già li faceva a metà anni ‘90
Sempre parlando del primo leggendario capitolo di Zelda. Una pratica che oggi in parecchi schifano o che comunque viene oggettivamente abusata dai publisher è quella di creare versioni pulite di grandi titoli del passato con le così dette remastered. Discorso a parte sono i remake dove si prende il gioco originale e gli si mette una grafica al passo con i tempi e, nei prodotti più rifiniti, anche una giocabilità migliorata.
Nintendo partì con questa pratica già a metà anni ’90 con Super Mario All Stars, il quale riprendeva i primi quattro capitoli della saga dell’idraulico baffuto e li perfezionava con una grafica 16 bit da Super Nintendo. A questo ci abbiamo giocato un po’ tutti, la casa di Kyoto però, fece una versione remake anche del primo The Legend of Zelda, tramite il servizio Satellaview.
Il Satellaview era un servizio di Nintendo, in esclusiva giapponese, il quale, tramite il pagamento di una quota mensile, dava dei giochi. Praticamente un antesignano del gioco in streaming odierno. Tra questi c’era la versione rifatta del primo capitolo di Zelda con grafica nettamente migliore e la possibilità di utilizzare un nostro alter ego oltre a Link.
Soffia vedrai che succede qualcosa
Diciamocela tutta la versione americana ed europea del Nintendo NES era più bella e progettata meglio. Non solo i controller si potevano staccare, ma nella versione giapponese del Nintendo NES, chiamata Famicom, era presente un inutilissimo microfono. Il problema è che questo non era presente su entrambi i controller, ma solo sul secondo. Tra i pochi titoli ad utilizzare questa feature c’era The Legend of Zelda il quale al nostro soffio poteva uccidere un determinato tipo di nemici.
La Triforza doveva essere un microchip del futuro
Tra i vari concept originali di The Legend of Zelda, c’era il viaggio nel tempo (questione ripresa poi in Ocarina of Time). La Triforza, infatti, doveva essere un microchip mandato proprio dal futuro in grado di donare enormi poteri a chi lo possedesse. Strampalato e poco in linea con Zelda per davvero.
Super Mario, Yoshi e tutta la cumpa nei giochi di Zelda
Come da tradizione Nintendo, c’è un ampio uso di altri personaggi Nintendo all’interno della saga di The Legend of Zelda. Esempi di questo possono essere: Il venditore di maschere in Majora’s Mask, il quale porta con sé una maschera raffigurante Mario, un quadro con l’idraulico baffuto in Link to the Past, terzo capitolo della saga oppure i Chain Chomp i quali sono nemici in Super Mario Bros., ma amici in una quest di Link’s Awekening.
La Hyrule di The Legend of Zelda: Breath of The Wild è basata su Kyoto
Quando partirono i lavori per creare Breath of the Wild, l’obiettivo di Nintendo era dare una mappa infinitamente maggiore rispetto a quella di Twilight Princess (si arrivò poi ad una grandezza circa 12 volte superiore). Per arrivare a questo traguardo Hidemaro Fujibayashi cercò di immaginare quanto tempo ci avrebbe impiegato a percorrere tutta la città di Kyoto, prima a piedi e successivamente a cavallo.
Qui giace Link
Chiudiamo con un evergreen ovvero Square che si prende gioco di Zelda. Ai tempi del Super Nintendo, la grande sfida era tra chi amava Final Fantasy e chi preferiva qualcosa di più action e meno ragionato, come Zelda. In Final Fantasy IV, il quale è stato il primo ad arrivare negli Stati Uniti, quando arriveremo al cimitero di Elfheim, potremo notare una lapide che dice: “Here lies Link” (qui giace Link).