Tante volte, specialmente nei gruppi che popolano Facebook, sento parlare dell’altissima difficoltà di alcuni titoli e della frustrazione che portano. Adesso, io che sono un giocatore con 34 anni sul groppone e ho passato 6 console war nella mia vita, quindi un po’ ho giocato e un pelo di voce in capitolo credo di averla, mi metto spesso a ridere dei titoli citati. Dark Souls, Bloodborne e Sekiro perlopiù, vengono disegnati come montagne insormontabili da scalare. Beh ti posso tranquillamente dire che se tu fossi nato nella decade ’80 e avessi iniziato a giocare in mezzo alle fumose sale giochi o con il primo Nintendo non la penseresti così. Quelli che ho citato prima, capiamoci, sono bellissimi giochi, pure abbastanza tosti da finire, ma ti posso assicurare che se confrontati con quelli che ti proporrò oggi li guarderai sicuramente con un occhio diverso.
Metal Slug (tutta la saga)
Partiamo con il riscaldamento, qui la difficoltà grossa consisteva, non tanto nel finire il gioco in se, ma di completarlo spendendo meno gettoni possibili. I fucili mitragliattori e 20 nemici su schermo che cercano di farti la pelle con un coltellino (e ci riescono) rendono la serie bella sì, ma a tratti davvero snervante. Leggenda metropolitana vuole che “ammiocuggino che abita in Canada sia riuscito a finirlo con 1 gettone”.
Super Mario Bros. 2 (The lost levels in Europa e USA)
Qui si parla di storia del videogioco e dei famosi “forse non lo sai che…” (qualche giorno ci faccio uno special sulle stranezze del videogame, promesso). Il nostro Super Mario Bros. 2 non è il vero titolo concepito, ma un’altro gioco di nome Doki Doki Panic con degli sprite cambiati a tema Mariesco. Perché questa differenza tra il mercato Giapponese e quello USA/Europa? Molto semplice, da Nintendo reputavano i giocatori del vecchio e del nuovo continente meno bravi rispetto a quelli del Sol Levante. Il vero secondo capitolo di Mario (arrivato da noi più avanti nella collection per Super Nintendo, Super Mario All Stars e rinominato The Lost Levels) era un concentrato di malvagità e frustrazione. Non dava adito allo sbaglio, ogni salto doveva essere calcolato al millimetro rendendo il primo gioco, a confronto, un bicchiere di acqua fresca leggermente frizzante.
Zelda 2: Adventure of Link
Dopo il clamoroso successo del primo Zelda un sequel per questa saga era quasi un obbligo. Nintendo, però non aveva ancora tracciato i tratti distintivi dell’epopea di Link. Ne uscì, quindi, il capitolo più atipico di sempre e, a detta di molti, il più brutto. Più simile ad un Castlevania che ad uno Zelda, pure la difficoltà fu settata molto più in alto rendendo ogni singolo scontro una vera e propria sfida. Aggiungiamoci anche una mappa dispersiva come poche. Se mai vorrai cimentarti nel finire questo titolo, armati di una buona guida online, ne avrai davvero bisogno.
Battletoads
Che dire di Battletoads? Bellissimo titolo osannato da tutti, ma voglio veramente vedere in quanti lo hanno portato a termine (se sei tra quelli che l’hanno finito scrivilo nei commenti, con il tuo indirizzo e numero di telefono perché ti voglio davvero conoscere). In questo picchiaduro a scorrimento (si uso un termine arcaico che non viene più usato per sottolineare la mia anzianità) i primi livelli sono tranquilli e agevoli, quasi un tutorial per capire che cosa abbiamo tra le mani. Ma passato il secondo stage inizia a prendere un calendario e a richiamare tutti i nomi che lo compongono. Menzione d’onore nella parte delle moto volanti, vero e proprio insormontabile ostacolo.
Silver Surfer
Immaginati un gioco, tra i più brutti creati su NES, di un personaggio dei fumetti semisconosciuto (fino ad allora in Italia almeno) che in più è pure difficilissimo e non ti lascia scampo all’errore anche minimo…ecco quello è Silver Surfer. Basato sull’opera Marvel, saremo il protagonista in grado di volare su una tavola da surf argentata. In questo titolo anche il più piccolo sbaglio viene punito con conseguente ripetizione dell’intero livello. Vieni colpito una volta? Zitto e riparti da capo! Per sbaglio vai contro un muro o un oggetto che compone lo stage? Zitto e riparti da capo! In pratica un incubo.
Ghost ‘n Goblins
Anche qui si parla di storia. Proposto praticamente su ogni console presente, passata e futura, impersoniamo Sir Arthur, cavaliere in armatura e dobbiamo districarci all’interno dei livelli cosparsi di zombie, vampiri, cani lupo e ogni sorta di creatura demoniaca. Il gioco in se è un platform, e la difficoltà sta nell’altissimo numero di nemici contemporaneamente su schermo e sul fatto che basteranno solo due colpi, inferti al nostro alter ego virtuale, per mandarci KO con conseguente ripetizione del livello o al check point più vicino (almeno ci sono i check point).
Contra
Se diventi famoso per il tuo cheat code che fa diventare il gioco un pelo più semplice, ma non troppo, un motivo ci sarà. Come in molti esponenti del genere a suo tempo, Contra ha una difficoltà tarata sull’alto fin dai primi momenti. Basta un colpo per ucciderci, i nemici manco a dirlo sono tantissimi e sparano a raffica. In più quest’ultimi continueranno respawnare all’infinito facendo prendere all’espressione Run & Gun tutto un altro senso. Come si diceva all’inizio inserendo nella schermata del titolo il famoso Konami code (cioè: su, su, giù, giù, sinistra, destra, sinistra, destra, B e A) avremo 30 vite. Fidati, ti serviranno.
Cuphead
Tutti i giochi qui citati si riferiscono ad un’epoca pre anni 2000, ma non vuol dire che in tempi più recenti non ci sia stato nessun titolo che non mi abbia fatto venir voglia di scaraventare il controller dalla finestra. Graficamente delizioso, con il suo stile anni ’30, Cuphead prende a piene mani dal gameplay dei titoli anni ’90. Ho visto moltissime similitudini con serie tipo Metal Slug e Contra. Lo sparare, i nemici onnipresenti sullo schermo, le quest da completare utilizzando la strategia giusta. E se mi dici che qui è presente anche la modalità Easy, sì è vero, ma non ti fa completare il gioco nella sua interezza, lasciandoti così l’amaro in bocca. Quindi rimboccati le maniche e giocalo ad hard.
Ninja Gaiden (Shadow Warriors in Europa)
L’origine di tutta la saga di Ninja Gaiden. Tutti i titoli della serie hanno in comune una curva della difficoltà ripidissima, ma mettiamo questo perché è stato il primo. Il fatto è che nonostante la frustrazione, nonostante il respawn continuo dei nemici, il dover ricominciare da capo ogni livello o alcune parti degli stage davvero ostiche al limite dell’impossibile, questo gioco riusciva a farci continuare. La grafica per l’epoca curata, delle vere e proprie cutscene che raccontavano la lore di Ryu Hayabusa erano elementi che al tempo non si vedevano così spesso.
Teenage Mutant Ninja Turtles
Da un gioco basato sulle Tartarughe Ninja uno si aspetterebbe un qualcosa di semplice, magari impegnativo, ma non questo. Il primo titolo su NES dedicato alle Turtles è quanto di più irritante e fastidioso si possa pensare. Nemici che continuano a rigenerarsi, parti che è assolutamente impossibile passare se non con determinati requisiti e infine punti in cui verremo colpiti per forza senza via di scampo.
Potrei citare tanti altri giochi che fanno della difficoltà il loro tratto distintivo, posso pensare a Super Meat Boy o Super Luigi U, ma ci fermiamo qui. Per concludere, nota che la maggior parte di questi titoli è stata creata prima degli anni 2000, quindi sì, prima i giochi erano più impegnativi, più difficili e la skill era qualcosa che dovevi avere per cimentarti. Oggi abbiamo serie più guidate, dove altri aspetti hanno preso il sopravvento come la grafica ultrapompata o la storia, ma è segno dei tempi che cambiano e delle generazioni che passano e questo è un dato di fatto.