Tutti abbiamo un videogame, o più videogames, che ci ricordano la nostra infanzia. Ricordare l’emozione provata quando, per la prima volta, ci trovammo davanti una console che ancora oggi accompagna molti di noi. Sto parlando della mitica PlayStation 1, o se preferisci PlayStation One o ancora, PSX. Fu la console acquistata dando in permuta un altro pezzo di storia, il SEGA Mega Drive. Arrivato a casa, in un mix tra euforia e gioia, bastò premere il tasto di accensione e sentire quel suono di avvio che tutti ricordiamo ancora.
Una lista di ricordi
Proprio perché oggi sono in una fase di amarcord voglio condividere con voi una piccola lista di titoli PlayStation 1. Questa però non vuole essere una lista scontata, ovvero, non ci troverai Metal Gear Solid o Tekken 3. Ho scavato nella mia memoria per ricordare giochi meno blasonati, ma a cui sono legati parte dei miei ricordi. Tengo a sottolineare che, con meno blasonati non intendo dire, necessariamente, poco famosi o pessimi. Semplicemente in base alla mia esperienza, inserirò dei titoli che ho sempre sentito nominare poco o nulla; detto ciò, ecco la mia lista.
1: Air Combat (1995)
Gioco di aerei, rilasciato dalla Namco fu uno dei primi giochi regalatomi. Si tratta del primo capitolo della serie di simulatori di volo Ace Combat. A differenza degli altri capitoli, questo è slegato dalla trama che caratterizza il resto della serie. Non c’è una storia ben definita, sappiamo solo che un paese (non viene specificato quale) ha bisogno di aiuto per fronteggiare dei terroristi. La caratteristica interessante era la possibilità di muoversi liberamente per la mappa e decidere il modo in cui procedere. Man mano che si andava avanti potevi sbloccare aerei migliorati e dei supporter che potevano assisterti durante le missioni. Le battaglie erano avvincenti e il livello di sfida ben strutturato, la qualità dell’aereo influiva parecchio sull’esito della missione, oltre che una buona dose di bravura. Sicuramente un titolo ottimo per l’epoca e per il suo genere di nicchia.
2 : Blasto (1998)
Lo sparatutto platform prodotto da Sony Interactive, ricco di humor in cui vesti i panni di Capitan Blasto, una sorta di simil Batman con il ciuffo biondo, col fisico alla Johnny Bravo e, un po’ stupido. Il diabolico alieno Bosc vuole rapire tutte le donne spaziali e distruggere la terra. La demenzialità era papabile già dai primi minuti di gioco, fu inoltre uno dei pochi giochi PlayStation 1 ad usare entrambe le levette. Non si trattava di un titolo complicato, più che altro bisogna far fuori alieni, salvare donzelle e trovare interruttori per proseguire nei livelli, non il massimo tra i videogames ma sicuramente divertente.
3: Fade to Black (1995)
Sviluppato dalla Delphine Software e sequel di Flashback: The Quest for Identity. Si tratta di un action sparatutto, un dei primi titoli rilasciati per Playstation 1, alcuni lo accostavano anche a Resident Evil o Tomb Raider. Purtroppo il suo destino non fu quello che i produttori si aspettavano, a causa di diversi problemi grafici e tecnici il gioco non ebbe un grande successo.
Per quanto mi riguarda, avendo giocato il suo predecessore sul SEGA Mega Drive, era doveroso provarlo. La trama vede di nuovo Conrad Hart imprigionato in una cella dai Morph, alieni simili a rettili umanoidi che possono ucciderti con un tocco. Il tuo compito è fuggire dalla cella e lasciare il territorio alieno per cercare di salvare ciò che resta della razza umana. Effettivamente il gioco non era in massimo, soprattutto in termini di controlli, anche la lentezza che caratterizzava i movimenti rendevano tutto abbastanza frustrante. Nonostante questo, rappresenta un ricordo di infanzia e riuscì comunque a giocarlo parecchio.
4: Captain Tsubasa J: Get in the Tomorrow (1995)
Prodotto dalla Bandai, si tratta della rappresentazione videoludica del famoso anime calcistico Holly e Benji. Il gioco ti faceva rivivere il cammino della nazionale di calcio del Giappone, tra match avvincenti e filmati animati e per l’epoca era davvero divertente. Poter rivivere il tiro della tigre, le super parate e correre per l’infinito campo verde. La grafica non era proprio il massimo, il pallone tendeva a sembrare sproporzionato ma quegli effetti animati insieme a quei tiri spettacolari, era impossibile non farselo piacere nonostante fosse interamente in giapponese e non fosse semplice orientarsi nel menù.
5: Driver (1999)
Pubblicato dalla GT Interactive Software, si ispira agli inseguimenti automobilistici cinematografici e ti porta sulle strade delle città americane come poliziotto sotto copertura. Ti troverai a guidare una varietà di veicoli e indagherai sulle operazioni di una banda criminale.
Le missioni sono ben strutturate e il livello di difficoltà è crescente, tutt’altro che una passeggiata e una continua corsa contro il tempo. Per l’epoca era davvero ben congeniato, con autovetture ben definite e aree di gioco esplorabili. Erano presenti diversi minigiochi e sfide da portare a termine. Un ottimo simulatore di guida che si rivelò un successo commerciale, cosa che non si può dire poi dei suoi successori con l’ultimo capitolo, Driver: San Francisco (2011) che cercava di ricalcare GTA ma da allora la saga sembra essere stata accantonata.
6: Bust a Groove (1998)
Videogioco musicale che potremmo definire come il Just Dance degli anni 90, invece però dei pad di PlayStation Move (o di qualsivoglia piattaforma odierna) il tutto si svolgeva tramite la pressione di tasti specifici ad un ritmo specifico. All’inizio sono disponibili solo alcuni personaggi, dieci per l’esattezza, successivamente però si aggiungevano altri quattro ballerini.
Ogni personaggio aveva il suo stile di ballo, e una tracklist che andava dall’hip hop al rap e al groove dal sound tipico del periodo. Ebbe un’ottima accoglienza e viene considerato uno dei migliori titoli del passato, ormai dimenticato.
7: Siphon Filter (1999)
Pubblicato dalla 989 Studios, sparatutto in terza persona e primo capitolo della serie che, nonostante il potenziale, è andata perdendosi nel tempo. Vesti i panni di Gabe Logan e Liang Xing che stanno investigando su una misteriosa arma virale, la storia è un intreccio di spionaggio, fantapolitica e clima da guerra fredda. I livelli erano ben strutturati, dal ritmo incalzante e dalla difficoltà per nulla banale, i comandi forse un po’ macchinosi ma alla fine dei conti, il gioco aveva il suo perché. Una buona varietà di armi e la possibilità di decidere tra un approccio alla Rambo o uno più stealth; il titolo è stato inserito nella lista dei migliori giochi PlayStation 1.
8: 40 Winks (1999)
Platform game sviluppato da GT Interactive che racconta la storia di un uomo, tormentato e privato del sonno che decide di liberare il mondo dai bei sogni e così, rapisce così le creature, note come Winks, responsabili dei bei sogni e rilasciando invece gli Hood-Winks che trasformano i bei sogni in incubi. Nei pani di Ruff e Tumble avrai il compito di salvare tutti i quaranta Winks, imprigionati in mondi onirici attraverso cui viaggerai per salvarli. Un titolo che sicuramente ricorda Crash Bandicoot, soprattutto per le meccaniche di gioco, tra livelli in cui dobbiamo raccogliere oggetti specifici, e battere un boss alla fine di ogni mondo. Non era uno di quei titoli che ti rimaneva impresso ma i livelli erano divertenti ma, non riuscì ad aggiudicarsi grandi favori dalla critica. Io l’ho comunque apprezzato, era un gioco spensierato che ti teneva compagnia in un pomeriggio di noia, tra l’altro è anche disponibile su Steam ad un prezzo bassissimo, se volessi darci un’occhiata…
9: Tombi (1998)
Platform a scorrimento orizzontale della Whoope Camp, è stato fatto anche un seguito uscito nel 1999 come Tombi 2!. Tombi è un ragazzo selvaggio dai lunghi e folti capelli rosa, vive in una grande isola con suo nonno. In seguito alla morte di quest’ultimo, l’unica eredità che gli rimane è un bracciale in oro che Tombi porta sempre al polso. Un giorno si imbatte nei maiali Koma che stanno assaltando un carro, per difendere i malcapitati Tombi perde i sensi durante la battaglia e al suo risveglio, si accorge che il bracciale non è più con lui.
Scoprirai che i maiali Koma sono servitori dei sette Maiali Cattivi, potenti stregoni che hanno lanciato una maledizione sull’intera isola. Per liberarla dovrai usare i Sacchi del Maiale, oggetti magici che permettono di imprigionarli. Pur essendo un platform, il gioco aveva degli elementi RPG, con un sistema (piuttosto basic) di progressione del personaggio che permetteva di acquisire esperienza in magia e potenziamenti nascosti.
Nonostante l’ottimo successo non è riuscito a raggiungere la possibilità di diventare un titolo Platinum, nonostante ciò rimane comunque uno dei platform migliori dell’epoca.
10: Mission Impossible (1998)
Titolo che ho divorato e che mi ricorda in parte Splinter Cell. Un mix tra stealth e action dove il nostro alter-ego Ethan Hunt, è un agente segreto che indaga sulla morte di un membro dell’IMF; da lì ti troverai a dover superare diversi livelli facendo attenzione a non essere scoperti, in base alla tipologia di missione potresti aver bisogno di aprirti la strada a suon di proiettili. Nella maggior parte dei casi invece dovrai introdurti di nascosto, userai travestimenti ad hoc e recupererai file importanti, fino a scoprire chi è la talpa all’interno dell’organizzazione.
Il gioco presentava un discreto doppiaggio in italiano, un po’ rigido e macchinoso nei controlli ma comunque apprezzabile e con spunti interessanti per il genere di giochi Stealth. Il gioco ebbe anche in seguito su PlayStation 2, conosciuto come Mission Impossibile: Operation Surma.
Prima di salutarti…
La bellezza dei videogames è che ti permettono di spaziare da un genere all’altro, ogni genere ti fa vivere sensazioni diverse. Una cosa a cui penso guardando questa lista è che oggi non riscontro la stessa novità in termini di titoli (ti segnalo in merito un articolo della nostra redazione che puoi leggere qui) oppure sono solo i ricordi che mi fanno pensare a tutto questo. Certo è che per i “vecchi” videogiocatori come me, sarà sempre una emozione rigiocare a titoli che mi riportano indietro nel tempo, non importa che sia bello o brutto. All’epoca eravamo meno esigenti e forse questo aspetto si è perso, anche per via delle sempre più alte aspettative che la community ripone negli sviluppatori, abituandoci ad un livello sempre più alto in termini di esperienza, tollerando sempre meno le imperfezioni. Che ci sia bisogno di tornare a quella leggerezza di un tempo? Mentre ci penso su, torno a riprendere la mia PlayStation 1…