1976 Back to Midway è un coraggioso, e secondo lo scrivente riuscito, tentativo di portare ai giorni nostri, una vecchia gloria passata del genere sparatutto non in una semplice remaster come accade sempre più di frequente, bensì adattandola addirittura alla realtà virtuale, la quale sta vivendo un periodo molto florido con l’uscita di sempre più titoli di grandi produzioni o meno, che cercano di ritagliarsi un posto in questo nuovo mercato videoludico.
1976 Back to Midway: una storia alternativa e un gameplay virtuale
Una volta indossato il casco per PlayStation VR, verremo subito catapultati in quella che sarà sia la nostra cabina di pilotaggio che la nostra base operativa. Qui uno scienziato ci metterà al corrente che in questa realtà alternativa, i nazisti hanno vinto la guerra, ma non c’è da disperare.
Difatti il particolare scienziato è riuscito a mettere a punto una macchina per viaggiare nel tempo tramite la quale verremo inviati indietro nel 1943 e cercheremo di cambiare le sorti della guerra facendola volgere a nostro favore. Non sarà un’impresa semplice vista la flotta aerea a disposizione dei nazisti, ma in nostro soccorso verrà un famoso cabinato arcade.
A bordo del nostro velivolo da combattimento partiremo in missione e affronteremo i diversi livelli che 1976 Back to Midway avrà da offrirci cercando di annientare tutto l’esercito dei nostri avversari attraverso suggestivi scenari e rosicchiando sempre più potenza militare al nemico.
L’impatto iniziale appena partiti per la prima missione non è certamente come quello di altri titoli più immersivi; difatti saremo seduti nella nostra cabina di pilotaggio e avremo di fronte a noi un’enorme schermo sul quale si svilupperà tutta l’azione del gioco. In pochi secondi saremo già padroni del mezzo e staremo riducendo a rottami parecchie unità della flotta nemica.
L’effetto VR è molto gradevole ma come dicevo prima non molto coinvolgente, con aerei nemici e proiettili vari che sembreranno uscire dal monitor sul quale sono proiettati. Poi però la vera sorpresa di 1976 Back to Midway; una icona con la scritta Z1 la quale appena raccolta ci ha inviato in uno scenario alternativo, come una specie di missione secondaria, le Immersion Zone.
In queste particolari missioni, la visuale passerà all’interno dell’abitacolo e lì si che l’effetto realtà virtuale del casco farà il suo dovere; Aerei nemici che sfrecceranno da ogni parte e tantissimi proiettili vaganti da evitare con le più disperate manovre in un fattore coinvolgimento davvero notevole.
Ogni livello di 1976 Back to Midway presenterà due Immersion Zone marchiate da due icone denominate Z1 e Z2; in questi particolari livelli dovremo compiere delle missioni specifiche che avranno obiettivi diversi, come l’abbattere un determinato numero di nemici, distruggere obiettivi designati, raccogliere una certa quantità di monete, atterrare su delle portaerei e via dicendo, obiettivi che possono essere controllati in qualsiasi momento sul display nella nostra cabina di pilotaggio.
Una volta terminata una Immersion Zone, se saremo riusciti a completare l’obiettivo richiesto, ritorneremo al punto che avevamo lasciato nel livello sotto forma di un enorme aereo il quale avrà si molta più potenza di fuoco, ma la sua mole sarà presto obiettivo degli attacchi nemici.
Come i più classici giochi sparatutto del genere, anche 1976 Back to Midway presenterà ad ogni fine livello una boss fight nella quale dovremo affrontare dei mezzi nemici con diversi obiettivi da distruggere, e mentre i primi boss saranno più o meno una passeggiata, da metà gioco in poi questi combattimenti metteranno a dura prova le nostre abilità.
Ogni livello di 1976 Back to Midway presenterà 3 obiettivi principali e 2 Immersion Zone, per un totale di 5 obiettivi totali oltre il semplice completamento del livello. Anche per i 3 incarichi principali avremo sempre obiettivi diversi da soddisfare, come il distruggere un certo numero di nemici, non mancare neanche un colpo, completare il livello senza morire e via discorrendo.
Se completati, questi obiettivi ci ricompenseranno con delle monete ma soprattutto con delle stelle, queste ultime necessarie per il proseguire il gioco. Infatti la mappa dei livelli presenterà una specie di livelli checkpoint nei quali, per potervi accedere, avremo bisogno di un determinato numero di stelle.
Questo fa si che, oltre per il fattore completismo, il giocatore dovrà ripetere alcuni livelli nei quali non è riuscito a soddisfare particolari obiettivi. Ovviamente i livelli checkpoint richiederanno sempre una maggiore quantità di stelle per lasciarci accedere e proseguire nella campagna.
Ogni livello completato ci porterà nella nostra officina dove, utilizzando le monete raccolte nei livelli distruggendo i velivoli nemici, potremo potenziare diversi aspetti del nostro aereo da combattimento, preparandolo a dovere per i livelli successivi i quali andranno sempre di più ad aumentare il livello di sfida.
Tirate le somme questo è tutto quello che 1976 Back to Midway offre a livello di gameplay, che non è poco però potrebbe essere stato molto di più, magari mettendo a disposizione del giocatore un numero maggiore di aerei da controllare o armi a disposizione, magari per variare il gameplay dei livelli.
1976 Back to Midway: volo tecnico
Il titolo graficamente si presenta onesto, nel senso che non eccede sotto nessun aspetto estetico ma è comunque ben curato, sia nella parte retrò che nelle fasi in prima persona delle Immersion Zone. Il sonoro è ben realizzato, con i suoni di aerei che sfrecciano di fianco al nostro mezzo e delle esplosioni ben realizzati.
I controlli si rivelano molto semplici in entrambe le versioni anche se quella migliore secondo me (e anche secondo il consiglio iniziale del titolo) è la configurazione che utilizza il controller piuttosto che il singolo PlayStation Move che personalmente ho trovato un po’ impreciso nei comandi.