Il prodotto propostoci da Limit Break cerca di riportare alla luce un genere che per molti è sinonimo di infanzia, gli sparatutto a scorrimento orizzontale; nei primi anni 90 questi giochi hanno accompagnato milioni di videogiocatori nelle proprie carriere videoludiche, ma nel 2020 ne abbiamo davvero bisogno?
1993 Shenandoah sarebbe dovuto uscire, come si evince dal nome, nel 1993, quando un gruppo di amici l’anno prima decise di produrre un gioco per il Commodore Amiga e cercare fortuna come piccolo team di sviluppo indipendente. Una serie di coincidenze sfortunate fecero sì che il processo venisse accantonato fino a quando, nel 2015, Krister Karlsson non decise di riprendere quello che sembrava ormai solo un lontano ricordo e completarlo.
Goodbye Moonmen
Prendiamo in prestito il titolo della canzone di Jemaine Clement per parlare della trama di 1993 Shenandoah, una storia semplice e lineare che viene portata avanti tramite finestre di dialogo posizionate prima, dopo e durante i livelli.
La trama è simile a quelle di tanti altri titoli del genere, sconfiggere la minaccia di turno e salvare la galassia in pericolo facendoci largo a suon di proiettili e bombe.
La storia viene usata quasi solo come pretesto per rimbalzarci da un pianeta all’altro introducendo i nuovi livelli e si sente che rimane ancorata a quei primi anni novanta tanto cari allo sviluppatore, senza fare un passo verso i nostri giorni.
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana
Per quanto riguarda il gameplay 1993 Shenandoah offre alcune dinamiche innovative per il genere, come uno scudo che si rigenera con il tempo: questa sarà la nostra unica difesa contro i proiettili nemici e dovremo farlo ruotare in modo da proteggerci a seconda della direzione dei colpi.
Scenderemo in battaglia con una navicella, man mano che avanzeremo nella campagna potremo comprarne diverse a seconda del nostro stile di combattimento, potenziarle e cambiare le armi da fuoco in modo da adattarci ad ogni situazione.
Sicuramente le possibilità di personalizzazione sono uno dei punti forti del titolo in quanto verrà offerta una vasta gamma di armi e navi con caratteristiche diverse che dovremo abbinare saggiamente in modo da essere pronti ad ogni pericolo che ci attenderà nella nostra missione.
La curva di crescita della difficoltà è ben pensata e permette di migliorare in modo costante man mano che passeremo da un livello all’altro senza mai diventare troppo facile o assurdamente difficile. E’ presente anche la possibilità di scegliere tra tre difficoltà prima di iniziare l’avventura, con la modalità hardcore che ci darà solo tre vite per completare il titolo, proprio come nei vecchi cabinati.
La possibilità di giocare in multiplayer fino a 4 giocatori aumenta sensibilmente la longevità del titolo ed è una buona idea che è stata integrata al gameplay.
Incontri ravvicinati del terzo tipo
1993 Shenandoah non brilla per quanto riguarda il comparto grafico, i modelli di navicelle, boss e nemici sono piatti e non convincono, i fondali al contrario sono ben realizzati e animati bene, in alcuni casi però una scelta dei colori non troppo azzeccata non ci permette di vedere bene i proiettili in arrivo, cosa che soprattutto nelle difficoltà più alte va a minare la godibilità del titolo.
Sicuramente lo stile grafico riporta la nostra mente a quei pomeriggi nelle sale giochi, però non propone niente di nuovo e resta troppo attaccata alla tradizione, che non viene presa come spunto da cui migliorarsi ma come semplice elemento da ricopiare fedelmente.
Spazio: ultima frontiera
Il sonoro è sicuramente il punto più dolente dell’intera esperienza di gioco, una colonna sonora che non riesce a caratterizzare a dovere le varie fasi del gameplay e che diventa tediosa e ripetitiva dopo pochissimo tempo, i suoni sono piatti e non trasmettono niente al videogiocatore che farebbe meglio a giocare al titolo con la propria playlist di fiducia in cuffia.
Il quinto elemento
A conti fatti 1993 Shenandoah è un titolo che, visto l’ottimo prezzo ed alcune dinamiche interessanti, può essere goduto da un amante del genere.
1993 Shenandoah e la paura di osare
Le lacune si fanno sentire e minano non poco l’esperienza di gioco, la pecca più grande però è stata quella di restare nella propria comfort zone senza rischiare e ricalcando solamente ciò alcuni grandi maestri del videogioco avevano fatto negli anni 90 senza neanche provare ad elevare la propria opera ad anello di congiunzione tra ciò che è passato e ciò che è presente, ma creando una mera trasposizione di quello che è un genere ormai passato.
Sicuramente Limit Break con una leggera voglia di voglia di osare e di rompere gli schemi avrebbero reso 1993 Shenandoah un titolo completamente diverso.