La saga di Bioshock, soprattutto il primo e il terzo capitolo, sono stati certamente tra i giochi più influenti della generazione PlayStation 4 e Xbox 360, per la quale proprio il titolo di esordio fu esclusiva temporale. Il gioco arrivò un po’ come un fulmine a ciel sereno nel 2007 incantando da subito pubblico e critica per la realizzazione tecnica di grande qualità, la direzione artistica che trovava in Rapture una meravigliosa incarnazione e il gameplay che tendeva a slegarsi dal classico sparatutto in prima persona a cui eravamo abituati a giocare.
Il secondo episodio fu un parziale passo passo falso, quantomeno paragonato al capostipite, non perché fosse un brutto gioco, anzi, ma perché aveva quell’aura addosso di “more of the same” del primo Bioshock, quasi fosse concepito più come dlc che come capitolo stand alone. Anche se, va detto, la possibilità di impersonare un Big Daddy nel corso dell’avventura era un discreto elemento di novità.
Con Bioshock Infinite del 2013 la saga tornò a toccare vette di eccellenza che lo avvicinarono a quelle raggiunte nel 2007: Columbia portava quella ventata di novità e freschezza che la saga richiedeva, il tutto condito da una trama tra le più belle che si siano mai viste in un videogioco negli ultimi dieci anni.
Del quarto capitolo sappiamo dal 2019 che è in lavorazione e che, soprattutto e sfortunatamente, non vedrà nuovamente all’opera il suo creatore, quel Ken Levine che a capo di Irrational Games con la collaborazione di 2K Games diede vita a mondi così affascinanti da rimanere incastonati nella nostra memoria.
Da tempo mancano aggiornamenti sullo stato dei lavori, recentemente abbiamo saputo che un film su Bioshock sarebbe potuto essere in lavorazione ma che probabilmente furono le richieste eccessive di budget per produrlo da parte del suo aspirante regista Gore Verbinski a far morire il progetto sul nascere.
Da grandi fan della saga non possiamo però sottrarci alla tentazione di immaginare le tre cose che vorremmo assolutamente vedere nel prossimo capitolo del brand, in continuità con gli elevati standard qualitativa a cui ci siamo abituati.
I nostri desideri per Bioshock 4
1. Un’ambientazione clamorosamente ispirata
Parliamoci chiaro, molto del successo che il gioco ebbe nel 2007 fu il contesto in cui venne ambientato: Rapture trasudava allo stesso tempo fascino e decadenza, ambizione e fallimento, meraviglia e orrore.
Raramente si sono visti mondi tanto affascinanti in un videogioco, in grado di essere loro stessi parte integrante del gioco in questione e non poco più di un mero contorno.
Rapture è Bioshock e Bioshock è Rapture, un connubio indissolubile e risultato vincente fin dai primi istanti in cui con la nostra batisfera vi approcciavamo nei suoi tetri meandri sotterranei.
Di fascino simile, ma personalmente inferiore, abbiamo Columbia, protagonista di Bioshock Infinite; se immaginare una città sopra le nuvole può non essere un concetto poi così originale è il modo in cui essa è concepita a strabiliare e soprattutto la modalità in cui “cambia” durante il gioco (qui non approfondiamo troppo per evitare spoiler).
Columbia è un quadro in movimento all’interno della quale trovano accoglienza storie, drammi, sogni e pericoli senza soluzione di continuità, in un caleidoscopio emozionale che rappresenta il giusto sfondo ad una trama indimenticabile e personaggi memorabili.
Ecco, quello che vorremmo rivedere nel prossimo Bioshock è proprio questo mix di sensazioni, e anche se la direzione creativa non è più affidata a Levine, non ci immaginiamo un nuovo capitolo della saga senza un mondo indimenticabile all’interno del quale vivere le nostre avventure.
2. Una storia coinvolgente e ben strutturata
Nel primo episodio c’è poco da discutere, la vera protagonista è Rapture con tutto quello che le ruota attorno, la sua utopia che è la stessa del suo creatore Andrew Ryan.
Ogni angolo, ogni ambiente ci racconta la deriva che la sua follia distopica ha assunto negli ultimi anni prima del definitivo collasso e la storia che ci accompagna, per quanto avvincente, è probabilmente messa in secondo piano rispetto al contesto in cui è ambientata.
In Bioshock Infinite i ruoli si ribaltano, e Columbia è il meraviglioso affresco che ospita una delle trame più complesse e più belle della storia recente del videogioco.
Il medesimo coinvolgimento ci aspettiamo nel futuro capitolo, in cui un contesto visivamente affascinante deve supportare una storia degna dei suoi predecessori, con personaggi in grado di entrarci nel cuore come successo ad esempio con Elizabeth di Infinite o villain controversi come lo stesso Andrew Ryan.
La saga di Bioshock è anche la storia di grandi personaggi che ogni volta viene raccontata, grazie ad una loro minuziosa caratterizzazione e contraddistinti molto spesso dal fatto di essere in bilico tra il concetto di bene e male.
3. Innovazione nel gameplay
Ambientazioni memorabili, storie coinvolgenti e personaggi indimenticabili non avrebbero fatto la fortuna della saga di Bioshock se non fossero stati supportati da un gameplay di pari valore.
Specialmente il primo capitolo ci mise tra le mani uno sparatutto che andava a stravolgere i canoni di quel particolare genere e questo grazie all’utilizzo, oltre che ad armi da fuoco più o meno ordinarie, dei tonici e dei plasmidi, veri e propri modificatori genetici in grado di donare al protagonisti poteri diversi e utilizzabili nella maniera più consona al giocatore.
Questo conferiva una varietà di azione e una personalizzazione tale da rendere non solo ogni run praticamente diversa dalla precedente, ma anche modificare l’approccio di volta in volta all’interno della stessa run.
Anche in questo caso vorremmo che la saga proseguisse sul solco tracciato, fornendo idee nuove con possibilità di plasmare il gameplay in base alle caratteristiche e alle scelte del giocatore.
Questi sono i nostri desideri e quello che ci aspettiamo da Bioshock 4; certo, la perdita al timone di comando di un personaggio della levatura di Ken Levine è cosa non da poco ed è sicuramente l’elemento che più ci preoccupa in riferimento a quanto sopra esposto, ma vogliamo in ogni caso rimanere molto fiduciosi perché un simile brand, per la sua importanza e per la qualità che ha saputo regalarci negli anni, merita un nuovo capitolo all’altezza della sua fama.