Gal*Gun: Double Peace è un titolo dalle premesse semplicemente assurde, che ci catapulta in quel filone di giochi basati su un’estetica anime e sulla presenza massiccia di ragazzine in uniformi scolastiche, sessualizzate a più non posso.
E mentre a Firenze vediamo una statua di Aloy, su Nintendo Switch arriva uno sparatutto su binari dove i “nemici” sono proprio delle ragazzine che cercano di…possedere il protagonista. Premessa assurda? Aspetta di leggere il resto della recensione!
Tra angeli e demoni in Gal*Gun: Double Peace
La trama di Gal*Gun: Double Peace è ancora più assurda di quanto possa sembrare dalla premessa. Il gioco inizia infatti con uno studente che ricorda una leggenda metropolitana: uno studente dell’anno precedente è diventato super popolare con tutte le ragazze e, nel giro di un giorno, si è dichiarato a quella che amava, fidanzandosi. Subito dopo, un angelo è stato visto volare in cielo, creando un vero e proprio mito.
La stessa cosa succede al protagonista del gioco, quando viene colpito dalle pistole di un angelo cupido, ricevendo una vera e propria aura che lo rende irresistibile a tutte le ragazze della scuola.
Non è tutto oro quel che luccica però: il colpo è stato così potente da aver concentrato l’attrazione amorosa di tutta la vita del ragazzo in un solo giorno. Di conseguenza, il giovane deve trovare il suo vero amore nell’arco della giornata, prima che svanisca l’effetto dell’aura, altrimenti sarà odiato da tutti per tutta la vita.
Come se la premessa non fosse già abbastanza assurda, si aggiungono altri ostacoli, ad esempio un demone che rende le ragazze colpite dalla sua maledizione estremamente aggressive verso il loro interesse amoroso…che ovviamente è il nostro protagonista.
Ecco quindi giustificato l’assurdo gameplay, dove decine e decine di ragazzine ci verranno incontro cercando di sopraffarci. Per difenderci da queste ondate useremo un’arma davvero speciale: i feromoni che, colpito il bersaglio, lo neutralizzano con una scarica di estasi pura.
Come avrai forse capito, la trama di Gal*Gun: Double Peace è decisamente sopra le righe, con scene e pretesti esagerati. Non per questo, però, parliamo di qualcosa di secondario. Il gioco propone infatti moltissimi dialoghi, tutti caratterizzati da un umorismo assurdo ed eccessivo. Se apprezzi questo tipo di narrazioni, allora ti divertirai, ma se invece non ami la tipica assurdità made in Japan, allora ti troverai davanti a qualcosa di molto pesante da seguire.
Peraltro, il titolo propone anche dei bivi narrativi non troppo elaborati, che aggiungono un pizzico di rigiocabilità e permettono ai curiosi di cimentarsi in altre narrazioni. Chiaramente, l’atmosfera così assurda non può essere considerata un difetto, ma sicuramente si tratta di un fattore che bisogna apprezzare almeno un minimo per godere dell’esperienza.
Gal*Gun: Double Peace ci fa tornare in sala giochi
Gal*Gun: Double Peace ha un gameplay che ormai si vede molto meno nel panorama moderno, ovvero quello dello sparatutto su binari. Siamo quindi davanti a livelli con strade predefinite, che vengono seguite in automatico senza che il giocatore abbia la possibilità di spostarsi. L’unica interazione data al giocatore è il movimento del mirino, che può essere spostato per colpire i vari bersagli.
Il titolo parte da queste basi, facendo quindi muovere il protagonista in vari scenari dove possiamo occasionalmente scegliere la strada da imboccare. Si aggiungono però alcune meccaniche che, per fortuna, rendono tutto più interessante.
Tanto per cominciare, non basta sparare ai bersagli – ovvero le ragazzine che vogliono assolutamente…possederci, come ho detto prima – ma bisogna anche cercare dei punti deboli in cui colpire. E’ infatti possibile spostare il cursore liberamente, facendolo passare sopra quattro aree del corpo delle ragazze, ovvero testa, torace, linguine e gambe.
Quando appare una scritta, vuol dire che quella zona è il punto debole della ragazza in questione e sparare la manderà in estasi, neutralizzandola immediatamente. Si aggiungono poi altre meccaniche, come le ragazze possedute da piccoli demoni che devono essere uccisi, prima di poter sparare al bersaglio vero e proprio.
Ma per uscire vivi da una scuola dove tutte le ragazze vogliono assolutamente sopraffarci, non basta sparare feromoni. Nei casi più estremi è possibile ricorrere al lancio di una “bomba”, la quale stordirà tutti i bersagli su schermo. A questo punto, bisogna poi toccare i nemici inermi con il touchscreen, per entrare nella modalità Doki Doki, completamente staccata dalla sparatoria.
Dopo aver toccato una ragazza, infatti, questa apparirà in una schermata a parte, completamente inerme. E qui le cose si fanno semplicemente assurde. A questo punto bisogna infatti toccare le quattro aree prima accennate con il touchscreen, accarezzando il corpo della ragazza e osservandone la reazione, segnalata da cuori più o meno colorati.
Toccando abbastanza a lungo le aree più sensibili manderemo in estasi la povera giovane, stordendo anche tutte le altre ragazze su schermo quando torneremo dalla modalità Doki Doki alla schermata della sparatoria. Proseguendo nel gioco è poi possibile sbloccare altre angolazioni della telecamera, in modo da accedere più facilmente ai punti deboli.
Una meccanica, questa, che chiaramente punta tutto sull’atmosfera del titolo ma che, in realtà, si dimostra debole in una prospettiva ludica. Dopo un paio di ore di gioco, di fatto, la modalità Doki Doki inizia a essere decisamente ripetitiva e anche l’effetto sorpresa iniziale inizia a scemare. Se quindi il giocatore non è abbastanza malizioso da apprezzare la possibilità di…accarezzare ragazzine virtuali, il tutto diventa presto noioso.
E se tutto questo non sembra già abbastanza incredibile, sappi che Gal*Gun: Double Peace propone anche una piccola componente ruolistica, dove le statistiche del nostro protagonista aumentano col tempo. E’ anche possibile potenziarsi con gli oggetti comprati in un negozio, che per esempio consentono di proteggersi dagli attacchi delle ragazze più coriacee.
Ciliegina sulla torta sono alcune meccaniche secondarie, come la possibilità di “vedere dove non dovremmo”, in modo da…poter mirare meglio i nostri colpi nelle aree più sensibili.
Come avrai capito, Gal*Gun: Double Peace è un gioco decisamente sopra le righe, che non cerca nemmeno per un secondo di prendersi sul serio. La storia, il gameplay e l’atmosfera sono semplicemente assurdi e la sessualizzazione delle ragazze è davvero estrema. Tienilo quindi a mente, se dovessi decidere di acquistarlo.
In generale, comunque, siamo davanti a un prodotto inaspettatamente divertente. Se l’estetica così esagerata non ti offende, infatti, puoi godere di uno sparatutto su binari niente male, che vanta diverse meccaniche, situazioni assurde e livelli che riescono a divertire. Non siamo però davanti a un prodotto perfetto.
La limitata struttura di gioco è infatti decisamente ripetitiva, soprattutto per chi non ama il genere. Questo si fa sentire ancora di più con meccaniche come il già accennato Doki Doki, che stancano molto in fretta.
Vanno poi segnalate alcune sviste nei controlli, come l’utilizzo delle frecce direzionali per girare l’inquadratura, nelle occasioni in cui è necessario sparare ai bersagli provenienti dai lati. Dato che Nintendo Switch è dotata di un comodissimo e irrinunciabile pad destro, nonché di un giroscopio in modalità portatile, sarebbe stato utile sfruttare questi due controlli.
Tecnicamente limitato
Il comparto tecnico di Gal*Gun: Double Peace è decisamente limitato. Gli ambienti di gioco, nonostante non siano troppo complessi, mostrano dei poligoni davvero molto evidenti, accompagnati da texture insoddisfacenti. Discorso simile vale per i modelli delle ragazze, che non sono eccessivamente elaborati ma, al contrario, che vantano ottime animazioni.
Il comparto estetico di Gal*Gun: Double Peace è invece molto generico, dato che richiama un classico stile anime, infarcito di stereotipi e archetipi di ogni tipo.
Infine, il comparto sonoro si conferma generico e poco originale, con musiche ed effetti che si limitano a fare il loro dovere.