80 Days è un originalissimo titolo che riprende la leggendaria storia del giro del mondo compiuto in “soli” 80 giorni, ai tempi in cui i progressi tecnologici non consentivano ancora di viaggiare alla velocità a cui siamo abituati ai giorni nostri. Non parliamo però di un videogioco in cui il globo viene effettivamente esplorato in toto, ma di una geniale avventura testuale che si mescola con elementi da visual novel e persino da gestionale. Vediamo insieme se il mix funzuona in questa recensione.
La storia di 80 Days
80 Days ci mette nei panni del maggiordomo di un ricco signorotto londinese. Quest’ultimo, tornato a casa dopo quella che apparentemente era una semplice giornata, ordina al protagonista di preparare i bagagli in fretta e in furia, in modo da organizzare una veloce partenza verso…l’intero globo. Ecco quindi che il protagonista deve organizzare subito una valigia, per poi partire alla volta di Parigi e, da lì, verso le varie destinazioni, in modo da completare il giro del mondo in soli 80 giorni.
Nonostante l’incipit possa sembrare semplice, la storia di 80 Days prosegue poi nelle varie situazioni che si vanno a creare durante i viaggi, delineate dalle varie scelte di dialogo, dalle descrizioni e in generale dalle location scelte per l’avventura stessa. Parliamo quindi di una narrazione dinamica, che varia di partita in partita grazie alle varie box di testo.
Queste sono ciò che ci accompagnerà per buona parte dell’avventura, che si basa quasi interamente sulla lettura di lunghe descrizioni e sulle conseguenti scelte di dialogo, a cui seguono nuove descrizioni, in modo simile a quanto ci si possa aspettare da un librogame. Per fortuna, 80 Days vanta un numero impressionante di situazioni e luoghi sperimentabili e di conseguenza anche dopo varie partite si trova qualcosa di inedito, quasi come se si stesse giocando un librogame sempre nuovo.
Proprio l’atmosfera delineata dalle descrizioni, peraltro, si dimostra molto interessante. Gli scrittori sono infatti riusciti a creare molto bene la tipica atmosfera positivista che si respirava negli anni in cui le meraviglie tecnologiche stavano cominciando a manifestarsi nel mondo. Troviamo quindi macchine di ogni tipo, anche assurde, accompagnate da uno stupore generale e dalla fiducia sfrenata verso la tecnologia e verso il futuro.
Così tanti luoghi…così poco tempo!
Il gameplay di 80 Days è dato da un mix di elementi, tutti ugualmente importanti per delineare la formula finale. Nonostante la grande mole di descrizioni possa far pensare a un librogame, sarebbe riduttivo definire il gioco soltanto in questo modo. Il loop di gameplay si basa anche su alcune meccaniche da gestionale e persino su un comparto che sembra essere preso direttamente da un gioco da tavolo. Ma andiamo con ordine.
Ogni partita è ambientata su una mappa del globo, su cui sono sparse varie città, rappresentate da puntini. Partendo da una città, possiamo esplorarne i dintorni (sbloccando descrizioni e scelte di dialogo) per scoprire eventuali strade o informazioni per proseguire il viaggio, oppure possiamo vendere e acquistare oggetti, o infine dormire per far passare alcune ore.
Ogni partita ci vede quindi arrivare in varie città, “esplorarle” per avere informazioni, per poi scegliere le nuove destinazioni ed eventualmente i mezzi per arrivarci. Anche questi ultimi sono importanti, visto che ogni mezzo di trasporto porta a eventi casuali che possono manifestarsi lungo il tragitto e che a loro volta vanno gestiti.
Questa esplorazione stilizzata della mappa di gioco, però, viene affiancata dalla gestione di tre risorse fondamentali, tutte necessarie per il proseguimento del viaggio. Tanto per cominciare, bisogna gestire i soldi – necessari per l’acquisto di alloggi, biglietti, oggetti e trasporti vari -, segue poi l’umore del nostro signorotto di fiducia – che salirà o scenderà in base ai suoi desideri – e infine i giorni, che non devono arrivare ai fatidici 80 prima del ritorno a Londra.
Ogni nostra azione, in un modo o nell’altro, avrà ripercussioni dirette o indirette su questi tre fattori, che devono quindi essere sempre presi in considerazione. Un mezzo di trasporto veloce potrebbe costare di più, per fare alcune azioni potrebbero servire certi oggetti, parlare con un estraneo potrebbe sbloccare nuove destinazioni per arrivare in un certo luogo e in generale gli imprevisti possono portarci a perdere tempo o semplicemente a deviare in maniera consistente la rotta che ci eravamo designati.
80 Days si dimostra quindi un titolo sempre interessante e originale, grazie al mix unico di generi e alla costante imprevedibilità delle situazioni, resa possibile anche dalla varietà dei box testuali. Sotto l’apparenza da librogame, dove selezionare le destinazioni e leggere le descrizioni, troviamo infatti un gestionale relativamente complesso, capace di garantire singole partite sempre diverse per diverso tempo.
Gli unici difetti di questa formula risiedono soprattutto nella ripetitività data dalla presenza così massiccia di lunghe descrizioni, che potrebbero scoraggiare chi non è abituato a lunghissime letture. Per lo stesso motivo, la mancanza di una localizzazione in italiano, unita a un inglese “arcaico”, può risultare una barriera non da poco.
Disegni e descrizioni
Il comparto tecnico di 80 Days è volutamente minimalista ma, in fondo, questo contribuisce a delineare la splendida estetica da librogame che caratterizza la produzione. Il titolo propone infatti una mappa del globo tridimensionale, a cui sono poi affiancati disegni stilizzati di mezzi di trasporto, città e oggetti.
Nonostante la povertà di dettagli, il comparto artistico “da libro” rende tutto questo piacevole alla vista e decisamente originale, delineando un’estetica davvero accattivante.
Menzione d’onore va fatta alla qualità del porting su Nintendo Switch. 80 Days si presenta in forma smagliante sulla console Nintendo, grazie a una risoluzione adatta alle dimensioni dello schermo, affiancata da controlli sia touch che “fisici”, che garantiscono comodità praticamente a ogni giocatore.
Infine, il comparto sonoro si conferma eccellente, grazie a musiche sempre adatte alle varie occasioni. Non troviamo invece un doppiaggio, ma vista la grandissima mole di testi e situazioni possibili, non parliamo di un difetto.