Binge gaming: i videogiocatori di tutto il mondo ne fanno sempre di più. Questo significa che i gamers di tutto il mondo passano sempre più tempo davanti ai loro videogiochi preferiti. Le ore passate tra Xbox, Nintendo Switch, PlayStation, altre console, PC e dispositivi mobili continuano ad aumentare tra i videogiocatori e in particolar modo tra quelli giovani con età compresa tra i 18 e i 25 anni che in media passano davanti allo schermo 6 ore e 34 minuti a ogni sessione di gioco, l’11% in più rispetto a un anno fa. La notizia proviene da fonti ufficiali ed è stata battuta poche ore fa direttamente dall’ANSA (Agenzia Nazionale Stampa Associata) che cita il rapporto intitolato “State of Online Gaming 2020“ della Limelight Networks condotto su 4.500 consumatori maggiorenni in Italia, Francia, Germania, India, Giappone, Singapore, Corea del Sud, Regno Unito e Stati Uniti. Il secondo dato che emerge da questo studio è che la media globale delle ore consecutive passate a giocare ai videogames per singola sessioni di gioco è di 4 ore e 36 minuti con un aumento del 7% rispetto al 2019.
Binge Gaming: cos’è?
A tutti i gamers sarà successo almeno una volta nella vita di far tardi la notte per affrontare ancora e ancora un boss particolarmente difficile sconfiggere, saltare la cena per finire il proprio videogioco preferito, dimenticarsi di fare la doccia perché presi dal gioco appena acquistato… Ebbene se reiterati e ripetuti quotidianamente tutti questi comportamenti rientrano nella sintomatologia del binge gaming. Noto anche come disturbo del gioco o disturbo del gioco su internet è più comunemente conosciuto come dipendenza da videogiochi ed è definito in ambito psicologico e psichiatrico come l’uso problematico e compulsivo dei videogiochi che si traduce in una compromissione significativa della capacità di un individuo d’interagire nei vari settori della vita reale e sociale per un periodo di tempo prolungato. Tale disturbo può essere diagnosticato quando un individuo si impegna in attività di gioco tralasciando in varie misure di adempiere alle responsabilità quotidiane senza tener conto delle conseguenze negative sulla sfera lavorativa, personale e sociale. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha incluso il binge gaming nell’undicesima revisione della sua “International Statistical Classification of Diseases” ovvero la classificazione statistica internazionale delle malattie. Nel 2013 l’associazione americana degli psichiatri (APA – American Psychiatric Association) pur affermando che non ci sono prove sufficienti per l’inclusione del binge gaming nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali lo ha ritenuto degno di ulteriori studi.
Nel mondo
Dal sito ANSA apprendiamo inoltre che “a livello globale lo smartphone è il principale dispositivo di gioco per i gamer di tutto il mondo e la preferenza per i giochi su questo dispositivo è aumentata del 13% rispetto al 2019. Cresce anche l’interesse per i servizi di giochi in streaming come Google Stadia (44% degli intervistati). Infine, a livello globale, la stragrande maggioranza dei gamers (87%) trova frustrante la velocità di download lenta“.
Giappone e Italia
Sempre l’ANSA ci dice che “il Giappone ha il più lungo tempo medio di binge gaming con oltre cinque ore e mezza e quasi un giocatore su dieci (9%) dice di aver giocato per più di 15 ore di fila. In Italia il 6% dei gamers gioca più di 20 ore a settimana. Il 45,8% non ha dormito per continuare a giocare, il 6,6% ha saltato il lavoro e i pasti e il 19,8% ha saltato la doccia“.
Gioca responsabilmente
Chiaramente nessun allarmismo: per amore dei videogiochi e per la passione del gaming anche a me è capitato e capita tutt’ora di fare tardi la notte o saltare qualche cena e non conosco nessun amico gamer che non abbia sperimentato in un modo o nell’altro il binge gaming e d’altro canto sono sicuro che in questi giorni di “#iostoacasa” i numeri riportati nello studio “State of Online Gaming 2020” siano inevitabilmente destinati ad aumentare.