Panico.
La mia prima partita è puro panico.
Come ogni buon giocatore una volta finito il download di un nuovo titolo lo si apre, e dopo essere stato investito da una calda e robotica voce che mi spara il titolo del gioco nelle orecchie, mi si è presentato un semplicissimo menù contenente 4 scelte: Select game, How to play, Settings e Credits (probabilmente la voce purtroppo meno visitata da noi giocatori). Chiaramente non sceglieremo la seconda di queste opzioni, perché noi siamo pro player, noi giochiamo duro, quanto potrà essere difficile poi?
Ed è questo uno dei punti principali su cui dovremmo riflettere. Il gioco è semplice, in modo davvero disarmante, ma proprio per questo le poche meccaniche vanno conosciute a fondo per poter sfruttare le giuste tecniche ed arrivare alla vittoria.
Ma torniamo alla prima esperienza, andiamo in select game ed avremo un sotto menù nel quale poter scegliere diverse mappe in cui disputare gli incontri e 3 modalità di gioco: tutti contro tutti (fino a 4 giocatori gestiti da player o cpu), una strana modalità in singolo ed i tornei. Avviamo questo tutti contro tutti, scegliamo un razzo a caso e via!
Panico, si ritorniamo al punto iniziale, il gioco giustamente non spiega nulla supponendo che io sia passato dalla voce how to play, quindi fa ricadere sul mio bel capo tutta la furia di una cpu agguerrita come neanche il miglior dittatore coreano avrebbe saputo fare.
Siamo esplosi, ma meglio così. Possiamo ora iniziare a parlare del gioco in modo ragionevole, quindi voi li, si voi in ultima fila, smettetela di lanciare bucce di fragola e state attenti.
Cos’è rocketsrocketsrockets
Rocketsrocketsrockets non è nient’altro che il meraviglioso Astroids (titolo uscito in origine nelle sale giochi del 1979 e trasposto poi su quasi tutte le console casalinghe dell’epoca), ma in multiplayer. Eh sì, semplificando è bene o male questo, ma non si tratta di una critica, anzi, il genio può nascondersi proprio nel riutilizzare idee già esistenti, ma in modi nuovi.
Avremo la nostra navicella (qui in realtà un razzorazzorazzo) e potremo muoverci in giro per uno dei 6 livelli proposti sparando a raffica, stavolta verso altri razzi invece che asteroidi.
E per distinguerci dagli avversari potremo, in modo abbastanza minimal, personalizzare la nostra navicella per colore e configurazione, passando da quelle pesanti ma potenti a quelle più veloci ma meno difese.
Cosa si può fare
Ecco probabilmente la nota più dolente del titolo, la varietà.
Il gioco infatti ci propone 3 modalità che ora andremo insieme a vedere: Quick, Zen e Tournament.
La prima sarà la classica partita veloce, potremo scegliere un numero da 2 a 4 giocatori controllati da umani o cpu, e potremo buttarci tutti in una mappa a tentare di farci esplodere a colpi di razzi (veloci e dai danni medi), mine (che verranno rilasciate dietro di noi per esplodere dopo qualche secondo o a contatto) o bombe (lente me devastanti). Sì, avremo 3 tipologie di armi più uno shield con annesso scatto attivabile con i tasti R o L e dei power up in stile Mario Kart che appariranno casualmente in game per darci bonus di scudo e armi più performanti, come ormai è da tradizione per titoli del genere. Una volta tolte tutte le vite agli avversari si finisce e potremo rigiocare subito o tornare al menù.
La modalità zen, invece, è stata una rivelazione.
Potrete in pratica viaggiare da soli per i livelli, senza la possibilità di sparare (beh grazie, sarete da soli sarebbe abbastanza inutile, ma non per questo meno divertente) ma con la capacità alla pressione di un qualsiasi tasto di rilasciare dietro di voi delle scie luminose e poter così fare dei veri e propri disegni negli stage, visibili poi grazie ad una telecamera a volo d’uccello attivabile con il tasto L
L’ultima modalità invece, tournament, è quella che offre più varietà, ma senza esagerare.
Con i nostri amici, da 2 a 4, avremo lo stesso gameplay della modalità veloce, ma con regole variabili, che possono premiare come vincitore chi fa più uccisioni in un determinato tempo, chi vince più manches o chi arriva primo ad una serie di eliminazioni.
Le mappe
Le mappe sono si in realtà solo 6, ma possono essere leggermente modificate, permettendoci di togliere tutte le limitazioni, il che ci permette di vagare nello spazio infinito (non solo nel terreno di gioco) e di aggiungere anche degli ostacoli in game, come asteroidi contro cui urtare, cannoni che ci daranno fastidio e strutture da sfruttare come coperture o trappole contro i nostri nemici. Le mappe possono essere rese abbastanza caotiche all’inizio, soprattutto se giocate in 4.
Come si presenta tecnicamente
Il gioco si presenta davvero bene, la veste grafica è retrò ed i colori sono al neon ed accesissimi, con esplosioni colorate su schermo ed effetti particellari per ogni contatto con stage o avversari, oltre ad alcune mappe psichedeliche che a prima visita vi faranno pensare ad un delirio del peggior Lebowsky.
I menù sono abbastanza chiari ed ordinati ed a farla da padrone è il comparto sonoro, con queste musiche prese direttamente dall’immaginario nerd degli anni 80 (vedi Tron e simili) ed una voce robotica (ma femminile) che durante gli scontri commenta la partita in corso.
Il gioco, quindi, vale la candela?
Sì e no, forse più no che sì, ma dipende da cosa cercate, come spesso accade.
Se cercate un titolo semplice da giocare con amici e non siete tipi alla costante ricerca di gameplay innovativi e vari, fa assolutamente per voi. E’ veloce, divertente e soprattutto riesce a causare risse migliori di un derby in quel di Milano.
Se invece volete un gioco con cui spegnere il cervello durante una pausa di lavoro da soli, va bene lo stesso, ma ci sono titoli migliori per queste esigenze.