Capcom ha rilasciato oggi sugli store digitali di PlayStation 4 e Xbox One la “1-shot demo” dell’attesissimo remake di Resident Evil 2 in uscita il prossimo 25 gennaio. Un’occasione sicuramente succosa per capire cosa ci aspetterà tra circa due settimane, quando rivivremo le macabre vicende di Raccoon City esattamente 21 anni dopo l’edizione originale. Ovviamente non abbiamo perso tempo e abbiamo subito scaricato e di conseguenza giocato a questa demo, traendo conclusioni positive e aumentando a dismisura la voglia di mettere le mani sulla versione completa del gioco. A titolo di cronaca, abbiamo testato la demo in questione su PlayStation 4 Pro e in 4k.
Chiariamo subito un fatto importante; come anche suggerisce il nome della prova, questa demo ha una durata di trenta minuti definitivi, nel senso che allo scadere del tempo la demo si interromperà e non sarà più possibile rigiocarla. Una prima e unica run insomma, che però è sufficiente per farci un’idea di quello che ci aspetterà nella versione definitiva in uscita a breve.
La demo ci permette di controllare Leon Kennedy subito dopo il suo ingresso nella celebre stazione di polizia, che rivediamo dopo decenni in una veste completamente nuova ma sempre riconoscibile per chi, come me, ha spolpato in un lungo e in largo ai suoi tempi la versione originale di Resident Evil 2. Avresti voglia di esplorare ogni singolo angolo di quella maledetta stazione di polizia, ma il senno ti suggerisce di proseguire per non perdere tempo prezioso al fine della demo che, inesorabilmente, prosegue verso lo scadere. Così ci addentriamo nell’ala est alla ricerca di un collega in difficoltà e inseguito da “qualcosa” (ricordiamo che Leon è una recluta al primo giorno di servizio e che non ha ancora la benché minima idea di quello che lo aspetterà). La sensazione di “sperdutezza” e che qualcosa non va è tangibile, in parte addolcite dalle sempre rassicuranti torcia e pistola. Trovi il cadavere fatto a pezzi del collega e subito dopo arrivano loro, gli zombie. Perlomeno è una buona occasione per provare il nuovo combat system, ovviamente rimodernato e somigliante agli shooter in terza persona dei giorni d’oggi. Tasto L2 si estrae la pistola con R2 fai fuoco. È anche possibile assegnare alla croce direzionale quattro oggetti per la selezione rapida, che siano armi o medicinali. Il tutto funziona ovviamente bene e così i primi zombie vanno giù che è un piacere, palesando un gameplay per forza di cose più sciolto e moderno rispetto a 21 anni fa. Il feeling generale è molto simile a Resident Evil 7, dal quale vengono ereditati motore grafico e somiglianza dell’interfaccia dei vari menù. Il che è una buona notizia, vista la qualità complessiva del settimo capitolo.
A questo punto, sblocchiamo l’ala ovest e proseguiamo nell’esplorazione. A parte qualche stanza inedita, tutto è come ce lo ricordiamo. La sala conferenze, la biblioteca, la camera oscura, gli zombie che spuntano dalle finestre del corridoio, la presenza fissa della macchina da scrivere e il baule, tutti elementi distintivi della saga in una veste più “bella” e moderna. Nella demo non vi è traccia dei lickers, questi mostri quadrupedi dalla lingua lunga che apparivano nelle fasi iniziali del gioco originale. Speriamo appaiano più avanti, magari in una posizione inedita e laddove non ti aspetti, così da far sobbalzare dalla sedia anche il giocatore più navigato o che crede di conoscere RE2 come le proprie tasche.
A proposito del baule, la gestione dell’inventario funziona piuttosto bene. Gli slot sono otto ed esattamente come nella versione originale, non sarà possibile abbandonare gli oggetti per poi recuperarli (come avveniva in Resident Evil Zero) ma eliminarli definitivamente. Questo aspetto potrebbe inizialmente far storcere il naso e cozzare con il concetto di “modernità” che aleggia nel gioco, ma a conti fatti rappresenta uno dei capisaldi della saga, oltre che un elemento che dona all’esplorazione e al backtraking la giusta difficoltà. La mappa perlomeno ci viene in aiuto in questo senso. Se ad esempio nel corso d’esplorazione troviamo un oggetto chiave ma non siamo possibilitati a raccoglierlo per mancanza di spazio, sulla mappa verrà segnata un’icona a forma di quell’oggetto, utile a ricordarci di tornare a recuperarlo in un secondo momento. Un’altra informazione molto utile è relativa alle celebri chiavi dalla forma particolare e che aprono solo determinate porte. Se ad esempio incapperemo in una porta apribile solo possedendo una chiave di fiori, sulla mappa viene in automatico riprodotto il simbolo del fiore. Tutti escamotage insomma che rendono l’esplorazione un pochino meno complessa ed esasperata rispetto a 21 anni fa, ma che ci fanno capire con efficacia che anche in questo remake ci sarà da esplorare in lungo e in largo, risolvere enigmi per sbloccare determinati passaggi, raccogliere oggetti o terrificanti testimonianze di chi ha già vissuto l’incubo prima di voi. In tutto questo cercando di sopravvivere in una città oramai sopraffatta da creature che vi vogliono fare a pezzettini.
Un primo assaggio che ci ha fornito un ulteriore hype e voglia di giocare a un titolo che mescola elementi chiaramente da titolo del 2019 a quella nostalgia che ci pervaderà in tutto il corso dell’avventura. L’unico aspetto negativo da segnalare è il doppiaggio in italiano, che da quel poco che abbiamo assistito pare inadeguato, ma tant’è.
A questo punto, non resta che attendere con ansia il 25 gennaio, giorno nel quale potremo lasciarci trascinare nel peggiore degli incubi, questa volta senza limiti di tempo.