La realtà virtuale sta facendo non poca fatica ad entrare prepotentemente nelle nostre case, complice un effetto di motion sickness ancora fin troppo presente e un parco titoli che non rappresenta certo l’eccellenza del settore videoludico. In realtà di giochi interessanti ce ne sono, i quali, proprio per l’esperienza VR che offrono, non devono per forza essere dei titoloni tripla A per intrattenere e divertire i propri fruitori. Smash Hit Plunder è certamente uno di questi.
L’eredità che pesa sulla nostra testa
Dopo aver collocato il PlayStation VR sulle nostre teste e aver impugnato il Controller Move, veniamo subito accolti da una lettera che rappresenta il testamento della nostra ormai defunta nonna. Firmato il foglio, utilizzando il controller a mo’ di penna, siamo ora pronti per entrare nel castello medievale lasciatoci dalla nostra parente. Se pensavamo di poter godere del castello in pace, niente di più sbagliato: la vecchiarda si manifesta subito sotto forma di ectoplasma pronta ad insegnarci tutti i trucchi per giocare e divertirci a Smash Hit Plunder.
Questa è la semplice storia introduttiva del titolo, che ha il solo scopo di farci prendere confidenza con i comandi e farci sentire a nostro agio. Agio che proviamo fin dai primi istanti di gioco in cui notiamo che non proviamo assolutamente alcun motion sicknes (nella mia prova è stato così e io almeno un pochino ne soffro sempre). Siamo poi accompagnati dalla cara nonnina verso una terrazza del castello dalla quale abbiamo una splendida vista pixelata della vallata e dalla quale possiamo accedere ad una console che ci permette di scegliere la modalità di gioco.
Sai quella voglia di prendere e scaraventare via tutto?
Questa frase può suonare a doppio senso e in effetti sono due le sensazioni che ho provato iniziando a giocare a Smash Hit Plunder, per fortuna consequenziali: frustrazione e poi divertimento.
- La prima è stata una sorta di spaesamento dovuto al fatto che è possibile girare la visuale con la pressione costante del grilletto T e la rotazione del Move. Inizialmente ciò è impostato con l’asse x invertito e questo causa non pochi problemi. Inoltre non è sempre facile ottenere la torsione che si vuole, finendo per compiere movimenti non sempre precisi e perdere un po’ l’orientamento. Il movimento del corpo è deputato alla pressione non continua del grilletto T più la direzione decisa dal puntamento del controller. Immaginate ora, se mentre giriamo lasciassimo inavvertitamente il grilletto T e poi lo premessimo di nuovo, quello che succederebbe è che ci sposteremmo alla velocità della luce verso zone anguste e ignote del castello. Bisogna stare tranquilli però, tutto si risolve rapidamente con un pochino di pratica e, tenendo a mente che non c’è motion sickness, il tutto è meno fastidioso del previsto.
- La seconda, invece, la si prova non appena si inizia a prendere confidenza con il gameplay base del titolo: agganciare qualunque cosa e lanciarla via. È talmente appagante che basterebbe solo questo a far passare una buona mezz’ora in compagnia del gioco. Devono saperlo anche gli sviluppatori che di questa feature ne hanno fatto il perno intorno al quale si incentra tutta l’esperienza di gioco.
La stanza del castello che funge da HUB ci ricorda, tramite pratici leggii, tutti i comandi del gioco e ci permette di accedere alle opzioni per cambiare il settaggio in base alle nostre preferenze. Per selezionare la modalità di gioco basta raggiungere la mappa posta su una grande scrivania, prendere il coltello e infilzarlo nel luogo dove si è deciso di andare (cosa non facile dato che il coltello non si infilza mai dove si vuole). Una volta scelta la destinazione, apparirà uno specchio che bisogna portare vicino al viso come se volessimo guardare il nostro riflesso al suo interno, ed ecco che veniamo catapultati nel minigioco.
Attraverso lo specchio
Le prove che ci ritroveremo ad affrontare richiedono solitamente il completamento di un obiettivo entro un tempo prestabilito che sarà percepibile al giocatore solo tramite una musica che serve da “rintocco” del countdown. In base a quante monete siamo riusciti a raccogliere nel corso del livello, otterremo una o più corone che serviranno a sbloccare nuovi livelli. Il denaro, come ci si può aspettare, si raccoglie con la pressione dei tasti X o O. Se ne ottiene di maggiore lanciando e frantumando tutti gli oggetti fragili nei luoghi che ci troveremo a visitare. Alcune missioni aggiungono qualche obiettivo specifico, come il colpire un fantasma o mangiare del cibo e ci sono 3 diverse modalità di gioco in totale, ma in generale si sviluppano tutte intorno alla stessa struttura.
Questo è anche uno dei difetti del gioco: riesce ad essere divertente nelle sue fasi iniziali finché la ripetitività del gameplay non permette al giocatore di continuare. C’è da dire che per sua stessa natura e per quanto mi riguarda, indossare il visore VR per più di venti o trenta minuti è stancante di per sé, quindi questi minigiochi, pensati per partite rapide e possibilmente in multigiocatore, sono l’ideale.
Guardare dentro i videogiochi anni ’80-’90
Lo stile grafico come abbiamo detto è composto totalmente da pixel ben poco definiti, tuttavia gli effetti di luce sono molto più vicini a quelli odierni e questo contribuisce a creare un piacevole effetto retro’. Purtroppo anche questo aspetto alla lunga stanca sia la vista che la fruizione, trovandosi di fronte a scenari fin troppo simili per effetto. Non contribuisce, inoltre, la risoluzione al quale tutto è mostrato, uno dei limiti caratteristici del PlayStation VR. Al contempo, uno stile grafico di questo tipo impedisce all’hardware di essere messo in condizione di stress mantenendo un framerate tale da non provocare motion sickness. E questo certamente è un bene.
In conclusione, con Smash Hit Plunder, ci troviamo di fronte ad un titolo ben pensato e sviluppato che può intrattenerci per qualche ora, facendoci divertire a lanciare oggetti per le stanze virtuali e a completare alcuni obiettivi, ma nulla di più. La direzione artistica fornisce un buon colpo d’occhio dal sapore retro’, tuttavia, insieme al gameplay, alla lunga stanca.