Siamo vicinissimi all’uscita di Kingdom Hearts 3 il 29 gennaio 2019 (sebbene in alcune parti del mondo sia già stato rotto il day one), un’uscita carica di aspettative e che i fan attendono da quasi 15 anni. Era il 2o05 e l’ultimo capitolo numerato della saga del Keyblade faceva la sua gloriosa comparsa su PlayStation 2. In questo articolo voglio parlarvi di alcuni dubbi riguardo il terzo capitolo e la saga tutta, cercando di evitare dove possibile spoiler ma, al tempo stesso, farvi comprendere le dimensioni dell’universo creato da Tetsuya Nomura.
Ricapitoliamo gli episodi della saga
Kingdom Hearts è una saga estremamente longeva (fin troppo), e se da un lato si è atteso tantissimo per vedere all’opera questo terzo capitolo, non si può dire che in Square Enix siano stati con le mani in mano. Sono ben 9 (senza contare final mix e collection di sorta) gli episodi usciti del gioco, ai quali comunque va aggiunta una sana dose di transmedialità che non fa mai male e complica ancora di più il tutto. Vediamo con ordine quali sono, prima di passare alle considerazioni specifiche:
- Kingdom Hearts (2002)
- Kingdom Hearts: Chain of Memories (2004)
- Kingdom Hearts 2 (2005)
- Kingdom Hearts Coded (2008)
- Kingdom Hearts 358/2 Days (2009)
- Kingdom Hearts Birth by Sleep (2010)
- Kingdom Hearts Dream Drop Distance 3D (2012)
- Kingdom Hearts X (2013)
- Kingdom Hearts 0.2 A fragmentary passage + Kingdom Hearts 3 (2017-2019)
Hercules
Sì Hercules. La prima cosa che ho pensato giocando tutti i capitoli intermedi della saga è stato:
Quanto ancora abuserai della nostra pazienza Hercules?
I mondi Disney sono sempre affascinanti e Kingdom Hearts si sviluppa attorno ad un gameplay sostanzialmente divertente e fruibile, tuttavia la ripetizione infinita delle stesse situazioni e visioni stancherebbe chiunque. È innegabile che ritornare negli stessi mondi per tutti i capitoli della saga sia stancante e alla lunga possa davvero annoiare.
Il mio timore è che, al di là di una resa grafica ed una varietà della situazione maggiore, ritornare in alcuni dei mondi già visti possa essere una ripetizione stancante. Ciò che si è visto è positivo, tuttavia qualche dubbio permane ancora.
Storie Orientali
Si sa ai Giapponesi piace ingarbugliare le loro storie con milioni di situazioni accessorie, infiniti personaggi e trame che scavallano lo spazio/tempo affinché lo spettatore possa ricomporle e mettere a frutto le celluline grigie tanto care a Poirot. Inoltre, come più volte ricordato anche su queste pagine, le trame nipponico non pretendono di essere totalmente rappresentative quanto piuttosto simboliche su un piano sempre metafisico ed etico assoluto. Ecco quindi che la maggior parte dei caratteri e delle situazioni si ritrova ad essere un simbolo (amore, amicizia, fedeltà, sacrificio) e che quindi gli eventi, che possono essere giudicati estremi e inverosimili, vanno ricollocati su un piano più astratto e simbolico. L’attenzione è molto più rivolta al significato dell’evento (talvolta eccessivo, “cringe” o” trash”) che alla sua realizzazione verosimile.
Kingdom Hearts è emblematico da questo punto di vista ed anche palese. Fra i nomi noti e ripetuti troviamo “Ventus” “Aqua” “Terra” “Vanitas”, oltre ai peccati capitali di “Gula” “Invi” “Ava” “Aced” . Per citarne solo alcuni. Lo stesso “Kingdom Hearts” e la dicotomia luce/oscurità, esistenza/nulla amore/odio sono trattate in maniera evidente e non sottesa. La struttura narrativa arriva a comprendere archi temporali vasti e dialoghi fra personaggi molto complicati perché producono eventi ed effetti su larga scala.
Se questo quindi favorisce un fascino particolarissimo e un’atmosfera potente, dall’altra rischia di sbrigliare i riferimenti della storia, perdere qualsiasi tipo di aderenze e diventare una trama sempre allusiva e mai portata a compimento. Questo è il limite di molte opere nipponiche. Tuttavia non bisogna fare l’errore di sottovalutare i creatori orientali: dietro alla pretesa di suscitare emozioni con i simbolismi c’è una rigidità struttura e logica invidiabile.
Il mio augurio, quindi, è che Nomura riesca magistralmente a tenere perfettamente teso il filo degli eventi e porti a compimento la saga di Xeanorth al meglio.
Spada, Scudo o Scettro
Il sistema di combattimento di Kingdom Hearts è sempre stato il fiore all’occhiello della saga, tanto che, se vi ricordate, quando era in progettazione Final Fantasy XIII si stava anche sviluppando Versus XIII che doveva essere un capitolo parallelo del 13° episodio della saga, con un sistema di combattimento più vicino a quello di KH e che poi è divenuto Final Fantasy XV.
Provando 0.2 A fragmentary passage, le sensazioni sono assolutamente positive: il gameplay e l’interfaccia rimangono legate a quelle di Kingdom Hearts 2 con l’ovvia aggiunta di un dinamismo maggiore, combo e mosse finali sempre più spettacolari.
In questo caso la paura è che a lungo andare il gioco non riesca ad innovare più di tanto, lasciando la spiacevole sensazione di star giocando ad un terzo episodio del 2005-2010, piuttosto che ad un titolo del 2019.
In conclusione, Kingdom Hearts 3 è un titolo che attendo con trepidazione e non vedo l’ora di poterci mettere le mani sopra e testarlo a fondo, in modo tale da confermare o dissipare i dubbi sopraggiunti in questi lunghi anni di spin-off canonici e capitoli per browser. Restate con noi per tutte le informazioni sul gioco e per la nostra recensione completa.