La trama: l’arte della confusione sconnessa
Mi sono approcciato al pad con qualche timore reverenziale, chiedendomi: sarà davvero la volta buona, dopo tanti anni? Con questo interrogativo ho avviato il gioco e dato il via alla modalità campagna, con difficoltà normale. Subito rimango piacevolmente sorpreso dal notare che il Lockeed F-104 è realmente pilotabile nel gioco. Questo caccia degli anni ’50 è una new entry nell’universo di Ace Combat. Nel giro di due o tre missioni, però, la piacevole sensazione viene meno: che cosa mi stanno raccontando a schermo? Riassumiamo senza spoiler: noi siamo un pilota, nome in codice Trigger, in forse alla nazione di Osea. Purtroppo commettiamo (forse) un’azione sbagliata e veniamo confinati nella base 444, copertura di un penitenziario. Questa base riesce a ingannare il nemico con incredibili ritrovati tecnici, sotto forma di palloni gonfiabili a forma di autobotte. In questo contesto verremmo comunque coinvolti in missioni insieme ad altri detenuti, fra sfottò e minacce da parte del controllo aereo. Parallelamente alla nostra storia verranno narrate le vicissitudini di una ragazza: un meccanico capace di costruire aerei da rottami come nel miglior Art Attack, che, verso le battute finali dell’avventura, incrocerà la strada del nostro silenziosissimo alterego Trigger. Per rincarare la dose abbiamo una regina sostanzialmente inutile e un pilota leggendario prossimo all’alzhaimer. Purtroppo, inoltre, la caratterizzazione dei personaggi e alcuni passaggi chiave dell’intreccio narrativo saranno relegati alle comunicazioni radio durante il gioco. Dico purtroppo perchè al 99% dei casi o leggiamo o buttiamo a mare l’aereo. Servirebbe una sorta di copilota ad assisterci oppure un’eccellente conoscenza della lingua inglese, per via del fatto che le voci sono filtrate dall’effetto di simulazione della radio. I filmati d’intermezzo sono di una lentezza disarmante e purtroppo anche il finale non fa scendere la lacrimuccia come, per esempio, erano in grado di fare Squadron Leader e The Belkan War. La trama, insomma, sostiene semplicemente le missioni ma non invoglia a procedere nel titolo. Lo ammetto, ho terminato Ace Combat 7: Skies Unknown a fatica. Non mi era mai capitato dal 1995, anno d’uscita di Air Combat su PlayStation. Ciò che sconcerta un appasionato d’aviazione è, poi, l’assoluta non verosimiglianza degli avvenimenti che vedremo a schermo. Specifico: Ace Combat 7: Skies Unknown non è un simulatore e quindi non gli si chiede il realismo… ma la verosimiglianza si. Ecco perchè, quindi, infstidisce essere colpiti da 10 fulmini in 3 minuti. O, ancora, dover evitare di essere illuminati da un faro pena il vedersi saltare la copertura (perchè con fior fiori di velivoli, radar ecc devo essere illuminato da una torcia per essere scoperto?). In ultimo, ma solo per esempio, occorre almeno storcere il naso di fronte a una portaerei abbandonata con tanto di velivoli stivati sotto il ponte. Ma chi mai lo farebbe? Chi abbandonerebbe una portaerei e per di più con tutti gli aerei a bordo? Infine, in generale, manca proprio il trasporto emotivo… cardine dell’esperienza legata alla saga di Ace Combat. Mi rendo conto che posso sembrare “troppo preciso” ma, in generale, tengo molto alla coerenza nelle scelte di gameplay e nelle trame.
Gameplay: fra vecchio (buono) e nuovo (così così)
Ace Combat 7: Skies Unknown ha sempre sbandierato alla grande il nuovo sistema dedicato alle nuvole. Effettivamente il meteo fa una grossa parte nel corso dell’avventura. Fra ghiaccio, temporali e tempeste di sabbia ce n’è per tutti i gusti. Anche troppo, in realtà. Le tanto decantate condizioni atmosferiche sono, spesso, il perno a cui ruota intorno l’intera esperienza di una missione. Purtroppo, la maggior parte delle volte, queste nuove opportunità di gameplay sono troppo invasive. A livello grafico, per esempio, è stato implementato l’effetto dell’acqua sul tettuccio. Il problema è che queste gocce hanno la stesse caratteristiche di quelle che impattano sul parabrezza della mia auto a 70 all’ora: non mi fanno vedere nulla fin quando non avvio i tergicristalli. Su un aereo, con velocità in gioco enormemente superiori, l’acqua non si comporta così. Il risultato è che durante un temporale non potremo utilizzare la visuale interna perchè letteralmente non saremo in grado di vedere praticamente nulla fuori. Durante i temporali, per altro, i fulmini potranno colpire il nostro velivolo e mandare fuori uso il sistema di puntamento per qualche secondo. In una specifica missione avremo a che fare anche con una tempesta di sabbia, con cambio d’approccio tattico annesso. Il vento,infine, è una delle variabili in Ace Combat 7: Skies Unknown ma, anche qui, il suo effetto sulla giocabilità è veramente grezzo, portando il velivolo a perdere quota e rotta in maniera fin troppo impattante. Spesso ci chiederemo chi diavolo volerebbe in un contesto del genere.
Per ciò che riguarda il sistema di controllo, invece, non troveremo più i corridoi d’ingaggio in stile Assault Horizon. Questo tipo di esperienza è stata soppiantata da un ritorno alle origini quanto mai necessario e appagante. Gli stick analogici permettono di gestire il nostro aereo e ruotare la telecamera. I grilleti, invece, avranno il compito di accelerare e rallentare il velivolo. Richiamandoli entrambi, infine, potremo eseguire una virata stretta. Esagerando con le decelerazioni correremo il rischio di entrare in stallo con conseguente perdita di quota, evenienza che può rivelarsi fatale quando voliamo bassi. Il touchpad, infine, permette di gestire l’ampiezza della mini mappa in basso a sinistra.
In generale, il feeling è quello di uno sparatutto arcade nei cieli e non certo quello di una simulazione. E’ assolutamente giusto così, chi cerca un’esperienza ferrea è meglio che si dedichi a DCS, per esempio. Ace Combat 7: Skies Unknown non si presenta certo con l’intenzione d’essere simulativo e non ne fa mistero. La difficoltà, comunque, rimane piacevolmente alta anche a livello normale (in certi momenti sopratutto). La modalità facile è accessibile per tutti mentre quella difficile è realmente probante e sconsigliata se non siete abituati a questo tipo di titoli, per lo meno alla prima run. La longevità, per ciò che mi riguarda, non è eccelsa proprio per l’intrinseca difficoltà legata non tanto alla sfida ma spesso alle condizioni meteo. Alcune missioni, credetemi, non vorrete più vederle manco con il binocolo.
Segnalo, infine, una non perfetta cura relativa alla lunghezza delle missioni. Mi spiego meglio: certe volte è meglio ammazzarsi e ripartire dal ceckpoint perchè avremo finito le armi. Non capita di rado, mi sono imbattuto in questa cosa tre o quattro volte nel corso della mia esperienza. E’ come se la quantita di abbattimenti richiesta non sia stata bilanciata in funzione del carico medio di armi degli aerei disponibili. In ultimo, seleziona con cura l’arma speciale perchè avrà un esito importante in più d’una occasione. Da evitare le bombe, caratterizzate da una fisica totalmente fantasiosa come nelle precedenti incarnazioni.
Impianto grafico e sonoro
La piattaforma oggetto della nostra recensione è Sony PlayStation 4 PRO. Su questa console il titolo di Project Aces gira in 1080p a 60fps tutt’altro che stabili. Su Xbox One liscia la risoluzione è di 720p. Queste due informazioni, unite a una certa povertà grafica generale, dovrebbero farti capire dove voglio arrivare. Intendiamoci, Ace Combat 7: Skies Unknown non è un fallimento tecnico a tutto tondo. Il colpo d’occhio generale si fa apprezzare sopratutto in funzione di un sistema d’illuminazione ben congeniato che spesso copre i restanti limiti. Le texture relative al terreno sono spesso slavate ma, anche qui, è un prezzo da pagare quando è necessario renderizzare un ambiente ampio come quello di un “simulatore” di volo. Ciò che lascia con l’amaro in bocca è la modellazione poligonale dei velivoli e, in generale, l’immagine poco pulita a causa del marcato aliasing. L’estensione della distanza di visione è ottima, con montagne e rilievi visibili da molto lontano. Ciò che invece fa parte del popolamento del terreno, come case e alberi, è caratterizzato da un fastidioso pop-up a circa 1000 metri dal nostro aereo. A bassa quota questa cosa è molto evidente. Gli effetti volumetrici hanno alti e bassi: ottime le esplosioni ma pessime le fiamme relative al nostro game over in caso d’impatto col terreno. Le già citate nuvole soffrono di una risoluzione un pò bassa che non le rende reali. Sembrano, in effetti, grossi pezzi di zucchero filato abbandonato nei cieli. Le nuvole di Flight Simulator X con l’addon REX (stiamo parlando del 2007) erano molto più convincenti. I 60fps vacillano spesso e volentieri in presenza di molto traffico di velivoli e missili, in particolar modo nei pressi del gigantesco Arsenal Bird. La visuale dall’abitacolo è ben fatta e parte della strumentazione risulta realmente funzionante. Ottimi anche i dettagli di graffi e usura su tettuccio e cockpit stesso. Riguardo alla fruibilità di questa visuale, invece, il giudizio varia da aereo ad aereo: alcuni si prestano di più altri di meno. La visuale in terza persona è funzionale ma personalmente non la prendo in considerazione. Fra l’altro l’effetto del calore generato dai nostri motori è alquanto grossolano e, inoltre, non riprodotto in alcune inquadrature del replay: perchè?
L’impatto sonoro del titolo è molto buono, sia per effettistica che in quanto alla colonna sonora, pur non raggiungendo i vecchi fasti.
Ace Combat: il Gran Turismo dei cieli
Una delle freccie nell’arco della serie Ace Combat è sempre stata l’assortimento di velivoli presenti. Fra vecchi e nuovi, anche in Ace Combat 7: Skies Unknown c’è l’imbarazzo della scelta. Potrete portare in cielo caccia iconici, passando per mezzi multiruolo all’avanguardia. La novità di questa incarnazione è l’albero degli aerei. Sostanzialmente potremo, attraverso i crediti guadagnati in-game, acquistare nuovi aereomobili e armi. Inoltre, vera novità, sono presenti diversi potenziamenti legati sia ai velivoli che alle armi trasportate. Non basterà una singola run per accedere a tutto ciò che il titolo ci mette a disposizione ma, comunque, sarà possibile affrontare le missioni anche singolarmente (dopo averle sbloccate in modalità campagna). Fanno un pò ridere alcuni specifici potenziamenti come, per esempio, “serbatoio antiproiettile”. Anche alcune descrizioni sono fantasione: nomino quella del già citato F-104, che viene definitivo manovrabile grazie alle ali trapezoidali. L’F-104 era una bara. Nemmeno gli USA l’hanno voluto (progetto americano). Era sostanzialmente un missile con pilota. L’ultimo utente, fra l’altro, è stata la nostra Aeronautica Militare Italiana che, fino alla sostituzione con l’Eurofighter Typhoon nei primi anni 2000, lo utilizzava nella versione migliorata ASA. Un altro velivolo, L’F-4 Phantom II, recita “la versione E è utilizzata in aviazione”. Ok… le altre invece hanno applicazioni legate alla cosmesi?
Multiplayer e VR
Le modalità multiplayer di Ace Combat 7: Skies Unknown sono solamente due: deathmatch e battle royale (con 8 piloti). Poco, sopratutto per la mancanza della modalità cooperativa: vedremo cosa ha in serbo Namco per il futuro. Riguardo al VR, le missioni giocabili sono solamente 3 per un’oretta di gameplay: poco più di una demo. Interessante l’integrazione del visore, pur a spese di un peggioramento grafico ma, purtroppo, relegata a sole 3 esperienze.