Genesis Alpha One è uno di quei titoli che dal trailer sembra molto ambizioso. Così tanto da spingere il giocatore a chiedersi se il gioco sarà veramente come mostrato a video. Una galassia generata proceduralmente, pianeti da esplorare, una nave da creare e gestire, equipaggio da personalizzare ed infestazioni aliene degne del primo Alien. Cosa chiedere di più? Vediamo se tutte queste premesse saranno rispettate.
Interstellar, sei tu?
La trama di Genesis Alpha One parte dal più classico degli incipit fantascientifici. L’umanità è messa alle strette da anni di consumismo e la terra è sovrapopolata e senza risorse. In questo scenario apocalittico, un insieme di corporazioni spaziali mandano nello spazio cloni dei migliori esseri umani, allo scopo di cercare dei nuovi pianeti per il proseguimento della vita umana ed iniziare una nuova genesi.
Tutto questo è reso possibile da enormi navi spaziali, le quali ospiteranno l’equipaggio di cloni e tutto ciò che occorre per muoversi nello spazio più pericoloso. Inoltre, l’umanità ha padroneggiato la genetica a tal punto da permettere la creazione di ibridi, più adattabili e resistenti. Si parla, quindi, di iniziare una nuova genesi anche su pianeti apparentemente ostili.
Come detto, non è una vera e propria storia, ma semplicemente un pretesto per buttarci nello spazio profondo, lasciandoci la gestione di una nave spaziale senza una meta precisa, ma con un obiettivo ben chiaro: salvare l’umanità.
La nave dell’Ikea
La nave spaziale è di vitale importanza per la riuscita della nostra missione. Infatti, oltre ad essere la nostra unica dimora, essa è anche la principale fonte di risorse, equipaggio ed equipaggiamento.
Genesis Alpha One ci lascia assoluta libertà di gestione e creazione della nostra arca di salvezza. All’inizio della partita, infatti, possiamo scegliere una compagnia spaziale tra quelle proposte dal titolo. Questa scelta ci garantisce degli importanti bonus passivi, i quali fanno la differenza nelle prime fasi di gioco, per poi assottigliare sempre di più la loro rilevanza.
Dopo questa scelta il giocatore viene proiettato nella schermata di costruzione e gestione della nave. Qui possiamo modellare il nostro vascello partendo letteralmente da zero. Si inizia dal fondamentale ponte di comando, proseguendo per la serra, per poi creare il raggio traente. Ogni modulo ha una funzione specifica, ma alcuni di essi sono imprescindibili.
Per esempio, la serra serve ad ospitare le piante che creeranno l’atmosfera respirabile della nostra nave, generando ossigeno. Nel caso della creazione di membri dell’equipaggio ibridi, avremo bisogno di piante diverse, al fine di creare l’atmosfera anche per loro. In caso contrario, non sarà possibile creare quel clone.
Il raggio traente, invece, serve a raccogliere risorse dai detriti spaziali sparsi per i sistemi che visiteremo. Queste ultime sono fondamentali per creare ulteriori moduli ed equipaggiamento.
Le risorse vanno conservate. Ecco che si rende necessario costruire un modulo magazzino per poterle mettere da parte. Finisce lo spazio disponibile? Occorre creare altri magazzini.
Non tutte le risorse sono reperibili dai detriti. Spesso, infatti, occorre iniziare delle spedizioni sui pianeti inesplorati (di cui parleremo a breve) per raccoglierne altre. Questi minerali, tuttavia, non saranno raffinati, pertanto vanno messi nel deposito (che va creato come gli altri moduli), in attesa di passare dalla raffineria (nuovo modulo da creare), per poi arrivare nel magazzino.
Ogni singola funzione della nave può vantare un modulo specifico, il quale va in combinazione con gli altri per creare un ecosistema efficiente. Lo stesso dicasi per la creazione dei cloni.
Carne da macello?
L’equipaggio, infatti, è la nostra risorsa più preziosa. Tanto per cominciare, sono le “vite” a disposizione in caso di dipartita del nostro alter ego. Infatti, se il nostro personaggio dovesse morire, prenderemmo il controllo di uno degli altri componenti dell’equipaggio, fino alla morte di tutti coloro che abitano la nostra nave.
Oltre a questo, ogni membro può essere assegnato ai numerosi lavori necessari per mandare avanti la nave. Assegnando personale ai vari moduli, infatti, si può velocizzare il lavoro, ottenendo tutto più velocemente. Questo ci permette di creare una vera e propria “catena di montaggio” virtuale, in cui tutto funziona continuamente.
Come ottenere nuovo, prezioso, personale per la nostra genesi?
Sostanzialmente, ottenendo il DNA delle specie aliene incontrate nei nostri viaggi possiamo creare degli ibridi con caratteristiche uniche. Alcune specie forniscono più intelligenza, altre una resistenza maggiore ed altre ancora possono darci preziose abilità attive da utilizzare a piacimento, come scudi od onde d’urto. Insomma, la varità da questo punto di vista, non manca.
Per ottenere tutto questo abbiamo bisogno di un modulo specifico: l’impianto di clonazione. Tuttavia, anche il DNA alieno è una risorsa, pertanto richiede, a sua volta, il modulo della biocisterna per essere conservato.
Come si può vedere, la creazione della nave delinea una componente gestionale profonda e di tutto rispetto, capace di mettere alla prova anche i giocatori navigati. Il gran numero di moduli, la gestione e personalizzazione dell’equipaggio e le numerose mansioni richiedono di comprendere al meglio le meccaniche di Genesis Alpha One, per non incorrere troppo spesso nei fallimenti.
La nostra nave
Tutto questo, inoltre, non è relegato ad una semplice schermata. La parte intrigante del titolo, infatti, risiede nella possibilità di esplorare la nostra nave con una visuale in soggettiva. Questo ci permette di visitare in prima persona ogni modulo, richiedendo al giocatore di recarsi nelle stanze in cui si vuole svolgere qualche funzione. Dobbiamo creare una nuova arma? Bisogna andare in armeria (la quale, peraltro, è un modulo a sua volta).
Questo permette una grande immersività, avvalorata da tanti piccoli dettagli e dallo svolgimento in tempo reale di ogni funzione di bordo. Per esempio, una volta tornati da una spedizione su un pianeta, la nostra scialuppa avrà la stiva piena del nostro ultimo carico. Occorre aspettare che dei robot svuotino fisicamente la navetta, portando le risorse nel deposito.
Chiaramente è conveniente sfruttare questo tempo per fare altro, quindi costruire la nave in modo da trovare facilmente le stanze desiderate, mettendo vicino quelle più usate, diventa fondamentale per ridurre i tempi.
Nonostante questi innegabili pregi, la componente gestionale di Genesis Alpha One ha anche dei difetti. Andando avanti nel titolo, infatti, i tempi di attesa per lo svolgimento in tempo reale delle funzioni diventano sempre più brevi. Questo accade per la costruzione di robot e l’assegnazione diversi membri dell’equipaggio ai moduli, che “automatizzano” tutto. Il vero problema, si manifesta all’inizio delle partite successive.
Nelle prime fasi dell’avventura, infatti, la progressione risulta estremamente lenta e noiosa, con tempi dilatatissimi per ottenere le risorse necessarie alla creazione di nuovi moduli o di nuovi cloni.
Questa problematica è aggravata dalla natura roguelike del gioco: in caso di game over si riparte da zero. Questo anche dopo svariate ore di grinding e gestione. Ogni avventura, infatti, può durare anche più di dieci ore (e diversi giorni di gioco), quindi dopo essersi abituati ad avere una nave automatizzata, ripartire con i ritmi lenti delle prime fasi di gioco risulta, ogni volta, spiazzante e noioso.
Va detto che il difetto non è la morte permanente (la quale, invece, ci obbliga a ponderare ogni scelta), ma la lentezza estrema delle prime ore di ogni partita.
A questo si aggiunge la necessità di grinding estremo per ottenere qualsiasi cosa. Infatti, per la creazione di nuovi cloni e di nuove armi occorre reperire dei campioni di DNA e dei moduli arma. Il numero degli esemplari da ottenere, tuttavia, richiede di falciare orde intere di nemici, sperando nel drop delle unità necessarie. Anche in questo caso, la prima volta non crea nessun problema, ma durante le partite successive diventa noioso.
Life form detected
Genesis Alpha One non è soltanto un gestionale. La già citata visuale in soggettiva ci accompagna anche durante le spedizioni sui pianeti e le infestazioni della nostra nave. Detto così sembra esaltante, vero? Nella pratica lo è un pò meno.
Come già accennato, è possibile atterrare sui pianeti per reperire e raccogliere risorse, tecnologie e DNA. Entrando nella navetta dell’hangar è possibile avviare una spedizione sulla superficie di un pianeta qualsiasi. Qui dobbiamo raccogliere i minerali da formazioni rocciose facilmente riconoscibili, mentre ci difendiamo da ondate di nemici progressivamente più pericolosi.
Nonostante il divertimento iniziale, questa parte di gameplay viene presto a noia. I pianeti sono esplorabili soltanto per una piccolissima parte intorno alla scialuppa usata per l’atterraggio e, soprattutto, sono vuoti e privi di mordente. Ogni esplorazione si riduce alla ricerca delle rocce colorate nel minor tempo possibile o della tecnologia, presente in alcuni casi.
A questo si aggiunge l’IA deficitaria dei nemici (e la loro poca varietà nelle prime ore di gioco), che hanno dei pattern d’attacco limitati e prevedibili. Come se non bastasse, basta girare intorno ad una roccia o salirci s0pra per vederli andare nel pallone, distruggendo completamente l’immedesimazione raggiunta a bordo della nave. Persino i pirati spaziali, che in teoria dovrebbero essere coordinati, si limitano ad attaccare avanzando, senza nessun tipo di tattica di accerchiamento.
L’IA dei compagni non è da meno. Di fatto, questi ultimi si limitano a raccogliere risorse od a sparare i nemici nel loro raggio d’azione. Niente di più e niente di meno.
Persino in Half Life i soldati erano più organizzati dei comuni mostri, quindi, oltre una decade dopo sarebbe auspicabile chiedere un’IA che possa essere definibile tale. Il brutto è che uccidere i nemici è necessario per la creazione di un equipaggio più equilibrato e per reperire abilità e tecnologie, quindi gli scontri non sono evitabili per troppo tempo.
La situazione non migliora nelle infestazioni all’interno della nave. In questo caso i nemici possono nascondersi nei cunicoli di emergenza situati sotto il pavimento delle stanze. Inizialmente risulta facile individuarli, tuttavia andando avanti ed aggiungendo moduli, occorre esplorare l’intera struttura della nave in lungo ed in largo per cercare l’origine dell’infestazione ed i nodi energetici rotti, necessari per tenere il modulo ancorato agli altri.
In ultimo, va segnalato il problema riscontrabile nel tutorial. Quest’ultimo si limita ad indicarci la funzione dei singoli moduli, ignorando completamente altre meccaniche fondamentali. All’inizio del titolo saremo spaesati in molte occasioni, dato che inizialmente ci vengono spiegati solo dei semplici rudimenti, ben lontani dalle basi necessarie per non morire dopo poco tempo per un evento casuale o un assalto di pirati.
La realizzazione tecnica
Genesis Alpha One vede una realizzazione tecnica accettabile per un indie, ma nulla di davvero degno di nota. Le stanze della nave presentano una buona illuminazione, tuttavia i pianeti risultano spesso spogli e troppo simili tra loro. Allo stesso modo, i nemici tendono a ripetersi, diventando presto delle semplici varianti del modello base. In ultimo, le animazioni sono appena decenti.
La colonna sonora si attesta sullo stesso livello, con musiche e rumori ambientali accettabili, ma non degni di nota.
Per concludere
Genesis Alpha One non è un brutto gioco, ma la realizzazione spartana di molte meccaniche abbassa inesorabilmente la valutazione finale. Gli appassionati di simulatori spaziali e di odissee tra le stelle troveranno pane per i loro denti e potranno persino apprezzarlo. Tuttavia, tutti coloro a cui non piacciono queste meccaniche e questo setting, possono tranquillamente starne alla larga.