Capita (assai raramente in verità) che in alcuni titoli l’ambiente di gioco, i luoghi in cui si svolge la narrativa dell’eroe di turno e quant’altro vada a ravvivare gli elementi a schermo assurga a ruolo di vero e proprio comprimario del medesimo arrivando talvolta addirittura ad adombrarlo per la mastodonticità del “set cinematografico” in cui è immerso.
A tale categoria di giochi rientra senz’altro l’ultima fatica Rockstar Red Dead Redemption 2, ma anche l’ultimo God of War sotto tale aspetto non è da sottovalutare regalando a quest’avventura una scenografia spaccamascella che conferisce alla trama di gioco quella epicità che altrimenti non potrebbe vantare.
Ebbene per quanto oggi mostratoci da SIE Bend Studio, l’imminente Days Gone non sarà una mera riproposizione di un survival horror in salsa open world ma piuttosto – al pari dei suoi illustri predecessori innanzi citati – l’ambientazione, non solo regalerà scenari variegati dal punto di vista visivo, ma avrà il suo peso e la sua incidenza nell’approccio che il giocatore sceglierà di adottare nella lotta ai non-morti.
Notorio ormai dai primi annunci ufficiali è che la nuova avventura horror sarà ambientata nell’Oregon che, benché abbia una superficie molto ampia, è caratterizzata per la maggiore da zone boschive (per ciò disabitate), intervallate dalla presenza di vulcani attivi: non a caso il team di sviluppo ha scelto tale location volendo accrescere il senso di solitudine e di inadeguatezza del protagonista nel fronteggiare le orde di non-morti potendo contare essenzialmente solo su se stesso. Pertanto, dobbiamo prepararci a percorrere (in sella alla nostra fidata motocicletta o a piedi) sia sterminate zone erbose che piane laviche con annesse grotte (tutte da scoprire).
Non solo, l’Oregon è altresì caratterizzato da numerose cascate (anch’esse visitabili nell’ambiente di gioco) incastonate in maestose foreste d’alto impatto emotivo a cui segue anche una vasta zona desertica.
Dulcis in fundo, a contornare ulteriormente l’atmosfera di gioco ci sono i suggestivi quanto sinistri paesini abbandonati (i c.d. gosth town) tutti liberamente visitabili ed ispezionabili seppur vivendo nel costante pericolo (e non improbabile) di un attacco massivo dei non-morti.
Sulla scorta di quanto brevemente descritto, possiamo ben spearare che la struttura open world di Days Gone non finisca per annoiare per la stessa ampia varietà degli scenari messi a disposizione dagli sviluppatori che, si spera bene, abbiano dotato gli stessi di una caratterizzazione e di una interattività tale da segnare le differenze tra una location e l’altra non solo a livello visivo.
Quanto finora visto, lascia ben sperare che tutte le aspettative alimentate da SIE Ben Studios possano trovare la definitiva consacrazione con l’uscita del titolo completo…