Perchè giocare a Glass Masquerade? Semplice, per rilassarsi.
Non si spara, non si corre, non si perde ma soprattutto non si vince. Ci si rilassa e basta. E va più che bene. Ma non è esente da difetti nella sua semplicità: scopriamo quali sono i pro e i contro di investire il proprio tempo con Glass Masquerade.
Il gioco è il più classico dei rompicapo, anzi è esattamente un puzzle in cui siamo chiamati a riempire gli spazi a disposizione con i tasselli di un mosaico in vetro, sfondo di enormi orologi analogici, resi nel più evidente esempio di stile déco degli ultimi anni nel mondo dei videogiochi.
Attraverso una mappa che ci invita a conoscere le opere presentate in giro per il mondo in alcune Fiere internazionali, scegliamo quale nazione visitare prima, vuoi per gusto vuoi per tifoseria.
Ogni mosaico ha infatti un forte richiamo, pur mantenendo lo stile comune, alla storia o al folklore del paese che rappresenta: Sherlock Holmes e la nebbia delle strade di Londra per gli UK o il Minotauro per la Grecia sono solo alcuni degli esempi esposti nel gioco.
Una volta completato il livello, cosa estremamente facile tra l’altro (ma che richiede un tempo diverso in relazione al grado di sfida e alla nostra velocità e colpo d’occhio), possiamo poi raggiungere una nazione adiacente con la relativa sfida da completare, scegliendo la prossima tappa sia per vicinanza che per la relativa difficoltà preavvisata per completare la sfida.
Come si gioca a Glass Masquerade?
Il gioco in sé non presenta una struttura complessa. Infatti una volta iniziato il livello, il primo passo da fare è scegliere quali pezzi incastrare nello spazio disponibile: al centro c’è la nostra “tela” e, tutto attorno in un’interfaccia circolare, i pezzi del puzzle dei quali è visibile solo la sagoma scura. Una volta selezionati essi prendono vita, colore e posizione (nel senso della rotazione). Sta poi a noi individuare quali muovere prima ( non possiamo incastrare elementi che non hanno un relativo spazio in cui incastrarsi) e dove metterli.
Un aiuto viene dato all’inizio di ogni livello dalla presenza di pezzi evidenziati e pallini da far coincidere sulla tela: sono sempre i pezzi esterni e, se serve, ti consiglio di partire sempre dai bordi in ogni caso.
Il fascino, come vedi, non sta nella struttura di gioco, lineare e semplice, ma risiede nello stile scelto per il gioco. I movimenti, i suoni, l’interfaccia stessa, hanno sì una forte ispirazione déco (subito presentata col primo puzzle in Francia) ma troviamo nel gioco anche dei dettagli steampunk che entusiasmano senza disturbare.
Certo, questo titolo di Onix Lute non splende per potenza di calcolo o per un qualcosa di fenomenale che potrebbe rivoluzionare il filone dei puzzle game, ma è sicuramente proprio quello il potere e la forza di Glass Masquerade. Il fascino sta tutto esclusivamente nella tradizione e nella chimica: il più sincero dei puzzle spostato da una cornice in legno ad uno schermo in plastica che porta dietro con sé la giusta dose di dopamina che solo un certo tipo di passatempo tradizionale può offrire.
E non sarebbe così rilassante se Glass Masquerade non fosse accompagnato, così com’è, sia da una sapiente penna grafica che omaggia e non offende l’arte, sia da una colonna sonora perfetta per il gioco, una di quelle strutture audio da ascoltare seduti su una poltroncina, con accanto un the caldo o un buon brandy.
Una cosa che avrei preferito, che non avrebbe tolto spazio a relax ma avrebbe aggiunto un tocco di sfida figlio dei puzzle reali, è sicuramente la possibilità di ruotare i pezzi per farli combaciare. Invece nel gioco questi arrivano già nel verso giusto, bisogna solo trovare dove incastrarli (a volte con un pizzico di difficoltà, più tecnica che altro).
All’inizio ho pensato fosse per non rendere poco usabile il touch, ma sarebbe bastato un doppio tap per ruotare gli elementi in quel caso. Niente di grave o trascendentale sia chiaro, ma sono dettagli da non trascurare.
Un plus su Nintendo Switch
E su Nintendo Switch, per fortuna direi, il valore aggiunto a Glass Masquerade è sicuramente la presenza e la possibilità di usare il touch screen: non sempre perfetto e non comodo sicuramente per tutti (date le dimensioni dei pezzi del puzzle e delle nostre dita), il touch screen sembra portare in fondo i componenti del puzzle in vita, con la sensazione spesso di giocare a qualcosa che ancora oggi dovrebbe essere davvero nelle case di tutti.
Questa versione per Switch resta comunque un port dall’originale per Steam del 2016, ma in titoli come Glass Masquerade il tempo non conta: non importa quanto tempo ci metti a completarlo e non importa quanto tempo passerà, resterà sempre un buon passatempo ed è questo che devono essere alcuni videogiochi, specialmente se parliamo di puzzle game.