Quando ho avviato per la prima Degrees of Separation ero mosso da una certa curiosità nata dopo averne visto spezzoni di gameplay in alcuni video su internet. Già da subito ero ben conscio che non mi sarei trovato davanti un gioco particolarmente difficile, ma, pad alla mano, posso ora dirvi che il livello di difficoltà di questo platform 2D è davvero accessibile a tutti, anche a giocatori con meno esperienza. Tuttavia quella che probabilmente è la vera forza del gioco è il fatto che esso risulti molto più godibile se giocato in coop (locale o globale) con un partner. Fin dai primi minuti balza anche agli occhi la somiglianza del titolo pubblicato da Modus con i giochi che compongono la trilogia di Trine. Le due opere condividono infatti le stesse ambientazioni fiabesche e a tratti oniriche tipiche del genere fantasy. Ci troveremo quindi a esplorare boschi, castelli, caverne, sotterranei e segrete, risolvendo valanghe di puzzle ed enigmi ambientali.
Giù dal letto!
Senza alcuna presentazione saremo subito catapultati ai comandi dei protagonisti di questa avventura, svegliandoli dai rispettivi sonni. I due sono Ember e Rime, una ragazza e un ragazzo attratti l’un l’altra ma divisi da una forza misteriosa e caratterizzati da poteri diametralmenti opposti: lei accende e scioglie col potere del fuoco tutto ciò che la corconda, lui gela o spegne col potere del ghiaccio tutto il resto.. In ogni momento potremmo decidere di passare da un pg all’altro con la semplice pressione di un tasto o, premendone un altro, potremmo chiedere al nostro partner di seguirci o raggiungerci. Ciò che ci lascia un po’ perplessi è la “piattezza” di questi due personaggi, che oltre a essere particolarmente stilizzati e stereotipati risultano anche piuttosto privi di alcun carisma che possa in qualche modo lasciarceli a lungo nella memoria.
Fammi Strada!
Il gameplay di Degrees of Separation ruota appunto intorno alla dicotomia della giovane coppia, la quale solo cooperando può riuscire ad aprirsi la strada verso lo scenario o il mondo successivo. Nel corso della nostra avventura per esempio ci troveremo quindi a posizionarci con Ember nei pressi di una lanterna che, accendendosi all’istante, ci permetterà di sfruttare l’effetto “mongolfiera” per attivare una piattaforma elevabile. Dall’altro canto Rime, col suo potere, potrà attraversare pozzanghere o laghetti senza sprofondarci poichè essi risulteranno subito ghiacciati o potrà formare enormi palle di neve per superare determinati ostacoli. Nel corso della nostra avventura ci troveremo però ad apprendere anche nuovi poteri come ad esempio quello di formare ponti di luce percorribili tra i due protagonisti che, oltre a permetterci l’avanzamento tra i mondi ci permetteranno anche di poter raggiungere le sciarpe magiche disseminate ovunque all’interno dei vari livelli. Il raggiungimento di qualcuna di queste sciarpe è senza dubbio la cosa più complessa del gioco e sicuramente anche tra le piu appaganti e divertenti.
La telecronaca perfetta..
Ad accompagnarci nel corso di quella che è una storia piuttosto lineare e banale, sebbene scritta niente meno che da Chris Avellone, c’è una piacevole e azzeccatissima colonna sonora e una calda voce femminile (il gioco non dispone del doppiaggio italiano, per cui dovrete arrangiarvi coi sottotitoli) che, oltre a fare luce su alcuni punti della narrazione, è sempre presente dando indizi sulle azioni da compiere o raccontando ciò che avviene su schermo. Un’altra chicca di Degrees of Separation sono gli altari con le gemme che, qualora attivati, ci permetteranno di viaggiare velocemente in avanti o a ritroso attraverso porzioni di livello già esplorate e risolte. Questo espediente alleggerisce un’esperienza di gioco che altrimenti potrebbe risultare ancora più ripetitiva di quello che già è.
Bene ma non benissimo
Concludendo, quello sviluppato dai Moondrop (piccolo studio indie norvegese) per PlayStation 4, PC, Xbox One e Switch è un titolo la cui forza principale è nel concept e nelle ambientazioni. La sua colpa più grossa è quella di non aver introdotto nulla che già non si fosse visto in altri titoli della stesso tenore. Sebbene la realizzazione tecnica non faccia gridare al miracolo, essa riesce comunque a risultare adeguata a una produzione di questo genere. Gli enigmi ambientali, non particolarmente vari incidono purtroppo un po’ sulla ripetitività del titolo. Degrees of Separation va consigliato soprattutto a chi ha la possibilità di giocarlo in buona compagnia sul divano di casa o a chi cerca un’esperienza rilassante e non troppo impegnativa.