Dalla mente di Hideki Kamiya nascono le avventure del nuovo eroe destinato a diventare un vero simbolo della PlayStation 2. Stiamo parlando del cacciatore di demoni Dante, protagonista di un nuovo gioco action chiamato Devil May Cry.
Il segreto che non tutti sanno
Dietro al titolo, però, si nasconde un segreto davvero singolare, ossia che il gioco era stato ideato, almeno inizialmente, per essere il quarto capitolo ufficiale di una saga fin troppo nota nella generazione precedente, cioè Resident Evil. Vi invitiamo a leggere il nostro DataPlay.
Spieghiamo il paradosso. Il director del gioco, il già citato Hideki Kamiya, fino al 2000 aveva lavorato in Capcom proprio sulla saga dedicata agli zombie che tanto successo aveva riscosso presso i giocatori della prima PlayStation. La trilogia classica, formata da tre episodi ormai di culto, non aveva mai avuto un quarto episodio ufficiale, ma solo alcuni interessanti spin-off e capitoli alternativi.
Tra questi, il celebre Code Veronica per Sega Dreamcast. Serviva dunque un nuovo episodio importante che svecchiasse la saga con nuove meccaniche e nuovi protagonisti.
Action e demoni, in questo caso.
Ma dopo pochi mesi dall’inizio dei lavori, ecco che Kamiya-san si rende conto che il titolo sta prendendo una direzione troppo diversa. Ormai non c’era più nulla di Resident Evil, e a quel punto, un’idea geniale attraversa la sua mente.
Creare un nuovo franchise, che sarebbe poi diventato anch’esso una trilogia.
Devil May Cry arriva nei negozi giapponesi in un caldissimo pomeriggio di fine agosto del 2001. Registra il tutto esaurito in un solo giorno.
Tutti i possessori di PlayStation 2 vogliono provarlo, affascinati da quella incredibile atmosfera surreale, dal setting onirico, dall’ipnotico stile grafico e dalle frenetiche meccaniche action messe in piedi dall’affascinante e decadente protagonista Dante. Devil May Cry propone ai giocatori combattimenti che paiono quasi danze coreografiche. Un protagonista bello e dannato, immerso in un fantasy puro che è impossibile dimenticare.
L’utilizzo misto di armi bianche, tra cui spade e pugnali dai nomi evocativi (Force Edge Alastor e Ifrit), o di armi da fuoco, tra le quali le leggendarie doppie pistole Ebony e Ivory, rende l’azione sempre varia.
Ma la mossa definitiva, che permette a Dante di trasformarsi in demone egli stesso, per combattere alla pari con le forze del male, è il segnale che il gioco sarà destinato a restare nei nostri cuori per sempre.
Un comparto audiovisivo fuori parametro, il debutto del cosiddetto genere stilish, che verrà citato in diverse opere successive, e un character design da Oscar rendono il gioco un capolavoro cult immortale e senza tempo.
Al pari di Dante, resta nell’immaginario collettivo anche l’affascinante Trish, che ci accompagnerà durante la saga in alcuni momenti decisamente salienti dell’avventura gotica.