Per i viaggi in una nave spaziale abbiamo già conosciuto titoli come Elite Dangerous o No Man’s Sky, ma anche FTL: Faster Than Light. Se il secondo appartiene ad un genere parzialmente diverso, il primo e il terzo sono i parenti più vicini a Objects in Space, la proposta di Flat Earth Games e 505 Games che, già dal lontano 21 giugno 2018 si affacciò su Steam in Early Access, per poi uscirne lo scorso 7° marzo.
Il titolo partorito dagli sviluppatori australiani si presenta facendo intuire subito di essere un’esperienza videoludica particolare. Sebbene nel corso del gioco si impari ad amare gli aspetti più sbalorditivi dell’esperienza proposta, l’inizio non è proprio dei migliori. Sì, ci sono alcuni dettagli carinissimi che saltano all’occhio, come il fatto che il gioco si avvii allo stesso modo di un terminale di controllo delle navi spaziali che ci troveremo a pilotare, tanto da far comparire il cursore solo all’interno della sagoma stessa del monitor in cui compare il menù principale, ma avviando la modalità Storia ci si imbatte in un tutorial che, se da una parte introduce la componente narrativa in maniera secondo me efficace, dall’altra non fornisce affatto gli strumenti necessari per proseguire nel gioco fin dai primi passi, tanto è superficiale e conciso.
Objects in Space (prima di addentrarci nell’analisi del gioco è bene specificarlo) è in primo luogo un simulatore punta e clicca, con l’obiettivo quindi di riprodurre in maniera dettagliata e, appunto, rispecchiante il più possibile il contesto di pilotaggio di una nave spaziale. Al di là del tutorial, questa è uno degli aspetti più riusciti del gioco.
La rotta di Kessel in 12 parsec
Il primo impatto è nel complesso positivo. I comandi sono semplici e ci si abitua facilmente a usarli, rendendo l’esperienza molto fluida e appagante da questo punto di vista. Si può gestire quasi tutto direttamente da mouse, con tasto destro e sinistro per entrare e uscire dalle varie schermate, e con le frecce direzionali destra-sinistra per scorrere tra i vari ambienti di gioco interni alla nave, come quelli delle stazioni disseminate nello spazio. Gli ambienti di gioco che attraverseremo sono di queste due tipologie infatti: la nostra nave e le basi a cui potremo attraccare.
Nel primo caso ci muoveremo tra le varie sale di comando, la nostra stanza e poco altro. In base a quanto è complessa e grande la nave, ci possiamo trovare di fronte ad una disposizione diversa dei vari monitor. Quest’ultimi sono diversi perché hanno varie funzione, specifiche per ciascuno. Abbiamo quello per le comunicazioni, quello che riporta la mappa radar del settore in cui ci troviamo, con la possibilità di allargare la visuale su tutto il Cluster Apollo, quello che riporta lo stato dei moduli implementati nel sistema della nave, quello per la gestione delle armi e difese, quello per la gestione dei motori e quello riassuntivo dello stato della nave. Sono molti e specifici, cosa che rende poco intuitivo imparare ad usarli, a maggior ragione senza un tutorial profondo, come invece ci vorrebbe.
Nel secondo ambiente invece troviamo tanti PNG con cui interagire, e scorrendo tra le varie possibilità di aree delle stazioni spaziali possiamo incappare nelle tipologie di monitor che caratterizzano questo lato dell’esperienza. In primo luogo sulla porta d’attracco c’è lo schermo da cui poter chiedere, talvolta pagando una tassa, i permessi per far partire la nave; oltre a questo, vi è quello dedicato al mercato, da cui poter comprare pezzi speciali di ricambio per i moduli, nuovi moduli, riparazioni, pezzi comuni e tutto quel che è necessario per aggiornare/mantenere la nave. Inoltre, separatamente vi è la possibilità di comprare armi e difese per la nave, come anche un monitor, a cui siamo in un modo o nell’altro costretti a ricorrere, dal quale è possibile vendere e acquistare le navi spaziali. Non solo, ma ora viene lo spazio virtuale più importante di tutti, quello che ci permette di fare soldi: il tabellone di commercio. Su questa schermata si presentano cinque sezioni: Contratti, Licenze, Taglie e Passeggeri e Prestiti. Nel primo si trovano le offerte per le tratte commerciali, che ci richiedono di portare un bene X da un punto A a un punto B; le seconde permettono di iniziare a lavorare per qualcuno e portare quindi a termine i suoi ordini, formulati come contratto; Taglie si spiega da sé…si va a caccia di criminali per riscuotere; Passeggeri comprende tutte quelle opportunità remunerative che consistono del trasportare dei passeggeri attraverso le mete più sperdute del Cluster Apollo, alla maniera dei taxi; infine Prestiti, la schermata che permette di chiedere un prestito ad una delle banche disponibili, potendo visionare i tassi di interesse e le varie condizioni. Infine, oltre alle varie stazioni, è possibile fare incontri (per lo più con sgradevoli quanto forti pirati) girovagando nello spazio. Infatti, piccola nota dalla particolare rilevanza, la richiesta hardware per far girare il gioco su PC è dovuta al fatto che nel complesso di stelle in cui ci troviamo, gli eventi accadono indipendentemente da se vi prendiamo parte, e così in ogni angolo di mappa, lasciando a noi la scelta su quale pezzo di storia vogliamo vivere.
Però no, lo spazio non lo vedremo se non dalla mappa radar dalla quale è possibile gestire gli spostamenti e le manovre di movimento della nave, o dalla piccola finestrella delle porte di ingresso, se la nave in uso ne è dotata.
Sebbene a primo acchito questa descrizione del gioco non entusiasmi, è stupefacente quanto riesca a immergere nell’atmosfera. Quest’ultima è veramente pervasiva e totalizzante quando si è dentro il gioco, tanto che viene da chiedersi il perché. E la motivazione va ricercata nelle scelte artistiche fatte a monte, ovvero quella che sembra essere una ponderata decisione di ‘tralasciare’ il comparto grafico del gioco, facendolo apparire un ritorno agli anni ’90, in favore di un sonoro veramente azzeccato. Questo infatti riesce a ricreare la sensazione di solitudine che più facilmente si attribuisce ai viaggi spaziali, specie se si è da soli in nave. Così, non sentiremo il silenzio perfetto, ma anzi un assordante quanto monotono rumore proveniente dal generatore del nostro mezzo, che può essere addolcito avviando il riproduttore musicale (con tracce originali), quando presente, incorporato nella nostra cabina di comando. Il ronzio si attenua se ci spostiamo in ambienti come la nostra stanza personale, più lontana dal generatore, per incrementare via via che ci avviciniamo.
Oltre ai modelli spigolosi, gli ambienti poco dettagliati, una grafica banale con un sonoro semplice quanto profondo e studiato, ci sono alcuni dettagli che meritano menzione. Il principale è il sistema di riparazione all’interno della nave. Meraviglioso nel tutorial quando si rompe un pezzo del modulo, portando come conseguenza una frenetica rotazione della nave su se stessa, e ci tocca ripararlo. Per farlo, bisogna andare a individuare lo specifico modulo, cliccarci sopra, svitare le quattro viti che fissano lo sportello protettivo, pigiare il pulsante che lo apre, estrarre il pezzo rotto, inserire quello nuovo, e fare il processo inverso, un po’ come se lo si facesse davvero con le nostre mani. Dettagli che per un gioco di avventura possono sembrare trascurabili, ma trattandosi di un titolo di simulazione è senz’altro un’attenzione molto nonché necessaria. In più, relativamente alla navigazione, è necessario imparare bene a manovrare la nave per evitare aree burrascose, coperte da nebuole elettromagnetiche in grado di danneggiare i dispositivi di bordo, disorientandoci o comunque mettendoci in seria difficoltà. Anche questa seconda chicca fa sì che l’immersione nel gioco non sia momentanea, bensì profonda e duratura.
Il silenzio dello spazio racconta
Sebbene l’elemento centrale sia la dinamica di simulazione Objects in Space parte nel tutorial con una narrazione che riesce a catturare l’attenzione. Dopo un “salto nell’iperspazio” andato male, ci troviamo con la nostra nave spaziale intrappolati all’interno dei confini del cluster Apollo, un insieme di stelle dal quale non riusciamo più a tornare sulla Terra. La prima cosa che ci palesa è che il nostro mezzo è antiquato, avendoci il salto portati avanti di circa 45 anni, e quindi fuori legge per la circolazione. Muniti di una nuova nave, dopo aver venduto la prima, ci possiamo avventurare nello spazio in cerca di avventura, decidendo da soli che destino vogliamo intraprendere. Sebbene risulti evidente la semplicità di una storia simile, i dialoghi con i PNG riescono effettivamente a chiamare in causa il giocatore, rivolgendosi ad esso in un modo personale e che fa appello alle proprie reazioni, favorendo quel processo creativo da cui scaturisce la propria trama. Infatti di questo si tratta, della possibilità di tracciare la propria rotta da sé, potendo diventare un abile commerciante, un cacciatore di taglie, vivere alla giornata o per un datore di lavoro, facendo, in breve, quello che più ci pare.
Non solo storia
Oltre alla modalità Storia, forse la più interessante del gioco, sono previste anche le modalità Difesa, in cui di deve difendere un target dagli aggressori; Sopravvivenza, che chiede di sopravvivere per un certo periodo di tempo ad una serie di attacchi; Furtiva, in cui si deve evitare di essere rilevati mentre cerchiamo di giungere ad una destinazione prefissata; Fuga, in cui dovremo scappare da chi ci sta inseguendo e Attacco al Convoglio, in cui dovremo cercare di avere la meglio su una nave ben corazzata. Sebbene siano modalità che si estinguono rapidamente, risultano sufficientemente divertenti e utili per imparare, a forza di batoste, le dinamiche di combattimento e di movimento stealth, utili nella modalità Storia.
Eppure manca ancora un pochino prima di arrivare a destinazione
Tra i pregi e i difetti, sicuramente Objects in Space è un titolo che merita per chi ama il genere, presentandosi forse come un gioco destinato a una cerchia di eletti in grado di goderselo a pieno. Dico questo perché, ripeto, il tutorial non è affatto esplicativo e anzi, semplifica quanto invece torna ad essere complicato una volta finito, non spiegando tante dinamiche che invece sono importanti per la godibilità del gioco. Quest’ultima è minata soprattutto da una serie di bug davvero fastidiosi. Se nei molti mesi di Early Access è più che comprensibile trovare anomalie che impediscono la fruibilità, una volta annunciata la versione 1.0, ci si aspetta che almeno il cuore del gioco sia ben realizzato anche in questi termini. Invece ho iniziato a notare problemi dapprima con il riproduttore musicale in cabina di comando, che non avviava la musica e, una volta cliccato play, mi impediva di uscire dalla schermata del primo monitor cui accedevo subito dopo. Riavviato il gioco con la combo drastica Ctrl+Alt+Canc, ecco che nella mappa si vede solo la mia nave e tutto buio, nemmeno i quadranti del reticolato da, nemmeno una stella o una nebulosa, per poi ricomparire una volta eseguito nuovamente il riavvio. Insomma, il comparto tecnico ha ancora aggiornamenti su aggiornamenti davanti a sé. Ciò nonostante, Objects in Space è un titolo che supera ampiamente la sufficienza per andare un po’ più in su, dal momento che offre un vasto mondo, dettagliato e ricco in soli 280mb di download.