Erano appena iniziati i mitici anni 90, e a dominare incontrastati il mondo dei picchiaduro c’erano loro, Street Fighter e Mortal Kombat. Questi due colossi del genere avevano catturato il cuore di molti appassionati, permettendo a Capcom e Midway di vendere un quantitativo smisurato di cabinati, che da li a poco avrebbero riempito i bar e le sale giochi.
Ben presto però le case di sviluppo di tutto il mondo avrebbero fatto i conti con una nuova tecnologia, che, non solo avrebbe rivoluzionato il mondo del gaming, ma avrebbe dato la possibilità a nuove e vecchie case di sviluppo d’investire su progetti ambizioni.
Era il 1993 e questa è la storia di Tekken 3.
Dal 1993 a Tekken 3
Prima di parlarti della nascita del brand, dobbiamo fare un passettino indietro, parlandoti di SEGA e del suo sogno, entrare nel mondo dei picchiaduro con un titolo rivoluzionario, il suo nome era Virtua Fighter.
Da un’idea di Seiichi Ishii, Virtua Fighter è entrato a far parte del panorama videoludico come primo vero picchiaduro in 3D. L’avvento della terza dimensione lasciò di sasso il mondo dei videogiocatori e SEGA non voleva lasciarsi scappare un’occasione tanto ghiotta. Virtua Fighter sarebbe stato il loro cavallo di battaglia per conquistare le vette del medium.
Purtroppo il titolo non ebbe il successo sperato nonostante il 3D, e alcuni sviluppatori decisero di lasciare SEGA per andare a lavorare alla Namco. Con l’esperienza acquisita durante lo sviluppo di Virtua Fighter il team di sviluppo decide di realizzare un nuovo picchiaduro, superiore al titolo dell’azienda di Shinagawa. Ed è così che l’11 dicembre del 1994 viene rilasciato nelle sale giochi il cabinato di Tekken.
Sebbene molto simile a Virtua Fighter, Tekken riuscì a sbaragliare la concorrenza grazie ai suoi 60 fotogrammi al secondo e texure applicate direttamente ai modelli poligonali. Il suo enorme successo gli garantì una conversione per la prima PlayStation nella quale erano presenti molti più personaggi e filmati in background.
L’accoglienza da parte del pubblico console fu tale da rendere Tekken uno dei giochi PlayStation più venduti, con oltre un milione di copie. Era iniziata l’era dell’Iron Fist Tournament.
Come migliorare un picchiaduro
Il capitolo successivo, Tekken 2, pubblicato nel 1996, non cambiava molto rispetto al precedente capitolo ma fu comunque un enorme successo che permise alla Namco di pubblicare Tekken 3, il titolo che avrebbe rivoluzionato il brand.
All’interno di Tekken 3 vennero introdotti diversi cambiamenti che andavano a migliorare il sistema di combattimento come ad esempio le schivate laterali. Questa nuova meccanica di gioco non solo aggiungeva quel pizzico di strategia utile a rendere il titolo fresco e appassionante, ma cercava anche di eliminare quel fastidioso problema del button mashing, tipico dei picchiaduro in 2D.
I modelli poligonali migliorarono sia dal punto di vista del mero gameplay che per quanto riguarda le cinematics e vennero introdotte arene 3D proprio per supportare il nuovo sistema di combattimento.
Tekken 3 poteva vantare un roster di 21 personaggi, alcuni totalmente nuovi e altri ormai iconici come Lei Wulong o Paul Phoenix. Tra tutti i personaggi presenti all’interno di Tekken 3, il più importante è sicuramente Ling Xiaoyu. La giovane combattente introduceva all’interno del brand un sistema di mosse avanzato e dinamico, in grado di sorprendere l’avversario.
Sarà proprio Xiaoyu a gettare le basi del futuro combat system della serie, un combat system dinamico, fatto di combo aeree e attacchi speciali.
Da picchiaduro a beat ’em up
Tekken 3 vanta al suo interno due minigiochi davvero incredibili, rimasti per anni nel cuore di noi giocatori. Il primo è Tekken Force, una modalità secondaria che trasforma il picchiaduro Namco in un beat ’em up. In questa modalità è possibile scegliere il proprio personaggio preferito e affrontare 4 livelli tutti diversi che ti porteranno alla Mishima Zaibazu per sconfiggere Heihachi Mishima.
Tekken fu l’unico titolo nella storia dei picchiaduro a inserire una modalità simile e, nonostante non fosse perfettamente ottimizzata, donava momenti di vera suspense, pugno dopo pugno.
Il secondo minigioco è forse il più iconico di Tekken 3, considerato da tutti il più divertente tra i minigiochi di Tekken. Stiamo parlando ovviamente di Tekken Ball. In questa modalità non si faceva altro che giocare a palla volo a suon di pugni, come in una sorta di pong.
L’obbiettivo era battere l’avversario a suon di schiacciate potentissime, pallonata dopo pallonata, niente di più semplice. Personalmente credo di aver passato più tempo a giocare a questa modalità che al picchiaduro standard, troppo divertente.
Conclusioni
Personalmente credo che parlare solo di Tekken 3 sarebbe stato troppo riduttivo. L’incredibile storia che ha accompagnato questo brand, ha permesso a Tekken 3 di essere paragonato ai grandi del genere picchiaduro. La storia di Tekken è una storia fatta d’innovazione che ha visto Tekken 3 come uno dei migliori picchiaduro dell’epoca, anzi, molto probabilmente il migliore degli anni 90.
Il suo comparto grafico unico ha fatto la storia del genere. Molti titoli avrebbero da li a poco adottato lo stesso stile grafico e abbracciato il 3D, fallendo miseramente. Questo perché Namco è stata in grado di trovare il connubio perfetto tra innovazione e divertimento, caratteristica che personalmente non ho mai riscontrato in nessun’altro picchiaduro.
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