Fade to Silence, dal limbo al permafrost
Da quando THQ Nordic ha raccolto l’eredità della compianta casa madre, ha provato a proporre dei titoli che fossero il più vario possibile, andando a toccare molti dei generi disponibili.
Dopo due anni trascorsi nel limbo dell’accesso anticipato, ecco finalmente arrivare Fade to Silence come rappresentante del genere survival; quella dei giochi di sopravvivenza è una categoria ormai consolidata, non occorrono capacità geniali per riconoscere quando siamo in presenza di qualcosa che non va.
Let it go, let it go
Fade to Silence inizia in medias res, catapultandoci nel mondo di Ash; il nostro protagonista vive in un mondo post apocalittico corrotto da un’eterea entità malvagia che ha portato con sè un aspro e interminabile inverno in cui dovremo sforzarci per trovare del cibo e stare al caldo, senza tuttavia risultare pienamente convincente.
Non sappiamo granchè di cosa abbia portato a questa situazione, nè conosciamo nulla del passato di Ash e di sua figlia Allie; sappiamo solo che il protagonista è tormentato dallo stesso demone responsabile del caos, che si diverte a vederlo morire e a riportarlo in vita.
Il resto è tutto sopravvivenza nell’ambiente ostile di un gioco che mette alla prova la tua pazienza tanto quanto le tue abilità di sopravvivenza a causa della mancanza di una vera e propria direzione da seguire, di uno scarso ritmo narrativo e di alcune carenze tecniche.
Intendiamoci, il titolo sviluppato dai tedeschi di Black Forest Games è un survival in tutto e per tutto; con indicatori da tenere sotto controllo per gestire salute, stamina, fame, calore e stanchezza saremo sempre in marcia alla ricerca di provviste che ci consentano di mantenere il funzionamento del nostro corpo. La nostra caccia ha luogo in un open world con dozzine di punti di interesse da esplorare lungo la mappa in cui procurarci la legna per accendere un fuoco, cacciare un cervo con arco e freccia ed ottenerne la carne oppure bere un intruglio in grado di ripristinare parte della nostra salute.
Oltre alla sussistenza personale, Ash dovrà anche assicurare la sopravvivenza della figlia e degli altri (per niente memorabili) personaggi che incontrerà durante l’esplorazione; a tal scopo man mano che si acquisiranno le risorse sarà necessario costruire un rifugio, man mano sempre più sicuro e sviluppato.
Si tratta di un vero e proprio loop, che potrebbe anche costruire una base decente al gioco, senza tuttavia capitalizzare questo potenziale; tutto questo avviene con una totale routine.
Farsi strada verso ogni punto di interesse segnato sulla mappa è un compito impegnativo e una volta arrivati, nella maggior parte dei casi, dovremo ripulire la zona dai nemici e distruggerne le roccaforti premendo il tasto X in un punto ben definito per distruggerne le difese.
Ash del resto, pur essendo in stretto contatto col demone distruttore, risulta l’unica e ultima speranza che il pianeta ha per essere ripulito dalla corruzione imperante; l’uomo diviene quindi suo malgrado un leader a cui i sopravvissuti affideranno la propria sussistenza.
Purtroppo l’assurda mancanza di una trama ben definita incentiva poco il giocatore a rovistare tra le rovine fatiscenti che animano il paesaggio; è vero che la narrazione non è uno degli obiettivi principali del genere, ma è lecito aspettarsi qualcosa in più se non altro come incentivo per proseguire nel gioco.
Sopravvivere al gelo
Anche se ci sono nemici tradizionali a popolare l’ambiente, l’avversario più feroce che incontreremo è il tempo; si tratta di una vera e propria incognita, costituendo di gran lunga la meccanica più dinamica e imprevedibile dell’intero gioco, in grado di aggiungere un grande elemento di rischio all’esperienza.
Oltre a gestire l’indicatore di calore con il fuoco delle torce o dei barili che potremo accendere, la possibilità di incontrare un tormenta di neve è qualcosa da tenere costantemente in considerazione. Se ci faremo cogliere impreparati, le possibilità di sopravvivenza precipiteranno in pochi secondi.
Tuttavia, tra tutti gli elementi survival, quello della temperatura corporea è il più facile da gestire. Una volta che lo schermo inizierà lentamente a congelarsi intorno a noi, la priorità diventerà cercare calore e un rifugio.
Con un numero limitato di vite prima del game over, essere stretti nella morsa dell’inverno è pressoché inevitabile: una meccanica molto impressionante, che punisce coloro i quali non siano adeguatamente preparati ad affrontare ogni situazione imprevista.
Gameplay
Quando non sei impegnato a combattere il freddo, sicuramente ti starai dando da fare a massacrare le creature grottesche che si annidano dietro ogni angolo. Utilizzando un sistema per certi versi simile a quello di Dark Souls, sarà possibile ricorrere ad attacchi leggeri, colpi pesanti e parate, tutto governato dalla barra della resistenza ad aggiungere ulteriore difficoltà
Durante il combattimento, una vistosa barra della saluta con il nome del nemico che stiamo affrontando va ad occupare la parte inferiore dello schermo, giusto per evitare che si possano fare paragoni con i titoli di From Software.
Naturalmente non c’è nulla di cosi intricato, drammatico o coinvolgente come quello che si sta cercando di emulare, rendendo il tutto come una sorta di scarsa imitazione.
Durante il nostro girovagare potremo imbatterci in altri sopravvissuti che inevitabilmente salveremo e potremo reclutare, portandoli all’accampamento e decidendo talvolta di mandarli a caccia di provviste.
Si tratta in massima parte di personaggi piatti e poco memorabili ma la possibilità di lasciare il compito di raccogliere materiali base alla IA del gioco è sicuramente ben accetta, con il rovescio della medaglia che i sopravvissuti consumeranno parte delle nostre scorte di carne e legna da ardere giornalmente. Peso che potremo sopportare dato che lasciare che i nostri amici pensino alle provviste ci offre maggior tempo per esplorare il mondo.
Una volta proseguiti nel gioco il modo migliore per viaggiare sarà utilizzando una slitta trainata da lupi, che prima dovremo addomesticare.
Il crafting è, naturalmente, una delle componenti principali di un esperienza survival e qui le cose non fanno eccezione, pur rimanendo le opzioni ristrette ad un numero limitato.
Abbiamo le tipiche pozioni di guarigione (che non avviene immediatamente ma con lo scorrere dei minuti), torce, legna da ardere e frecce da costruire e poco altro all’infuori di armi, strumenti e vestiti. Una lista che sembra lasciata a metà, qualcosa che si potrebbe dire per l’intera esperienza di gioco.
Poco fa accennavo alla possibilità di una morte permanente, altro elemento particolare in seno a Fade to Silence.
Una volta morti ritorneremo alla caverna nella quale il demone ci ha resuscitati per la prima volta, senza perdere quanto contenuto nel nostro inventario; ogni nostra dipartita spegnerà una delle torce che rappresentano le nostre vite all’interno dell’antro, consumate quelle arriverà l’inevitabile game over.
A questo punto dovremo realmente ricominciare il gioco da capo, ma in nostro soccorso arriva il Circolo del Tormento: si tratta di un elemento che utilizzando le Schegge di Speranza, raccolte svolgendo compiti particolari, ci consente di iniziare la partita avvalendoci di aiuti importanti come il possesso di scorte iniziali, un maggior numero di vite oppure il mantenimento di parte dell’inventario.
E’ l’unico elemento di stampo RPG presente nel gioco, non esiste alcun albero delle abilità o potenziamenti che non passino dal crafting.
Qualora volessi evitare questa trafila potrai scegliere, ad inizio partita, la modalità Esplorazione (contrapposta a quella Sopravvivenza) che ti darà accesso a vite e risorse illimitate; tuttavia l’intento degli sviluppatori è quello di farci godere appieno l’esperienza con la modalità Sopravvivenza, come dimostra il fatto che solo in questa modalità sarà possibile sbloccare i trofei.
E’ inoltre possibile affrontare il mondo di Fade to Silence online, con un amico in grado di prendere il controllo di un altro sopravvissuto. Tutto qui, non esiste ovviamente matchmaking o modalità competitive ma solo cooperazione tra i giocatori, il che è normale tenuto conto il tipo di gioco.
Segnali di stile
Dal punto di vista tecnico, Fade to Silence non riesce a raggiungere gli standard qualitativi che ci aspetteremmo in un titolo del 2019.
Controlli goffi ci rendono a volte il compito difficile, ad esempio con il salto che viene mappato con R1 per qualsiasi circostanza o con i colpi che talvolta vanno a vuoto lasciandoci in balia dei nemici.
Anche il comparto grafico lascia a desiderare, con modelli spesso grezzi ed un frame rate che talvolta procede a scatti, cadendo fino a raggiungere l’inaccettabile quota di 30 fps.
Qualche struttura interessante potrà catturare il nostro occhio, principalmente quelle sospese nel cielo, mentre lo stesso non si può dire di quanto troviamo al suolo. Le tempeste di neve sono l’elemento di sicuro interesse, ma una volta diradate scoprono un ambiente che non riesce ad avere una propria personalità, privo come è di qualsivoglia scenografia o architettura interessante.