Reverse Crawl viene descritto dagli sviluppatori come un dungeon crawler al contrario, in cui il giocatore deve prendere il comando di alcuni scagnozzi malvagi, al fine di sconfiggere dei classici eroi fantasy. In realtà, il gioco si avvicina molto di più a uno strategico a turni simile al classico King’s Bounty (con le dovute differenze), in cui il fulcro del gameplay sono i combattimenti su griglia esagonale; dove due schieramenti composti da diverse unità si fronteggiano turno dopo turno a colpi di punti di forza e debolezze.
In poche parole, non vediamo nulla di simile a un Dungeon Crawler ma siamo di fronte a uno strategico dall’atmosfera fantasy, in cui ci ritroviamo ad affrontare le canoniche classi di eroi che solitamente impersoniamo nei giochi di ruolo: dal barbaro, al clerico, passando per il ranger.
Una principessa da salvare?
Reverse Crawl può vantare una trama delirante, piena di momenti assurdi e goliardici. Fin dall’inizio la storia ha un twist: siamo il re di un regno lontano, padre di una dolce principessa. Quest’ultima, però, passa il suo tempo libero cercando di riportare in vita i morti, esercitando l’arte della negromanzia.
A questo si aggiunge il vero e proprio incipit narrativo: l’invasione della regina rossa. Quest’ultima guida il suo esercito nel nostro regno, distruggendo completamente le nostre forze e uccidendoci. Proprio l’insolita passione della principessa dona una nuova speranza al regno: la ragazza, infatti, ci riporta in vita come un re non-morto chiamato Revenant King.
Padre e figlia, quindi, si imbarcano in un viaggio finalizzato a rafforzarsi, creando un esercito abbastanza potente da potersi confrontare con quello della regina rossa. Proprio per questo motivo, i due stringono improbabili alleanze con chiunque possa aiutare a riprendere il regno: dai goblin, fino ai maghi esiliati, passando per dei sicari.
Questa costante ricerca sarà la base di tutte le missioni svolte nel gioco, nonchè il collante che giustifica ogni scontro e ogni dialogo tra i personaggi. Il mood che caratterizza questi scambi di battute, come accennato prima, è goliardico e delirante. Lo stesso protagonista, il Revenant King, non è un condottiero, ma uno sprovveduto ben lontano dalla classica idea di eroe. Va precisato che, purtroppo, la maggior parte dei dialoghi sono banali e scontati, mostrando dei personaggi fin troppo stereotipati e una storia che non riesce mai a sorprendere veramente.
Sempre parlando della trama, possiamo dire che al giocatore viene data la possibilità di scegliere le missioni. Ognuna di esse porta a dialoghi diversi, modificando parzialmente l’intreccio dei fatti. Inoltre, alcune scelte presenti alla fine di alcuni combattimenti possono portare a ben tre finali diversi.
Combattere per il regno
Il fulcro del gameplay di Reverse Crawl sono i combattimenti a turni tra i due schieramenti. Di fatto, dopo aver scelto quale missione svolgere, il giocatore viene catapultato sul campo di battaglia dopo un breve dialogo. Nonostante ci sia la possibilità di scegliere le attività, ognuna di esse si ridurrà ai classici combattimenti a turni con pochissime variazioni al gameplay.
Come accennato all’inizio della recensione, Reverse Crawl è uno strategico a turni in cui si gestiscono piccoli gruppi di unità (ognuna di esse con le proprie debolezze e resistenze) in battaglie su una griglia divisa a esagoni. Non parliamo, quindi, di un Dungeon Crawler o di un GDR, ma di un titolo che propone combattimenti tattici simili a quelli sperimentati nel classico King’s Bounty.
Ogni battaglia si svolge a ondate di nemici, i quali vengono mandati in piccoli gruppi di pochi elementi. Lo stesso dicasi per le nostre unità, che sono schierabili in gruppetti ben delineati: per esempio, il clan goblin porterà in campo sempre un mago e due lancieri. Una volta sconfitti, possiamo passare al gruppo successivo e così via. In caso si finiscano i respawn delle unità la missione fallisce.
Le truppe si dividono in due tipologie: melee e ranged. I primi sono specializzati in attacchi a corto raggio e necessitano di essere adiacenti al loro bersaglio per poterlo attaccare. I secondi, invece, possono ingaggiare da qualsiasi posizione sulla griglia. Chiaramente, le truppe a distanza hanno anche delle debolezze per compensare la loro grande capacità offensiva: oltre ad avere un minor numero di punti vita, hanno anche l’obbligo di attaccare un nemico che sia adiacente alla loro posizione.
Ogni alleato possiede delle statistiche che ne influenzano le prestazioni in un certo modo: un ogre vanta una maggiore difesa, ma per le sue grandi dimensioni non può schivare ed è un bersaglio facile per i ranged; invece, un piccolo goblin schiva facilmente gli attacchi, ma è estremamente più fragile. A questo si aggiungono altre resistenze e debolezze: dei non morti sono vulnerabili alla magia sacra, invece un elementare del ghiaccio subisce danni da fuoco maggiori.
Inoltre, ogni unità possiede anche due abilità di base: una per assicurare un critico, al prezzo di una maggiore probabiltà di mancare l’attacco, e l’altra per aumentare la difesa e passare il turno, curandosi di poco. Andando avanti nel gioco si aggiungono anche altre abilità più potenti. Queste sono ottenibili alla fine di alcune missioni, o sono legate a un personaggio in particolare.
In ultimo, i combattimenti sono influenzabili dalle abilità del giocatore. Queste permettono di aiutare in modi molto diversi, che vanno dalla cura dei punti vita, fino ai classici fulmini, passando per lo stun dei nemici. Ogni utilizzo ne aumenta il costo, quindi vanno usate con parsimonia, essendo estremamente potenti. Va detto che l’utilizzo delle skill è estremamente scomodo, data la necessità di selezionare tutto con le frecce direzionali scorrendo ogni singola casella del campo di battaglia per selezionare il bersaglio.
Come si può intuire, Reverse Crawl è un classicissimo strategico a turni in cui viene richiesto al giocatore di gestire al meglio le proprie truppe. L’unico barlume di originalità è dato dalla presenza dei classici eroi fantasy come nemici. Questi hanno delle abilità peculiari assimilabili alla classe di appartenenza (ad esempio, il druido evoca animali al suo fianco, il mago utilizza gli elementi e il ladro riesce a infliggere molti danni). Anche in questo caso, però, dopo la sorpresa iniziale si inizia a vedere gli eroi come delle semplici unità, considerandone solo le debolezze e le resistenze come per qualsiasi altro nemico.
Ai combattimenti veri e propri si aggiungono diversi alberi di abilità simili a quelli visti in Starcraft 2, ma estremamente meno profondi. In pratica, ci viene data la possibilità di spendere i punti abilità ottenuti in alcuni potenziamenti passivi delle unità. Questi possono riguardare delle semplici statistiche, oppure aggiungere alcune caratteristiche attive a un gruppo specifico. In aggiunta, alla fine di ogni missione è possibile selezionare uno fra tre diversi potenziamenti per le nostre truppe. La combinazione di questi elementi crea una buona sensazione di progressione.
La realizzazione tecnica
Reverse Crawl, purtroppo, non brilla sotto il comparto tecnico: il titolo possiede degli scenari spogli e poco dettagliati. Allo stesso modo, le unità hanno animazioni elementari e poco curate. In ultimo, ogni disegno durante i dialoghi è realizzato senza troppa cura e con uno stile anime poco bello da vedere e senza nessuna forma di originalità
Il comparto sonoro, invece, può vantare delle musiche epiche e piacevoli da ascoltare, le quali sono sempre perfette per i diversi scontri. Gli effetti sonori, invece, fanno il loro lavoro senza troppe pretese, accompagnando ogni azione in modo basilare.
In sintesi
Reverse Crawl è un gioco più che sufficiente, capace di intrattenere per qualche ora chi non si è mai approcciato al genere. La storia è banale e priva di mordante e i personaggi sono stereotipati. A questo si aggiunge un gameplay poco profondo che riesce a essere piacevole per le prime ore di gioco, per poi cadere inevitabilmente nella noia della ripetitività data dal susseguirsi incessante di battaglie troppo simili tra loro.