L’avvento dei videogame d’autore è un fenomeno in rapida crescita e da tenere d’occhio; oltre i nomi di alto profilo come per esempio Hideo Kojima, vi sono pochi giochi che si distinguono per essere stati sviluppati da una sola persona.
Due vengono subito in mente: Matt Thorson, creatore di Celeste, ed Eric Barone, mente dietro Stardew Valley. A questo primo elenco possiamo aggiungere Jonathan Blow per Brain e quasi certamente anche Brian Provinciano, alias Vblank Software.
Uscito quasi in sordina, con minore clamore da parte di critica e social rispetto ai titoli precedentemente menzionati, il primo titolo di Vblank è stato Retro City Rampage un simpatico omaggio in 8-bit ai primi capitoli di GTA a volo d’uccello. Shakedown: Hawaii ne è il seguito spirituale, con un upgrade dei bit che raddoppiano a 16; e,come diceva una vecchia pubblicità, con il doppio dei bit raddoppia il divertimento.
In breve, Shakedown: Hawaii è un’avventura divertente con tonnellate di contenuti conditi da uno humor più sottile rispetto a quello cui ci ha abituato Rockstar negli anni.
Seppure sia disponibile sia per PlayStation 4 (cross buy con Vita)che per PC (versione che avevo iniziato a giocare) è su Switch che Shakedown: Hawaii da il meglio di se; la console ibrida di Nintendo è il device migliore per giocare con il titolo e credo che Provinciano la pensi allo stesso modo, visto l’eccellente lavoro per rendere il titolo portatile.
Here comes the money
La modalità storia è naturalmente quella che ci impegnerà per la maggior parte del tempo trascorso, ma è possibile sfruttare l’anima free roaming di Shakedown. Hawaii per gironzolare liberamente e fare tutto quello che vogliamo senza alcuna preoccupazione oltre la polizia.
Tornando alla storia, della durata di circa 20 ore, il nostro protagonista è l’anziano Amministratore Delegato di una serie di aziende che ritiene siano in grado di andare avanti da sole mentre lui è impegnato ad ammucchiare denaro; detta così potrebbe sembrare poco interessante, ma il nostro CEO è un imprenditore spietato a capo di aziende discutibili e una volta iniziata la partita avremo a che fare con furti di camion del caffè per tagliare i costi delle nostre caffetterie, parteciperemo a show televisivi per aumentare la nostra popolarità e metteremo in atto qualunque mossa possa consentire alle nostre aziende di generare profitti.
Come da tradizione siamo un cattivo, non un personaggio positivo, e tutto quello che faremo sarà improntato al capitalismo più sfrenato in cui i verdoni sono sopra ogni cosa. Nella sua scalata al potere e ai guadagni, il nostro innominato AD è coadiuvato da un figlio inetto che incarna lo stereotipo del figlio di papà punk interessato più ai videogiochi e al cazzeggio che altro, che si ritroverà coinvolto nei loschi traffici di una gang alla ricerca di facili guadagni da spendere in futilità.
Naturalmente Shakedown Hawaii non ha alcun intento moraleggiante, il gioco è stato creato con un registro volutamente sarcastico, infarcito di humor cinico. Si tratta di un titolo massiccio, anche se il prezzo a cui viene proposto e lo stile 16-bit potrebbero fare pensare il contrario.
Il mondo di gioco è circa 3 volte quello di Retro City Rampage, che ora sembra un’avventura distante anni luce nel tempo, e ci sono tante attività da portare avanti. Non solo ci dovremo fare strada tra centinaia di missioni principali di varia ampiezza, ma Shakedown: Hawaii ci fornisce più attività secondarie di quante ne possiamo immaginare di primo acchitto.
Potresti ignorarle, vero, ma perché dovresti farlo? Ognuna di esse è divertente, dal momento che il mondo di gioco rende divertente ogni missione secondaria o principale a disposizione.
Durante la partita verrai pervaso da un bizzarro senso di completismo, che ti porterà ad identificare i tanti, tanti esercizi commerciali del gioco da intimidire affinchè ci paghino per la protezione. Per raggiungere il nostro scopo dovremo dare via a tutta una serie di azioni che vanno dal rompere i manichini ad otturare le toilet o eliminare gang rivali di cui andremo ad invadere il territorio.
Gameplay
Dicevo che la versione Switch è probabilmente la migliore su cui giocare, in gran parte per merito del gameplay. I comandi rispondono alla perfezione, con una precisione che in un free roaming in 2D è assolutamente necessaria per non schiantarci a destra e manca ogni metro che facciamo. I comandi analogici funzionano alla perfezione, per il resto abbiamo pochi input ma fondamentali: due tasti ( i dorsali L e R o i tasti A e B) per accelerare e frenare e il tasto Y per usare le armi. Tutto qua, con L utilizzabile per scorrere le armi e X per alcune azioni contestuali.
L’ultimo titolo Vblank inoltre utilizza una comoda funzione di salvataggio automatico che consente di tenere traccia dei nostri progressi in maniera costante; su Switch il problema è relativo data la possibilità di mettere la console in modalità sleep, su altre console invece diviene una funzione importante.
Segnali di Stile
Uno dei tratti distintivi di Shakedown: Hawaii è il peculiare stile grafico, che ricrea con una grafica pulita e colorata in 16 bit un mondo vivido e tutto sommato realistico; è possibile scorgere i pedoni affaccendati in tutta una serie di attività che vanno dall’ormai classico selfie al volantinaggio oppure mentre fanno la spesa al supermercato e via dicendo.
Inoltre particolarmente gradevole è il miscuglio tra moderno e retrò che viene fatto nel gioco per cui anche tutta la tecnologia moderna viene rivisitata in uno stile molto anni ’80.
Il comparto sonoro, altrettanto pulito, compie il suo dovere sia per quanto riguarda i vari effetti sonori sia per quanto riguarda l’accompagnamento musicale; entrando in auto è possibile scegliere tra alcune “radio” (in realtà sono semplicemente dei brani strumentali) con cui variare il sottofondo delle nostre scorribande.