Intorno a metà del novembre 2018, Sony aveva rilasciato un comunicato in cui affermava che non sarebbe stata presente al prossimo E3, in quanto non aveva nulla da mostrare al pubblico. Questo dopo aver cancellato anche il Playstation Experience, che solitamente si tiene a dicembre. La cosa aveva fatto molto discutere, sia perché negli ultimi anni la conferenza Sony era stata uno degli appuntamenti più interessanti dell’evento, sia perché l’annuncio era vagamente polemico nei confronti della natura commerciale dell’E3.
Infatti il dirigente di Sony Shawn Layden avrebbe affermato in un’intervista con Gameinformer:
“O il tuo show è incentrato sull’esperienza del consumatore, come il Tokyo Game Show o la Gamescom, oppure è un evento commerciale, come il Consumer Electronic Show o il Motor Show, o l’E3. Capisco il Motor Show perché le auto sono ‘pesanti’ e portarle tutte in un unico posto è uno sforzo considerevole, ma noi siamo il gaming. Viviamo nell’etere. Siamo digitali. Siamo ovunque allo stesso tempo. Quindi qual è il ruolo di un evento che ricorre in una data arbitraria a giugno, francamente? Come fa a funzionare per tutte le storie che vuoi raccontare? Quest’anno, sarò onesto, non abbiamo nessuna nuova storia da raccontare. E quando Sony suona la campana per far accorrere tutti, le persone si aspettano qualcosa di completamente nuovo e affascinante. Abbiamo guardato alla lineup e probabilmente potremmo solo dare ai fan tanti aggiornamenti su cose che conoscono già, quindi come può funzionare per noi (ndr: questa E3)?
[…]
Quindi, piuttosto che innalzare le aspettative dei fan che si chiederebbero ‘chissà cosa mostrerà Sony all’E3’, abbiamo deciso di allontanarci da questo evento.
[…]
Come collettivo, non sappiamo ciò che non possiamo prevedere, e questo è… Siamo dentro Prince of Persia? Se salto, il ponte apparirà? Questo è quello che è l’ESA (ndr: Enternainment Software Association) in questo momento. Se passiamo dallo show commerciale a qualcosa che sia uno show per il consumatore… Sono convinto che il ponte apparirà. Abbiamo fatto il PSX (ndr: PlayStation Experience), non sapevamo come sarebbe stato. L’abbiamo fatto per il 25° anniversario di PlayStation, siamo stati fortunati. Se lo costruisci, loro verranno. Quello è il tipo di conversazione che stiamo avendo in tempo reale adesso con ESA. Solo perché PlayStation non sarà all’E3 2019 non significa che non sarà presente nemmeno a quello 2020”
La questione sembrava dunque chiusa, dopo queste affermazioni del CEO di Sony. Allora perché è il caso di chiederci se davvero Sony mancherà? Da un lato bisogna ricordare che negli ultimi mesi Sony ha lanciato lo State of Play, un format di appuntamenti frequenti per brevi dirette video, simili ai Nintendo Direct. Ne abbiamo già visti due, uno a marzo e uno in queste ultime settimane, e per quanto non abbiano entusiasmato particolarmente per gli annunci fatti, il metodo di comunicazione scelto è sicuramente efficace e ha ottenuto il consenso di pubblico e critica. Dall’altro lato, negli ultimi tempi sta circolando qualche rumor, non ancora confermato, secondo cui Sony alla fine potrebbe esserci, e addirittura che l’appuntamento sarebbe per l’11 giugno alle 2 di notte italiane. Come se questo non bastasse, si sta parlando tantissimo della nuova console di casa Sony, che sembra pronta a essere rivelata, e altre voci su possibili giochi che saranno mostrati all’E3, che Sony potrebbe attrarre a sé, contrariamente a quanto sostenuto nella dichiarazione riportata sopra. Ad esempio il remake di Final Fantasy 7, che proprio Sony ci ha fatto rivedere nell’ultimo State of Play di maggio; oppure il remake di Dino Crisis, di cui tanto si sta parlando, che sicuramente stuzzicherebbe la curiosità di molti.
Non ci stupirebbe se Sony decidesse infine di partecipare all’E3; magari non con una presenza fisica, ma con uno State of Play lungo, esattamente come fa Nintendo.