La vita del recensore non è sempre facile come potrebbe sembrare, soprattutto quando ci si trova a dover recensire un titolo che tratta di mecha e per di più sviluppato da un team tutto italiano – o meglio ancora siciliano – come Drakkar Dev.
Fatta questa dovuta premessa è giunto il momento di parlare di War Tech Fighters, titolo action che, a detta degli sviluppatori, “combina l’azione spettacolare degli anime giapponesi con i blockbuster hollywoodiani” e che già al primo sguardo sembra dovere molto a Gundam ed epigoni.
Partendo proprio dal titolo, l’appunto che si potrebbe fare agli sviluppatori è la mancanza di fantasia, ovvero il titolo non rende giustizia al gioco: infatti, schematicamente ci si limita ad indicare i robot protagonisti, qui denominati War Tech, e quello che fanno, ovvero combattere.
L’Astro… razzo di Gundam
War Tech Fighters a primo impatto mantiene le promesse degli sviluppatori, sembra di trovarsi davanti ad un mix tra Pacific Rim, Transfomers e gli anime più famosi come Neon Genesis Evangelion e Gundam; se dalle produzioni orientali muta gran parte del design dei robottoni, il titolo pesca a piene mani dalla cinematografia hollywoodiana di Michael Bay per quello che riguarda spettacolarità ed esplosività (nel vero senso della parola).
La trama, poco più che un pretesto per far muovere le nostre robotiche mani, ci vede nei panni del Capitano Nathan Romanis: come da tradizione il miglior pilota di mecha da queste parti, che dovrà utilizzare le proprie abilità per combattere contro l’impero Zatroniano e riconquistare il proprio paese natale occupato dai nemici durante la guerra che oramai imperversa da anni.
Naturalmente non è una storia particolarmente importante, quanto piuttosto un sistema per passare da un combattimento all’altro; tuttavia esiste una sezione dati in cui i giocatori interessati potranno approfondire la storia dell’universo di War Tech Fighters, caratteristica questa interessante che di rado è presente in questo tipo di giochi.
Dopo una breve missione iniziale, che funge da primo tutorial, potremo scegliere la tipologia in cui rientrerà il nostro War Tech tra Rhino, Hawk e Lynx. Poichè richiama l’animale a cui si ispira, ogni classe avrà delle caratteristiche peculiari che la differenziano dalle altre; ed esempio, la classe Rhino è quella più robusta ma lenta, i robot di categoria Hawk sono più veloci e agili, i Lynx costituiscono un buon compromesso tra mobilità e resistenza.
La scelta della categoria è solo l’inizio, la nave da trasporto da cui partono tutte le missioni è dotata di officina che ci consentirà di scegliere tra numerose personalizzazioni, sia nel design che nelle funzionalità del nostro robottone.
La customizzazione del nostro War Tech è divisa in parti differenti: testa, braccia, tronco, gambe, spada e scudo. Potremo scegliere tra set predefiniti, oppure scegliere pezzo per pezzo come migliorare ogni singola sezione, tenendo conto che ogni scelta che faremo avrà influssi positivi o negativi sulle statistiche totali del nostro mech, quindi potrà volerci un po’ di tempo prima di trovare l’allestimento più adatto.
Alcuni upgrade, anche qui come da tradizione, non saranno disponibili fin quando non avremo svolto le opportune ricerche tramite il laboratorio di bordo.
La ricerca va finanziata con i crediti che potremo accumulare sia completando gli incarichi sia raccogliendo meteoriti durante lo svolgimento degli stessi; per potere accedere ad alcuni upgrade sarà comunque necessario trovare risorse speciali durante la partita.
Le missioni ci vedranno impegnati per la maggior parte del tempo ad abbattere navi nemiche di varie tipologie e dimensioni, tuttavia talvolta avremo obiettivi diversi, siano essi infiltrazioni, raccolta di risorse o scorta, così da mantenere un minimo di varietà nel gioco.
Il Gameplay
Utilizzare un robot gigante per completare una missione stealth, nascondendoci tra i meteoriti, può sembrare una cosa poco divertente o funzionale, nei fatti però funziona.
La ragione principale è da ricercarsi nei controlli: comandare i nostri amati mech è semplicissimo, basta puntare il mirino nella direzione desiderata e il nostro colosso si dirigerà da quella parte, mentre premendo i tasti Y e A è possibile muovere il mech verso l’alto o verso il basso. Tutto qua, un approccio teoricamente semplice, ma che spesso in titoli simili si risolve in un completo disastro: per fortuna in War Tech Fighters funziona tutto a dovere.
Un altro momento importante, che non tarderà ad arrivare, sarà quello in cui ci scontreremo con i War Tech nemici. Potremo affrontarli sparandogli a distanza, ma il meglio dell’azione arriva con il corpo a corpo; arrivati al CQC i mecha rinfoderano le pistole, sfoderando (altro richiamo ai Gundam) spada e scudo.
In questa fase il gameplay cambia diventando un minigioco a sé stante in cui, con un limitato set di mosse a disposizione, dovremo infliggere all’avversario quanti più danni possibili prima che si allontani, costringendoci a ricominciare dagli attacchi a distanza. Nulla di strabiliante, ma si tratta di una piccola caratteristica che movimenta le partite.
Quando le navicelle nemiche avranno quasi esaurito la loro energia, potremo eliminarle con un colpo solo premendo il tasto X e facendo partire l’esecuzione. Non ci saranno molte animazioni diverse, ma un’eliminazione di questo tipo è sempre soddisfacente.
Tutte le missioni possono essere rigiocate nella sala della realtà virtuale, che funge anche da hub per tutorial e altre modalità, quali Challenge e Survival, sempre con l’intento primario di fornire quanta più scelta possibile al giocatore.
Segnali di Stile
Pur non essendo del tutto da cestinare, il comparto visivo è il punto debole dell’intera produzione, come spesso accade con le produzioni a basso budget.
E’ pur vero che in War Tech Fighters alcune delle magagne si sarebbero potute sistemare con un po’ più di attenzione e applicazione; i modelli utilizzati nel gioco sono tutti molto simili e ripetitivi – e ciò causa spesso confusione nel giocatore (cui rimedia la mira automatica) – sviluppati talvolta copiando le texture all’infinito.
Se per l’illuminazione possiamo addossare parte della colpa all’hardware di Switch, le animazioni dei robot sono troppo legnose anche per esseri totalmente metallici, vanificando in parte il buon lavoro fatto con il gameplay.
Nulla da rilevare sul comparto sonoro, che fa il suo, pur senza spiccare particolarmente.