Ti sei mai domandato come potrebbe cambiare la tua vita se da un giorno all’altro perdessi uno dei tuoi sensi? Hai mai riflettuto su come possa essere vivere senza più la capacità di sentire o di vedere? Moltissime persone non si sono mai interrogate su questi argomenti o se l’han fatto avranno pensato “non sarà mai il mio caso, perché preoccuparmene?”; altre ci hanno riflettuto, giungendo alla conclusione che aiutare coloro che sono vittime di queste limitazioni fosse una scelta audace. Infine, per l’appunto, vi è una fetta di popolazione che dalla nascita, convivono con queste disabilità. Da dicembre 2005, presso l’Istituto dei Ciechi di Milano è allestita una particolare e interessante -mostra/percorso- chiamata Dialogo nel Buio che permette a tutte le persone di esplorare degli ambienti di vita quotidiana nella più totale oscurità, forzando quindi il corpo a fare affidamento su udito, tatto, olfatto e gusto.
Ti sarai chiesto, arrivato a questo punto, cosa c’entri questa lunga premessa con Another Sight? L’idea alla base dello sviluppo di questo videogioco, è stata concepita dal team italiano Great Wall Lunar Studios platform dai toni Streampunk con una marcata componente puzzle, ispiratosi all’esperienza sensoriale dell’Istituto dei Ciechi, un’avventura in cui la protagonista non vedente intraprende un viaggio per ritrovare il padre, per farlo si affida alla “guida” del coprotagonista, il gatto, che sarà i suoi occhi.
Il gioco
Another Sight non nasce per Nintendo Switc, il gioco è reso disponibile solo per Nintendo eShop dal 16 giugno 2019. Originariamente una versione ben poco differente, uscì su Steam il 6 dicembre 2018. Sulla console ibrida il gioco si comporta, tutto sommato bene, includendo la possibilità di giocare in modalità portatile, la quale è sicuramente un valore aggiunto.
L’opera si presenta al giocatore come un’avventura in 2D con fasi platform e alcuni rompicapi, non molti a dire il vero. Alcuni frangenti potrebbero essere classificati come 2.5D, ma non c’è un grande spessore in termini di gameplay, forse i ragazzi di Great Wall Lunar Studios hanno voluto spezzare la monotonia aggiungendo questi momenti, ma, a mio avviso, senza grande successo, il gioco come vedrai, risulterà infatti molto lineare e a tratti noioso.
Il gameplay è caratterizzato dalla presenza di due personaggi giocabili, entrambi essenziali per il completamento degli ambienti di gioco. Kit è una ragazzina figlia di una ricca famiglia, che a causa di un incidente nella metropolitana di Londra, perde la la vista, cascata nei sotterranei senza sapere come si ritrova sola, alla disperata ricerca del padre e di una via di uscita, presto nel corso dell’avventura incontrerà un gatto, di nome Hodge, arrivato in soccorso di Kit, il quale rimarrà al suo fianco per il resto dell’avventura.
I due affronteranno insieme un viaggio alla ricerca del padre scomparso, durante il quale nelle cut-scene incontreranno dei personaggi di spessore – non ben contestualizzati nella trama – Nikola Tesla, Claude Monet, Edison e Jules Verne, dando forma al periodo storico di ambientazione, il XIX secolo.
Entrambi i protagonisti vengono comandati con lo stick sinistro e si potrà passare in qualsiasi momento dal primo al secondo tramite il tasto R. Nel momento in cui si utilizza Kit, Hodge resterà immobile e viceversa; ci saranno durante il gioco alcune fasi, in cui il tempismo nel passare da uno all’altro, sarà fondamentale. Sono presenti alcuni elementi a schermo, con i quali sarà possibile interagire con il tasto Y, ad esempio Kit sarà in grado di azionare delle leve che metteranno in moto delle apparecchiature elettriche, oppure muovere delle casse per creare dei passaggi, Hodge potrà attivare dei pulsanti passandoci sopra, così facendo si apriranno delle porte che permetteranno a Kit di procedere nell’esplorazione.
Ad essere onesti nessuna di queste meccaniche rappresenta una innovazione, sicuramente non agli occhi di un giocatore navigato, ma nemmeno ad un casual player. L’entusiasmo iniziale, si smorza infatti molto presto, quando si comprende che dopo pochissime ore di gioco tutto ciò che si voleva mostrare è stato messo sul tavolo. Ciò che forse è davvero frustrante, è l’imprecisione dei comandi e la difficoltà nel riconoscere ciò che fa parte delle zone accessibili e cosa invece, è parte del background. Il più delle volte nei panni di Hodge, capiterà di credere di stare saltando verso una piattaforma o un appiglio e invece si cadrà rovinosamente nel vuoto; con Kit invece non è chiaro quando è possibile saltare e quando no, questo farà cadere spesso la ragazza in un baratro, perché i comandi non rispondono come previsto.
Altra nota negativa è da attribuire alla telecamera di gioco, avrebbe dovuto servire come ausilio il giocatore, per capire dove saltare o dove appendersi, invece ha zone d’ombra infatti potrebbe capitare di raggiungere una zona semi-nascosta, dove la telecamera fa credere al giocatore di poter proseguire, quando invece davanti c’è un muro e per andare oltre bisogna trovare un percorso alternativo.
Il comparto tecnico e artistico
Colpiscono positivamente le cutscenes, infatti sono caratterizzate da un’ottimo stile grafico, quando termina un livello (puzzle) di gioco è davvero piacevole assistere a questi filmati accompagnati anche da un’ottima colonna sonora.
Nonostante la piccola produzione, si è voluto dare al comparto sonoro una grande importanza, tutto il tema principale del gioco e la colonna sonora di Another Sight è stata eseguita dall’Orchestra Sinfonica di Salerno – Claudio Abbado-. Questa è sicuramente una nota di merito per il gioco, che insieme all’ottimo precedentemente citato, stile grafico, rendono il prodotto, sotto l’aspetto artistico, decisamente interessante.
Il comparto tecnico come è stato detto è invece un po’ deludente, oltre a quanto detto sui comandi imprecisi e una telecamera di gioco a tratti ostacolante, un altro punto a sfavore va anche alla longevità della partita: alcune fasi di gioco, anche se molto semplici, risulteranno molte lente, soprattutto nei momenti in cui si controlla Kit, le poche ore che il gioco richiederebbe per essere completato, si moltiplicheranno senza che ve ne accorgiate.
Il porting su Switch pecca dal punto di vista grafico, l’impatto visivo non ha paragoni con la versione per PC, certo in termini di GigaByte il gioco è stato più che dimezzato, dei 10 GB richiesti per la versione PC, qui troviamo poco più di 3 GB richiesti per la versione per Nintendo Switch, si sarebbe potuto lavorare meglio per mantenere una versione più fedele all’originale.