La caratterizzazione dei popoli vichinghi ci viene disegnata, sin dai libri scolastici dei primi anni di studi, in modo brutale, con abitanti poco dediti al dialogo, ma che posseggono uno spiccato talento per le razzie, guerre e combattimenti.
Il nomadismo dei popoli barbari dovuto alle numerose guerre combattute su più scenari, ci fa capire quanto questi potessero essere sprezzanti del pericolo, attribuendo alle popolazioni nordiche un senso di terrore e, al contempo, un’aura di ammirazione per uno dei popoli con più coraggio che la storia ricordi.
Ciò nonostante, i vichinghi sono pur sempre essere umani: il loro divertimento basato sulle bevute di birra e notti insonni passate a cantare nelle taverne ci fanno respirare un’atmosfera piacevole, mettendoci in grado di capire che, oltre il misticismo da grandi guerrieri, cattivi ma senza paura, anche loro riescono a comprendere il significato della parola “famiglia“.
É questo ciò che si respira in Northgard, videogioco strategico – gestionale ambientato proprio nelle lande del Nord Europa: il gioco narra di un popolo, quello del nostro protagonista, sterminato e messo alle strette: sarà la volontà degli abitanti nel mettere le cose al proprio posto a fare la differenza.
Ma, in soldoni, com’è questo Northgard?
Noi di iCrewPlay abbiamo provato il titolo in versione per Nintendo Switch: scopriamolo insieme in questa recensione!
La rinascita dell’impero
“Io sono Rig, figlio del grande Re Hargurorf, e questa è la mia storia.”
Con questa frase ci viene introdotta la campagna di Northgard: nella trama impersoneremo per l’appunto Rig, un jarl e figlio del re di un feudo norreno. In cerca di ricchezze e gloria, il re e le alte cariche del clan una notte si riuniscono per parlare di Northgard, una regione astratta del regno nordico, che si vocifera sia piena di prosperità e oro: poche persone conoscono l’ubicazione di questo luogo, ma fortunatamente il re Hargurorf è riuscito a reperire una mappa per localizzarlo.
Quella stessa notte, però, mentre il consiglio era riunito, improvvisamente, venne assalito dal misterioso clan del corvo: le milizie del corvo uccisero i jarl, il re e gli abitanti del regno, depredando infine la mappa per Northgard.
Nessuno sopravvisse a quell’attacco, tranne Rig, che spinto dalla sete di vendetta, decise di migrare e costruire un nuovo clan, in modo da vendicare suo padre e di riprendersi la mappa che conduceva a Northgard.
Sicuramente, l’incipit narrativo del titolo è affascinante e d’impatto: ciononostante la trama non brilla particolarmente, complice anche il fatto della caratterizzazione di alcuni personaggi piuttosto sciatti e stereotipati.
Malgrado questo, la lancia da spezzare a favore la si può ritrovare nella narrazione, inaspettatamente leggera e con toni a tratti sarcastici, che tutto sommato lasciano scorrere le ore necessarie per terminare la modalità storia, seppur questa sia breve: la storia infatti conta un totale di undici capitoli.
Pericoli, combattimenti e omicidi… barbari
La poca durata della modalità storia infatti lascia intendere che questa sia solo un antipasto, un’introduzione al gameplay in modo che i giocatori possano affrontare le restanti modalità con la giusta consapevolezza: anche se il gameplay è abbastanza “telefonato”, con un user interface molto esplicativa che lascia poco spazio alle incertezze, in Northgard il tutto risulta abbastanza divertente: il nostro nuovo clan dovrà garantirsi autonomamente la propria sopravvivenza, eseguendo i nostri ordini, come ogni buon strategico gestionale che si rispetti.
Ma il nostro compito non sarà solo dettare comandi: bisognerà gestire al meglio le risorse, espandere man mano il nostro piccolo impero colonizzando i territori adiacenti, ma soprattutto accrescere la milizia.
I pericoli che popolano queste terre sono molteplici: oltre alla fauna locale, con predatori pronti a minimizzare il numero di abitanti, bisognerà prestare attenzione anche ai Draugr, creature mitologiche dalle sembianze umanoidi della mitologia norrena.
Inoltre (come accadeva nell’epoca) non è difficile che un clan nemico prepari un’incursione verso i nostri territori: in questo modo gli sviluppatori hanno cercato di focalizzare il combat system sulla base dei match sandbox in tempo reale, il quale costituiscono anche il fulcro delle partite multiplayer online.
Ad approfondire le meccaniche di gioco ci pensano le fazioni: nonostante queste non siano così numerose (nel momento in cui scrivo questa recensione se ne possono contare sei) ognuna di queste aggiungerà dei bonus unici in base a quale clan abbiamo scelto di legarci.
Il legame con un clan può essere accresciuto mediante i punti fama: più aumentiamo la fama, maggiore sarà la percentuale di bonus accreditataci.
Personalmente però, avrei preferito che questa meccanica fosse stata curata anche sull’aspetto relazionale: il rapporto fra due clan è legato prettamente per fini commerciale o bellici, quindi non si avrà mai quella sensazione di aver instaurato un rapporto solido con un altro popolo. Forse questa è una conseguenza della voluta semplicità del titolo, che ha sì reso più accessibile il gioco ai neofiti, ma che in certi casi ne ha castrato alcune feature.
Dal verde al bianco, il tempo è in continuo mutamento
Nonostante abbia ribadito più volte la semplice accessibilità del titolo, non è certo il caso di adagiarsi sugli allori.
In Northgard il tempo speso ad oziare può essere la tua rovina: un feudo prosperoso può devastarsi da un giorno all’altro a causa di una guerra, mancanza di abitanti o poco cibo. Questo minimizza i tempi morti, richiamando sempre il giocatore all’attenzione.
La stessa cosa vale per il cambio di stagione, una meccanica che personalmente ho apprezzato poiché, oltre ad essere un reskin dell’ambientazione, modifica anche il modo in cui bisogna gestire le risorse, considerato che la popolazione raramente sarà propensa ad avventurarsi durante una bufera di neve.
Sul lato tecnico c’è poco da dire: graficamente è un titolo assai godibile, in grado di fornire degli scorci di panorama suggestivi soprattutto larghe vedute.
Nessuna macchia anche per quanto riguarda il fronte musicale, composto da musiche folkloristiche particolarmente incalzanti alle azioni di gioco e caratterizzate alla perfezione, che riescono ad emulare perfettamente i canoni stilistici dell’epoca barbara.
In conclusione
Northgard è sicuramente un titolo molto valido che a suo modo riesce a richiamare al buon vecchio Age of Empires, sia per la scelta degli sviluppatori di usare un’ambientazione storica che per feeling del gameplay.
Le pecche sono da cercare esclusivamente sulla castrazione di alcune meccaniche per riuscire a rendere il gioco più accessibile, una modalità storia che propone una trama poco attraente e forse in un adattamento italiano totalmente assente, nonostante la moltitudine di lingue che è possibile scegliere nelle opzioni.
Ciononostante, Northgard rimane un gioco solido e ben costruito, specialmente se consideriamo il costo contenuto del software: grazie alle sue meccaniche puritane del genere, ma particolarmente intuitive, mi sento di consigliare il titolo sia agli appassionati più incalliti del genere che ai neofiti degli strategici – gestionali.