Nonostante le potenzialità, il mercato del mobile gaming stenta ancora a decollare; quest’anno, in special modo particolare, non è stato particolarmente positivo.
Molti titoli importanti non sono riusciti a soddisfare le aspettative dei giocatori, con un futuro che non si prospetta esattamente roseo per questa tipologia di videogame.
Nonostante queste premesse ci sono ancora piccoli sviluppatori che provano a sfruttare le potenzialità della piattaforma, senza creare titoli con i quali spremere i portafogli virtuali dei giocatori.
Non sono molti, in effetti, e spesso vanno cercati con attenzione; non è il caso di Witcheye i cui programmatori, Devolver Digital flood, hanno invaso i social con post sul gioco così da non farlo passare inosservato.
L’occhio della strega
Ad un primo sguardo Witcheye può sembrare l’ennesimo platform retrò con una buona colonna sonora, del tutto simile a tanti altri titoli che si trovano sui nostri store.
Potrebbe sembrare la descrizione migliore, gli stessi sviluppatori lo definiscono un adventure platform, ma Witcheye in realtà ha poco da spartire con i classici platform.
Innanzitutto non si salta, dal momento che potremo invece volare lungo tutto lo schermo, atterrando i nemici semplicemente urtandoli: manca del tutto, quindi, un elemento fondamentale del genere.
Nel gioco impersoniamo una strega che insegue un cavaliere ladro che le ha rubato (in maniera molto comica) gli ingredienti chiave di una pozione che la stessa stava preparando, oltre ad alcuni gioielli.
Invece di inseguirlo a piedi (o a cavallo di una scopa), la strega si trasforma in un bulbo oculare; i controlli che ne derivano solo molto semplici, basta effettuare uno swipe per muovere la strega o un veloce tap per bloccare la sua avanzata. Tutto qui, basta questo per giocare. Intuitivo e molto semplice.
La campagna è suddivisa in una serie di brevi livelli, distinti da un proprio tema (foresta, lava ecc…), al termine dei quali si trova un boss da sconfiggere: nulla di difficile ovviamente. Ogni livello segue più o meno lo stesso schema: all’inizio viene introdotto il nemico che fronteggeremo nel corso del livello, per arrivare al mini-boss che normalmente custodisce la chiave per uscire dal livello, ed al massimo un altro paio di nemici a frapporsi tra noi e la fine.
Non c’è altro nei livelli, a parte i gioielli che dovremo cercare in giro eliminando i nemici o distruggendo dei blocchi di pietra; una volta recuperati i gioielli non ci sono altre particolari ragioni che possono spingerci a ripetere i livelli una volta completati. Molti di questi, difatti, potranno essere completati in un minuto circa, il che significa che gli stessi non ci annoieranno, ma anche che non ci rimarranno particolarmente impressi.
Ciò che invece ci rimarrà impresso di Witcheye saranno le battaglie con i boss: si tratta di scontri molto intelligenti, ben animati e disegnati in una tale maniera che valgono l’intero prezzo del gioco.
Nessun livello si avvicina minimamente alla creatività messa dagli sviluppatori per le boss fight; se si potesse passare più tempo a combattere queste enormi creature che non a raccogliere inutili gioielli, utili solo a saziare le compulsività dei completisti, Witcheye sarebbe un gioco più godibile di quanto in effetti non sia.
Modalità
Completato il gioco in modalità normale è possibile rigiocarlo in modalità difficile e “severa”; in questo caso l’esperienza di gioco diventa effettivamente più complicata e ci sono alcune piccole variazioni nel gameplay per quanto riguarda gli scontri con i boss; è un peccato che sia indispensabile finire prima il gioco, visto che secondo me è proprio la modalità difficile quella più appagatante con cui andrebbe affrontato questo titolo. Oltre alle due modalità sopra citate è possibile sbloccarne altre due: boss rush e speedrun.
Capisco la necessità di tenere nascoste queste altre modalità, ma considerato che Witcheye impiega troppo tempo a diventare sfidante in modalità normale, sarebbe stato meglio cimentarsi sin da subito in queste versioni più interessanti del gioco.