Nintendo e Sony, rivali da sempre, anche per quanto riguarda la censura.
Sin dalla loro nascita, i videogiochi hanno mirato allo sviluppo di idee semplici, ma come ogni forma d’arte che si rispetti, si sono ritrovati a trasmettere messaggi più trasgressivi. Ciò che infatti prima era norma si è ben presto ritrovato a rappresentare una minoranza: l’era di titoli “sicuri” come potevano esserlo i platformer a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90, hanno gradualmente lasciato il posto a mondi che rispecchiavano i lati più bui della nostra società, come violenza, droghe, perversione.
Tuttavia la campanella d’allarme l’ha fatta scattare Mortal Kombat, picchiaduro occidentale, che per distinguersi dalla concorrenza nipponica ha optato per un esito fatale al termine di ogni scontro causando incidenti prima che qualcuno potesse dire “non provateci a casa”.
Tale titolo è stato anche il punto di svolta della censura da parte di Nintendo di quei tempi poiché mentre il Sega Megadrive lanciava il gioco senza che nulla venisse oscurato, il Super Nintendo mascherava il sangue e rendeva le Fatality meno crude. Fu proprio in quel periodo, a causa della violenza e fama del titolo, che i genitori, indispettiti, si fecero sentire, portando alla nascita dell’americano ESRB efacendo nascere qualche anno dopo in Europa il PEGI.
In questo clima di “politicaly correct”, Sony ha visto del potenziale per lanciare la sua console, promettendo alle software house più libertà artistica senza temere che la censura ostacolasse il loro operato. Nel frattempo Nintendo si stava costruendo, direttamente o no, un immagine mirata alle comunità di videogiocatori più giovani, cercando più di farne il suo punto di forza che di prenderne le distanze. Chi acquistava le console erano, infatti, perlopiù i genitori e la politica di creare giochi per famiglie poteva essere un buon punto d’incontro tra la filosofia interna di Nintendo ed una società sempre più sensibile alle controversie.
Una svolta inaspettata
Ai giorni nostri Nintendo è la console che ancora molti definiscono “per bambini” poiché vanta titoli come Super Mario, Pokémon o The Legend of Zelda che di violento o disturbante non hanno nulla ma che, anzi, si distinguono per lo stile cartonesco e la vivacità dei colori. Nonostante lo stile, però, questi giochi sono diventati vere e proprie colonne portanti per la casa nipponica, evolvendosi e rendendo il gamplay sempre più accattivante anche per il pubblico adulto. Basti pensare all’evoluzione che ha interessato la saga di The Legend Of Zelda, il quale mostrava segni di maturità già con Majora’s Mask, andando avanti a migliorare con Twilight Princess fino ad arrivare a Breath of the Wild. Insomma, titoli che un bambino può giocare, ma che anche un adulto può apprezzare. Da quando è nato Nintendo Switch, poi, Nintendo ha deciso di dare carta bianca alle sue software house concedendo loro piena libertà di espressione per i loro progetti.
Sony dalla sua ha cercato, come Microsoft, di produrre giochi con grafica sempre più realistica e trame sempre più “adulte”, ma da un po’ di tempo a questa parte chiede alle sue software house di applicare qualche censura qui e li. Un esempio lo si può trovare in Devil May Cry V dove la luce più che per illuminare serve ad oscurare le oscenità, in Senran Kagura un intera modalità è stata tagliata dal gioco e così via. Il motivo, a detta di Atsushi Morita, presidente di Sony Computer Entertainment Japan, è la protezione dei bambini, una scusa alquanto blanda in un’epoca dove esiste il Parental Control o la classificazione dei titoli.
Insomma, Sony sta praticamente tarpando le ali a tutti quei produttori che mettono in vista un po’ di nudità o violenza sebbene oggi la si trovi praticamente ovunque ed è possibile tenerla nascosta ai più piccoli in modo semplice, mentre Nintendo sembra l’isola di libertà che, onestamente, nessuno si aspettava potesse diventare.