The Sojourn è un puzzle game 3D in prima persona sviluppato da Shifting Tides e pubblicato da Iceberg Interactive, giocabile su PlayStation 4, Xbox One e PC (solo su Epic Games Store). Come dicono gli sviluppatori stessi “questo mondo si rivelerà essere una vera sfida”, e il compito ultimo di noi videogiocatori è progredire livello dopo livello per scoprire perché siamo arrivati in quella terra e la “realtà delle cose”.
Il titolo dura una decina di ore, nelle quali si esploreranno quattro capitoli, ognuno con un proprio stile ed atmosfera. La versione provata per questa recensione è quella PlayStation 4.
Silenzio
The Sojourn ha una trama ma non viene spiegata da alcun NPC, anzi regna una narrativa silenziosa che tende al filosofico e al personalizzare l’avventura, un po’ come Journey. L’aria che si respira è davvero suggestiva, a metà tra il mistico e la realtà, tra l’etereo e il fisico. Tutto ciò è reso possibile dall’ambientazione e dalla colonna sonora.
Semplice non significa ripetitivo
Gli enigmi sono davvero carini, mai ripetitivi e con una progressione della difficoltà che non è mai artificiale o frustrante. Il titolo non possiede un HUD, ma è possibile vedere a quale “livello” si è arrivati alla fine dei puzzle, dove ci sarà un simbolo che si riempirà man mano che andremo avanti.
Per risolvere un enigma bisognerà entrare nel mondo oscuro – che è rappresentato da una piattaforma dalla quale esce dell’energia – e scambiarsi di posto con delle statue premendo il tasto R2. Questo è l’unico modo per spostarle e metterle in determinati punti di interesse che servono per sbloccare il cancello per andare avanti.
Non si potrà rimanere nel mondo oscuro all’infinito, ma gli sviluppatori hanno pensato bene di aggiungere una barra per far capire quando si sta per ritornare alla realtà. La barra in questione verrà consumata nel momento in cui inizieremo a muoverci, ma se si rimane fermi, anche il decrescere di questa si fermerà. Questo è alla base di The Sojourn.
A rendere più interessante il tutto ci saranno dirupi oppure ponti di pietra rotti, che verranno magicamente ricostruiti solo quando si farà suonare un’arpa mentre si è nel mondo oscuro. Ma bisognerà fare in fretta, in quanto alla fine del motivo suonato il ponte si distruggerà di nuovo e bisognerà ripetere l’azione. Anche il tempo del motivetto sarà visibile a schermo, di modo che il giocatore possa riflettere bene sulle tempistiche ed agire di conseguenza per risolvere l’enigma.
Gli enigmi hanno davvero una base semplice, ma riescono comunque ad essere complessi, dando un senso di soddisfazione al momento della risoluzione. Non esiste un vero e proprio game over, ma si respawna molto vicino al punto in cui siamo “morti”. L’unico lato negativo è che essendoci solo un modo per risolvere i puzzle, la rigiocabilità di The Sojourn è davvero bassa.
Non è presente alcun tipo di esplorazione esterna alla strada principale. The Sojourn è un titolo molto diretto: entri nel livello, risolvi l’enigma, vai prossimo livello. Al momento dell’entrata, l’area in cui andremo a muoverci si costruirà davanti ai nostri occhi, un modo davvero carino per dare un’idea al giocatore di come sarà strutturato l’enigma che si affronterà.
Il team di sviluppo ha preferito concentrarsi di più sulla creazione di rompicapo complessi piuttosto che dare libertà d’esplorazione, che in titoli come questo è del tutto superflua. Mentre una cosa davvero importante è il feeling dei controlli, davvero ottimo, anche se – bisogna dirlo – non ci sono troppe interazioni.
A livello tecnico è notevole
Il frame rate di The Sojourn è solido, durante l’esperienza non ho rilevato alcun calo, anzi ho trovato il titolo davvero fluido, anche durante la “costruzione del livello”, che è una delle sezioni in cui una cattiva implementazione avrebbe distrutto il frame rate.
Le animazioni sono ben fatte e fluide, anche se bisogna dire che non sono tantissime quelle che si andranno a vedere durante la partita: ponti che si distruggono e costruiscono, leggere spaccature animate quando si è nel mondo oscuro, sono tutte quelle che riguardano ciò che circonda il personaggio, ma ciò non significa che debbano essere ignorate del videogiocatore, anzi rendono tutta l’ambientazione più suggestiva e fanno immedesimare molto di più.
La grafica non tende al fotorealismo, in quanto è molto cartoonesca, con una palette di colori molto chiara quando si è nel mondo reale, mentre tende a colori scuri – ma non troppo – nel momento in cui si è nel mondo oscuro.
Una delle parti migliori del titolo è sicuramente la colonna sonora, che rende molto l’idea di misticismo ed etereo che The Sojourn vuole dare al videogiocatore. I suoni ambientali sono pochi ma resi benissimo, un po’ sovrastati dalla colonna sonora, ma non così tanto da risultare fastidiosi alle orecchie.
Esperienza e videogioco
The Sojourn è l’unione di un viaggio, un’esperienza con la parte ludica e divertente di un videogioco. Riesce con la sua narrativa silenziosa a risultare interessante da giocare, spinge il videogiocatore ad andare avanti anche per la curiosità di capire dove il titolo voglia arrivare.
Ma non solo questo. Quando si riesce a risolvere un enigma, ci si sente così soddisfatti che anche se si è rimasti bloccati per un bel po’ si vuole andare avanti, come se si trovasse una “nuova forza”. Mentre ci sono titoli che, nonostante ci sia una progressione con i puzzle, portano presto alla noia. Non è questo il caso.
È un videogioco da non perdere, sia per i suoi enigmi, sia per le componenti di narrazione e ambientazione davvero ispirate.