Sicuramente conosci Asphalt, una delle serie più diffuse su device mobili, che riprende a piene mani le atmosfere di titoli come Need for Speed e film come Fast and Furious. Quello che forse non sai è che, nell’ormai lontano 2004, la serie debuttò proprio su una console Nintendo; era il DS e il titolo in questione era Asphalt: Urban GT.
Il capostipite della serie riscosse un discreto successo, tanto che Gameloft produsse un seguito prima di tuffarsi nel (all’epoca) nel nuovo e più interessante mondo del mobile gaming, abbandonando per un po’ le console della grande N.
Tolti alcuni capitoli su 3DS e PsVita nulla di strano quindi che la serie sia principalmente associata al mondo degli smartphone da una decina d’anni a questa parte.
Con un ritorno al passato Gameloft ha deciso di portare su Switch l’ultimo capitolo della serie, ovvero Asphalt 9: Legends.
Oro e Asfalto
Legends è il porting per Switch dell’ultimo capitolo della serie, già uscito su device mobili nel mese di luglio. Con questa premessa in mente, in mancanza di reali alternative, Asphalt 9 può essere una valida scelta per gli appassionati di racing arcade; tuttavia essendo un titolo strutturato per il mobile gaming, con tutto quello che ne consegue, talvolta rischia di infastidire e annoiare il giocatore, più che divertirlo.
Asphalt 9 è scaricabile gratuitamente: iniziamo con una macchina sola con cui affrontare una lunga modalità carriera, che dovremo portare avanti attraversando 71 differenti eventi (ognuno dei quali può contenere fino a 10 gare) con l’obiettivo di costruire lentamente la nostra collezione di auto raccogliendone i modelli che riceveremo in premio alla fine di ogni cosa.
Per velocizzare il processo è possibile pagare con soldi reali e acquistare i veicoli.
Andando avanti nel gioco si avverte costantemente la necessità di fare degli upgrade: qualunque auto andrà bene solo per i primi eventi successivi, dopodiché sarà necessario aggiornarla e farla salire di ranking. Prima di iniziare la gara, ci verrà indicato il livello raccomandato, che in sostanza dice quanto saranno potenti gli altri veicoli; va da sé che dovremo avere almeno un veicolo in grado di affrontare la corsa, altrimenti ci toccherà lavorare di upgrade.
Gli upgrade hanno un costo in termini di valuta in-game, ovvero crediti guadagnabili correndo. Naturalmente i crediti potrebbero non essere sufficienti, in questo caso basterà acquistare dei token con le odiate microtransazioni.
E’ in questo frangente che Asphalt 9 lascia trasparire la sua vocazione da mobile game: come in qualsiasi titolo mobile i token vengono venduti in pacchetti, da pochi euro (1,99 per 40 token) fino alla bellezza di 99,99€ per 3000 token. E il gioco ha anche il coraggio di informarci che si tratta dell’offerta più conveniente!
Un altro aspetto tipicamente mobile è dato dall’elemento carburante: ogni veicolo nel nostro garage ha un indicatore di carburante che diminuisce ad ogni corsa iniziata e una volta terminato il rifornimento dovremo attendere l’azzeramento di un timer per riprendere possesso della vettura.
Si tratta di un sistema molto diffuso nei giochi per smartphone, come Candy Crush (o Dr. Mario per rimanere in casa Nintendo), che se già risulta fastidioso in quei giochi è abbastanza frustrante in un titolo per console, sia pure freemium.
Più potente è il nostro veicolo, più lungo sarà il tempo di attesa; dovremo quindi utilizzare le auto più potenti con un minimo di strategia.
Non possono mancare ovviamente le loot box, qui sotto forma di pacchetti: utilizzando i nostri token (quindi soldi reali) potremo acquistare alcuni pezzi di progetti, pertanto per avere delle auto complete dovremo acquisire un certo numero di progetti ovvero di pacchetti.
Se volessi la Lamborghini Centenario, ad esempio, ti serviranno ben 40 progetti per poterla sbloccare, sempre a livello base. In altre parole, ti servirà tantissimo tempo (e soldi) per avere un veicolo completamente aggiornato.
Se finora abbiamo trattato i lati negativi di Asphalt 9, è il caso di ammettere che, a patto di accettare che il nocciolo duro è quello di un mobile game, si tratta di un racing divertente con tutte le caratteristiche di un tipico free-to-play a cui ci hanno abituati Android e iOS.
Scesi in pista, ci troviamo con un divertente titolo di corse arcade, con la sua bella dose di distruzione. Capita spesso infatti di vedere il paesaggio farsi a pezzi e detriti volare sullo schermo oppure, sbattendo con l’auto, vedere pezzi di carrozzeria staccarsi invadendo tutto lo schermo.
Eseguire qualche trucchetto al volante (come la classica derapata) riempirà la barra dell’acceleratore, che potremo usare in qualsiasi momento; tuttavia, premendo due volte il tasto dedicato con la barra piena si attiverà una super accelerazione durante la quale, colpendo gli avversari, daremo vita a dei takedown al rallentatore.
Ai giocatori più smaliziati l’effetto ricorderà senza dubbio una delle caratteristiche principali della serie Burnout, da troppo tempo assente dalle nostre console, anche se qui l’effetto è leggermente meno spettacolare.
I circuiti che andremo ad affrontare saranno pieni di strade alternative da prendere, basta guardare con attenzione la mappa per trovarci ad attraversare parcheggi sotterranei, rampe da saltare per atterrare in posizione avanzata e tutte le classiche tipologie di scorciatoie.
Questa possibilità consente di introdurre in Asphalt 9 una caratteristica interessante, chiamata touchdrive: in buona sostanza, la IA controlla automaticamente sia lo sterzo che le accelerate/frenate e al giocatore resta semplicemente da scegliere che strada prendere man mano.
E’ un’opzione senza dubbio troppo semplice per i normali giocatori, ma è interessante per chi non è abituato a giocare o per i bambini.
Da un punto di vista visivo, nonostante un comparto grafico di tutto rispetto, purtroppo si riscontrano numerosi cali di frame rate.
Nominalmente, Asphalt 9 gira a 60 fps, ma questo vale principalmente durante i Time Trial che non presentano uno schermo particolarmente affollato. Basta aggiungere qualche auto, con i relativi incidenti, e assistiamo ad un calo nel numero di frame abbastanza consistente.
E’ vero, a 60 fps i giochi risultano esteticamente migliori, ma probabilmente bloccare tutto sui 30 fps sarebbe stata una mossa più saggia.