Creato dagli sviluppatori di Skullgirls, Lab Zero, Indivisible è un gioco estremamente particolare che a primo impatto sembra volersi discostare non poco dal primo celebre lavoro della compagnia, complice uno stile cartoon ormai molto identificativo per lo studio. Indivisible, senza voler mettere in discussione l’indubbia qualità di Skullgirls, è un progetto estremamente più grande e ambizioso: miscela sapientemente elementi da picchiaduro, platform, metroidvania e JRPG, creando un composto vincente e di prima qualità.
Il solito viaggio, ma con qualche sorpresa
La trama di Indivisible è sicuramente uno dei punti forti del titolo, sostanzialmente più per come viene raccontata che per quello che è realmente. Infatti impersoneremo Anja, la solita prescelta, e il suo folto gruppo di compagni che questa radunerà viaggiando. Anja è facilmente inquadrabile con il classico stereotipo del protagonista testardo, coraggioso e impulsivo, una personalità, ben nota a chi segue il genere Shonen di manga e anime giapponesi. L’incipit narrativo è piuttosto semplice: dopo un allenamento con il padre, con il quale Anja sembra avere un rapporto forte e contemporaneamente travagliato, scoppia una lite riguardo la poca trasparenza che quest’ultimo ha con la figlia riguardo al passato. Anja si chiede qual’è la ragione che si cela dietro quegli allenamenti e il perché del silenzio del padre su argomenti come la sua nascita e la madre. Dopo essersi resa conto di aver esagerato nei toni, vedremo Anja tornare al villaggio, per poi trovarlo in fiamme e attaccato da un misterioso esercito.
Alla ricerca di suo padre, Anja lo troverà morente a terra, con un giovane ufficiale di nome Dhar che si staglia sopra di lui, reo di averlo ferito a morte. È dopo l’inevitabile scontro fra i due che questa matassa di stereotipi si dipana donando a Indivisible il primo tocco di originalità: durante l’ultimo attacco Dhar scompare misteriosamente, salvo sentirlo imprecare contro Anja di essere una strega e di liberarlo. È in questo momento che sia il giocatore che la protagonista scoprono che Anja è in grado di assorbire le persone nel suo “mondo interiore“. Se da una parte questa è un coerente contestualizzazione del gameplay, utile a giustificare la “sparizione” dei membri del party nelle fasi esplorative del gioco, il fatto che le persone assorbite da Anja non possano danneggiala e essere danneggiate da lei stessa crea un nodo narrativo tutt’altro che banale. Il primo membro del party a essere assorbito dalla ragazza è lo stesso assassino di suo padre, un motivo di conflitto fra i due, costretti a procedere malvolentieri insieme. La storia, che non ti spoilero, anche nel suo avanzamento rimane comunque piuttosto “classica” rispetto ai canoni degli JRPG, ma fa dei rapporti fra i personaggi e della loro evoluzione il punto forte dell’offerta ludica.
Indivisible è di fatto un gioco totalmente story driven, nonostante questo, in un determinato punto del gioco, dà l’impressione di farci scegliere dove dirigerci. In realtà, a dispetto di questa “libertà“, il gioco è totalmente impostato su binari, visto che per poter avanzare in alcune mappe verrà richiesto l’uso di determinate abilità, in pieno stile metroidvania. In realtà potrebbe capitare di dover sbloccare queste abilità in altre zone, creando di fatto lo spiacevole inconveniente di backtracking per tornare indietro, un inconveniente onestamente evitabile.
JRPG, picchiaduro o platform?
La risposta corretta è tutti e tre. Il più grande merito di Indivisible sta nel suo gameplay, straordinaria e funzionante ibridazione fra generi che, in apparenza, potrebbero sembrare inconciliabili. Il gioco può essere suddiviso in due fasi: da un lato la componente platform, quella predominante utile per procedere negli ambienti e raggiungere zone d’interesse per l’avanzamento della trama, dall’altro i combattimenti, che fondono elementi RPG a quelli di un picchiaduro.
Il platform
La componente platform di Indivisible è quella che, rispetto al combattimento, predomina maggiormente nelle ore di gioco, anche perché vista la difficoltà di alcune sezioni, il tempo che potresti impiegare per superarle potrebbe non essere così scontato. Nonostante questi punti di estrema difficoltà, solitamente opzionali, il gioco scorre con una piacevolezza disarmante, con un controllo di Anja e dei comandi sempre reattivo, vario e quasi mai frustrante. A fornire questa sensazione di soddisfazione non è solo il feeling che Indivisible sa regalare, ma anche la componente metroidvania che la fa da padrone. Indivisible è infatti dotato di un gameplay progressivo: il tutorial non terminerà nei primi 10 minuti di gioco, ma continuerà per tutta la durata dell’avventura, durante la quale il giocatore si vedrà letteralmente ricoperto di nuove abilità che gli consentiranno di proseguire con l’avventura o di arrivare in punti prima inarrivabili. Questa continua introduzione di abilità, stimola il giocatore proponendogli sfide sempre più impegnative. Alcune abilità saranno persino in grado di danneggiare gli avversari senza entrare in modalità combattimento, una scelta di design che con il tempo e un po di furbizia finisce per semplificare gli scontri.
Il combattimento
L’altro nucleo del gioco è senza alcun dubbio il combattimento. Basato sul concetto, ripreso da Valkyrie Profile, di assegnare un personaggio del party ad ogni tasto, Lab Zero ha ripreso quest’idea e l’ha rivista, reinterpretata e potenziata, fondendo RPG e picchiaduro. Ogni personaggio quindi, attaccherà con un determinato tasto, inizialmente, per un massimo di due attacchi. Il numero di attacchi a disposizione potrà essere aumentato spendendo i collezionabili di gioco, i Ringsel: questi particolari globi rossi dovranno essere prontamente guadagnati in fasi platform piuttosto ardue. Perché Picchiaduro ti starai chiedendo? Tutti e 23 i personaggi, al di la di una caratterizzazione nel gameplay favolosa che li rende tutti unici, sono dotati ognuno di 3 attacchi diversi, eseguibili con la pressione del tasto neutro o con l’accompagnamento dello stesso con le levette direzionali su e giù. Considerando che è possibile utilizzare 4 personaggi contemporaneamente, ogni scontro offre la possibilità di concatenare ben 12 attacchi differenti per creare combo spettacolari, la cui durata andrà ad aumentare i danni inferti. Chiaramente, considerando che anche il singolo utilizzo di un attacco per personaggio aumenterà con il nostro utilizzo dei Ringsel, si potrà arrivar a concatenare combo da 100 e più colpi.
Oltre agli attacchi si potrà potenziare anche la difesa, che prevede un sistema di blocco basato sul tempismo. Premendo il tasto di attacco, durante un colpo nemico in arrivo, potremo diminuire o annullare il danno in arrivo. In caso di un blocco effettuato al momento giusto non si subisce danno e in caso di potenziamento delle difesa (tramite Ringesel) si rigenera addirittura la vita; con un blocco perfetto viene anche generata energia per la barra Iddhi, uno speciale indicatore che si riempirà intercettando i colpi in arrivo o attaccando i nemici. Questo speciale indicatore, una volta riempito, permetterà ad alcuni personaggi di lanciare devastanti colpi psichici.
Il sistema del party è ben congegnato, concepito in modo da non rendere i personaggi meno utilizzati obsoleti. Visto che personaggi, risultati utili all’inizio, potrebbero tornare ad esserlo per qualche sinergia con un altro aggiuntosi al party in un secondo momento, Lab Zero ha pensato bene di dotare di livelli solo Anja; tutti gli altri personaggi seguiranno lo stesso livello della protagonista così da essere sempre disponibili all’occorrenza. Peccato solo che questo valga anche per i nemici, cosa che per pessimo bilanciamento della difficoltà rende il gioco fin troppo semplice.
L’aspetto grafico, tecnico e sonoro
Per quanto Indivisible a una prima impressione, trasmetta una sensazione da gioco indie a ogni pixel, in realtà la qualità artistica di Lab Zero raggiunta con Skullgirls , in questo caso, non soltanto viene riconfermata ma persino superata. Il gioco gode di un atmosfera, riferimenti e un gusto squisitamente indù che caratterizza nomi, personaggi e la maggior parte delle ambientazioni, con alcune eccezioni che rimangono sempre ispirate all’oriente.
Per non parlare del character design e delle animazioni, qui ancora più complesse, studiate e riuscite più di quanto non si sia già visto nel celebre picchiaduro che ha reso famoso lo studio. Peccato solo per il design dei mostri, talvolta anonimi e/o riciclati. Per quanto riguarda l’ottimizzazione del gioco, Indivisible si difende benissimo, presentando un frame rate granitico e nessun tipo di difetto grafico. Un piccolo neo è da ricercare nella gestione dei combattimenti in prossimità di superfici non piane (come piattaforme o trappole), che rendono il combattimento piuttosto complesso impedendo di colpire i nemici per via di elementi dello sfondo, sfociando di fatto in qualcosa di molto simile al bug o comunque di non previsto dagli sviluppatori.
Ottimo il sound design del gioco, accompagnato da un doppiaggio sempre all’altezza della situazione e di una colonna sonora di certo non indimenticabile, ma in grado di supportare alla perfezione l’atmosfera orientaleggiante di Indivisible.