Il genere dei gestionali rimane tuttora perlopiù appetibile alla nicchia che si è saputo costruire nell’arco degli anni: l’abbiamo visto con il parco di divertimenti di Theme Park World, con le carceri di Prison Architect e, su Facebook, con la buon’anima di Restaurant City.
Oggi, però, abbiamo a che fare con l’ultimo arrivato dei molteplici port (in questo caso di un titolo Steam) visti su Nintendo Switch, ovvero Megaquarium, con il quale potremo avere il nostro parco acquatico – inteso come zoo – e vedere se sarà in grado di incassare sia introiti che consensi. Riusciremo a replicare l’Acquario di Genova o faremo un buco nell’acqua? O meglio, sarà il gioco a farlo, replicando il successo riscosso su Steam? Scopriamolo insieme.
In fondo al mar, i fondi in mar
La trama, nonostante la suddivisione del gioco nelle modalità Campagna e Sandbox, nella prima opzione si dimostra essere un pretesto minimale, ma è quantomeno presente e, contrariamente al mancato coinvolgimento di Car Mechanic Simulator: Pocket Edition, viene diluita nell’arco del gradevole tutorial, per l’occasione ben tradotto nella nostra lingua.
All’avvio della Campagna, ci viene proposto di gestire l’acquario Villa del Sole, ma prima di darci carta bianca il gioco vuole vedere quanto siamo ferrati per questo tipo di lavoro: quindi, ci verranno stanziati dei fondi contati per buttarci in questa nuova avventura e, nel frattempo, i rudimenti della gestione ci verranno gradualmente insegnati. Sia la trama che il gameplay fanno leva sul piacere puro e semplice di gestire un acquario fine a sé stesso. Ci riusciranno?
Le avventure acquatiche di Switch Zissou
Fare il verso a Wes Anderson ci permette di esprimere la varietà del gameplay, che possiamo descrivere in due modi differenti. La versione breve consiste in un “reskin acquatico” di Theme Park World, solo un po’ meno “acqua-park” e più “museo/zoo”: se conosci il genere e te ne sei già fatto un’opinione, difficilmente questo gioco ti farà cambiare idea. Per la versione lunga, invece, dovrai proseguire la lettura.
La prima cosa che ci viene proposta è la difficoltà del gioco, selezionabile all’inizio della Campagna e comprensiva di quattro livelli di difficoltà: Facile, Normale, Difficile e Brutale. Come sempre, il livello più basso è quello espressamente rivolto ai neofiti del genere, mentre quello più alto è dedicato ai gestori più stagionati, ai masochisti, o ad entrambe le categorie. Per illustrare bene dove penda l’ago della bilancia sui livelli di difficoltà, i livelli minori abbassano i costi finanziari, quelli per il cibo per gli animali e per i salari, la fragilità degli animali, la possibilità che si scannino a vicenda e la probabilità di guasti; le difficoltà più elevate aumentano invece questi valori andando a diminuire la facilità con cui l’acquario sale di prestigio, con la quale il livello minimo è abbastanza generoso.
Il tutorial ci mostra subito come gestire la visuale, con i comandi di zoom e di rotazione della telecamera. Poi il gioco decide di passare agli abbastanza intuitivi menù e, con essi, anche i suggerimenti su come superare le prime missioni al meglio: siamo tutti soggetti al deficit dell’attenzione, oggigiorno, e un tutorial che tiene a mente questa nostra debolezza guadagna sempre punti.
L’aumento di prestigio a cui ho alluso nella sezione dedicata ai livelli di difficoltà del gioco, come potrebbero aver intuito i lettori/giocatori più smaliziati, consiste prevalentemente nella possibilità di espandere il proprio ventaglio di opzioni, dall’attrezzatura in dotazione ai gestori (tipi di acquari differenti, filtri dell’acqua, eccetera), al personale, ai tipi di pesci.
Questi ultimi vanno gestiti con criterio da parte del giocatore, in quanto ci sono quelli che stanno bene da soli, quelli che preferiscono la compagnia del proprio branco, quelli più aggressivi, quelli più docili, e così discorrendo. La decorazione dei singoli acquari all’interno della struttura è facoltativa, ma molto consigliata per il benestare delle creature acquatiche a nostra disposizione.
A noi spetta il compito di gestire ogni singola vasca nel momento in cui viene messa in piedi, lasciando al nostro personale – e solo ad esso – il compito di “pensarci in seguito”. Affinché il personale possa provvedere alla manutenzione delle vasche, però, è necessaria la presenza di una cassetta per gli attrezzi.
In fase di recensione, il primo guasto ai macchinari si è verificato alla tredicesima delle giornate in-game, che scorrono con un ritmo di circa dieci minuti (virtuali) ogni cinque secondi (reali). Se più macchinari si guastano in contemporanea, tocca al giocatore assumere più personale e dare ad esso maggiore priorità per le riparazioni. Il tempo può anche venire rallentato, fermato o accelerato manualmente.
Gli enigmi si dipanano da soli in base all’incastro tra i fondi e le spese comportate da questo genere di imprevisti. A complicare ulteriormente, emotivamente parlando, le cose al giocatore si aggiungono le descrizioni di ogni addetto ai lavori che ha trovato impiego presso la nostra struttura.
Ogni singolo menù del gioco, come l’intuitiva interfaccia ci ricorda costantemente, si può richiamare con un differente tasto direzionale. Il menù a sinistra serve ad aggiungere qualcosa all’acquario come vasche, scale, ingressi per il personale, eccetera; ogni singola aggiunta, ovviamente, è un investimento. Il menù in alto serve a mostrare e nascondere i più svariati elementi, tra interfaccia ed icone che accompagnano i visitatori. Il menù in basso consente al giocatore di accedere ai suoi dati personali, come fondi, messaggi, numero di visitatori e così via. Infine, il menù a destra garantisce l’accesso alla già citata lista di missioni.
Usando lo zoom al massimo, poi, si può assumere il ruolo del “capo in visita” ed entrare nel proprio parco con una visuale in prima persona: un’arma a doppio taglio, però, visto che per farlo la visuale “zeldiana” dall’alto va un po’ a perdersi e, con essa, anche l’interfaccia con cui correre ai ripari nel caso qualcosa vada storto.
Il nostro tentativo di accedere alla modalità Sandbox ci ha fatto apprendere che, per cambiare modalità, a meno che non ci si trovi nel menù principale, bisogna avviare una nuova partita. Ad ogni modo, come indica il nome, la modalità Sandbox si differenzia dalla modalità Campagna nella maggior scelta di opzioni a disposizione del giocatore per quanto concerne la difficoltà: possiamo rendere tutto una bazzecola (fondi illimitati!), o invece complicarci ulteriormente le cose aggiungendo maggiori esigenze da parte di macchinari e fauna alla difficoltà Brutale.
Fare acqua da tutte le parti, nel bene e nel male
Ora che la nostra visita al parco sta per volgere al termine, è il momento di soffermarsi su quanto la struttura si sia dimostrata curata o, invece, non l’abbia fatto.
Dal punto di vista prettamente tecnico, l’unico caricamento lungo del gioco avviene all’avvio del titolo: una volta raggiunta la schermata principale, Megaquarium si piazza sui 60 frame al secondo e non ci si scolla più, in aggiunta a tempi di caricamento pressoché inesistenti data la loro fulminea rapidità. Questo compromesso lo dobbiamo principalmente a una scelta stilistica che opta per uno stile minimalista: lo sfondo, al di fuori delle mura del parco, è lo stesso che contraddistingue il menù principale, in entrambe le visuali, mentre i modelli 3D puntano su un basso numero di poligoni per arrivare a un buon punto di incontro tra una propria identità ben definita e una funzionalità sia a livello di framerate che di nitidezza.
Dal punto di vista del sonoro, invece, colgo l’occasione per un secondo confronto con Car Mechanic Simulator: Pocket Edition. Anche qui la musica è ben ritmata, ma a differenza del simulatore di officina, la scelta musicale del gioco punta esplicitamente al relax del giocatore, tra musiche di dominio pubblico come Hopeful Journey di Vincent Tone nello schermo del titolo ed altre tracce ugualmente azzeccate durante il gameplay. Gli unici effetti sonori, al di fuori dei vari click tra i menù, sono quelli provenienti dalla cassa e dalla installazione di nuovi macchinari: una scelta, a mio avviso, mirata più allo scopo del gioco di alleviare lo stress, che non ad un coinvolgimento maggiore – emotivamente meno rilassante – nei confronti del giocatore.
Sulla longevità, aspetto conclusivo della recensione, mi rifaccio alla mia definizione laconica del gameplay all’inizio della scorsa sezione: molti conoscono a grandi linee il genere dei gestionali, e chi lo fa, nel bene e nel male, sa bene che la longevità dipende dalle esigenze personali di ogni giocatore. Noi, in questa recensione, abbiamo descritto a grandi linee in cosa consiste il gioco: se l’idea di gestire a oltranza il tuo zoo acquatico ti alletta, di sicuro non incapperai in una cantonata con Megaquarium, un gioco che rispetta con diligenza dogmi e crismi del genere. Se però questo genere, forse più lento e “cerebrale” rispetto al gioco d’azione medio, non fa per te, nel caso di questo suo esponente non cambierà nulla.