Nell’ultimo periodo non è per niente raro imbattersi in pareri, di siti o riviste specializzate e non, che definiscono l’operazione portata avanti da Epic Games nei confronti di Fortnite, come una rivoluzione non solo del concetto di Game as a Service, ma del concetto stesso di videogioco.
Prima di parlarne in maniera approfondita, però, dobbiamo fare un passo indietro e spiegare anche a chi si sia perso le novità, cosa è successo all’interno di Fortnite. Il 13 ottobre, intorno alle 20 per quel che riguarda l’orario italiano, l’intera mappa di Fortnite è stata risucchiata in un buco nero che si è generato durante le partite di tutti i giocatori del mondo. Successivamente alla comparsa del buco nero, l’intero gioco si è fermato, ragion per cui c’è chi subito ha pensato a un qualche problema sui server dedicati al battle royal. Mentre Epic non dava segno di voler spiegare ai giocatori cosa stesse accadendo, il buco nero rimaneva l’unica cosa visibile all’interno del gioco, catalizzando l’attenzione in totale di circa 7 milioni di utenti che hanno seguito l’evento aspettando febbrilmente novità. dopo due giorni, finalmente l’alone di mistero si è dissolto, ed è stato annunciato Fortnite Capitolo 2, versione riveduta e modificata rispetto a quella precedente, grazie all’aggiunta della possibilità di nuotare, pescare e altre nuove azioni, e con una mappa del tutto nuova.
Ora che abbiamo ripercorso gli eventi, proviamo a guardare più nel dettaglio quello che è accaduto, e cerchiamo la risposta a una semplice domanda: quello che è accaduto a Fortnite è davvero rivoluzionario?
La risposta, per chi scrive, è decisamente affermativa: Fortnite Capitolo 2 è una rivoluzione a modo suo, non sul piano del gioco in sè, ma su quello della comunicazione di un publisher con il proprio pubblico.
Partiamo da un concetto molto semplice, sin da quando esistono giochi online che puntano ad un’elevata longevità, come uno dei fondatori del genere MMORPG: World of Warcraft, il concetto di rinnovamento del mondo di gioco e delle sue meccaniche è stato una costante del genere; specialmente per i titoli di stampo ruolistico, in cui la ripetizione di dungeon, quest e perfino attacchi del personaggio è la base del gameplay, abbiamo spesso assistito a cambiamenti radicali di mappe del mondo di gioco, abilità dei personaggi e molto altro, questo perché il cambiamento serve a tenere vivo l’interesse dei giocatori, di modo che vogliano esplorare le novità che si presentano dopo ogni modifica radicale. Inoltre, modificare il mondo attorno ai giocatori, contribuisce a creare una sorta di memoria ludica degli avvenimenti, facendo si che si creino quei meccanismi che danno vita a schiere di veterani di un certo titolo, perché partecipi di avvenimenti che per i nuovi giocatori sono solo storie sentite raccontare, magari da alcuni NPC.
Prendiamo in esame il già citato World of Warcraft per esempio, dopo le prime due espansioni che ampliavano il mondo di gioco e in generale la mitologia della saga, ecco arrivare Cataclysm, espansione in cui il terribile Deathwing ha distrutto il mondo di gioco che tutti conoscevano, rendendo irriconoscibili alcune zone ed aprendo enormi crepe nel terreno dell’intera mappa di gioco; questi cambiamenti possono essere visti a tutti gli effetti come un cambiamento di mappa, ed insieme a questo, giungevano ovviamente nuove armi, armature, magie e tanto altro, esattamente come nel secondo capitolo di Fortnite vengono apportate alcune variazioni al tema, che però non cambiano quello che è il cuore di fondo dell’esperienza.
Ma allora dove sta la rivoluzione in Fortnite Capitolo 2? La rivoluzione che Epic è stata in grado di apportare non va cercata all’interno del gioco stesso. Questo secondo capitolo ha qualche piccola aggiunta ed una nuova mappa, ma rimane sempre il solito Fortnite, esattamente come per un veterano di WoW, le novità introdotte in Cataclysm non lo hanno reso un gioco totalmente diverso. La cosa che però differenzia Fortnite da tutti gli altri titoli online che si sono via via rinnovati, è stata la comunicazione.
Se da un lato, infatti, è chiaramente visibile una certa continuità tra i due capitoli di Fortnite, la mossa vincente di Epic Games è stata quella di restituire agli utenti la percezione di vera morte e rinascita del titolo. I giocatori di tutto il mondo non hanno semplicemente assistito a una mutazione del gioco a cui erano affezionati, bensì si sono ritrovati nella completa incertezza derivata dal non sapere quale fosse la vera natura di quel buco nero. Epic ha saputo giocare con le speranze e le paure dei giocatori, che in un attimo hanno visto sparire l’intero titolo, con tanto di skin, emote e orpelli vari, molte volte pagati a suon di moneta reale.
Risulta quindi subito chiaro come la percezione che il pubblico ha del titolo sia stata enormemente gonfiata dal sollievo di vederlo tornare operativo, anche se sotto una forma lievemente diversa.
Inoltre, Epic è ben consapevole di aver dato vita ad un fenomeno mediatico di proporzioni enormi, e per questo lo ha cavalcato, lasciando che la notizia del buco nero si espandesse a macchia d’olio sui social e nella community, senza smentire nemmeno le ipotesi peggiori, e garantendosi così una visibilità ancora più grande.
Per questo motivo Fortnite Capitolo 2 può essere considerato una vera rivoluzione nel campo del Game as a Service, perché ha introdotto un sistema di comunicazione con l’utenza totalmente nuovo agli amanti dei giochi online, che prima di oggi vedevano i titoli cambiare sotto i loro occhi, dandolo ormai quasi per scontato, anche in caso di enormi novità.
Che sia questo il futuro di giochi di questo tipo? Probabilmente no, anche perché il ripetersi di questa meccanica non potrebbe avere lo stesso impatto ogni volta, ma sicuramente Epic ha dimostrato al mercato videoludico online che a volte non assecondare i desideri dei giocatori, e fare una mossa che potrebbe sembrare azzardata, può, alla fine, dare i suoi frutti e risultare vincente.