Sviluppato e pubblicato da Infuse Studio, Spirit of the North è stato rilasciato il 1 novembre per PlayStation 4.
Un incontro di mitologie
Sin da tempi antichissimi, la volpe indica un elemento ricorrente nel folclore e nella tradizione mitologica. In Giappone, la volpe (Kitsune) è simbolo di spiccata intelligenza e una volta superati i tremila anni, si racconta che essa sia in grado di tramutarsi in una bella donna. In giapponese questo concetto viene espresso con la frase “Bake no Kawagoromo” che indica l’atto in cui la volpe assume sembianze umane per ingannare l’uomo oppure, in alcuni casi (dipende dalla zona di provenienza della leggenda), per aiutarlo e affiancarlo nei momenti di difficoltà divenendo una buona amante. Molto più antica è la leggenda legata alla tradizione greca della volpe di Teumesso o Cadmea, una volpe di proporzioni colossali, praticamente inafferrabile, inviata da Dioniso per depredare i figli di Tebe.
Nella mitologia norrena, la volpe (Hulder/ Huldra) assume il significato di spirito della foresta, una guida benevola e saggia che protegge gli uomini in difficoltà. È da questo concetto storico che si può partire per comprendere il significato spirituale che assume il protagonista di Spirit of The North. In questo caso specifico, con molta probabilità, la volpe che controlliamo è una comune volpe rossa che si imbatte nell’antico e solenne spirito della volpe dell’aurora boreale che protegge le rovine di un’antica civiltà perduta.
Da alcuni graffiti murali che sembrano richiamare civiltà molto antiche, possiamo constatare che la misteriosa civiltà sia stata distrutta a causa della corruzione, indicata dal rosso sangue presente in diversi elementi di gioco. Il male ha logorato ogni cosa, uccidendo tutti gli esseri umani che l’abitavano; non è un caso che nel corso dell’avventura si trovino spesso cadaveri e mucchi d’ossa di persone. In alcuni casi, come attività secondaria, si deve risvegliare lo spirito intrappolato di alcune persone speciali, riconoscibili dalla veste semplice che sembra essere il saio di un monaco francescano.
Anche qui ci viene in aiuto la mitologia. L’elemento ricorrente nel titolo, sono le steli di pietra che permeano l’intera avventura di gioco e ne rendono possibile lo svolgimento. In alcune tradizioni norrene ritroviamo traccia della cosiddetta “seiðr” una magia sciamanica che permetteva di mettersi in contatto con gli spiriti per prevedere il futuro o dispensare maledizioni e morte. Questa magia veniva praticata e trascritta come rituale in alcune pietre runiche che hanno notevoli somiglianze con quelle riscontrate nel gioco.
Di fatto, sembra che Spirit of the North sia l’incontro perfetto di vari elementi del folclore nordico. Trovo che prendere la volpe come protagonista per questo titolo sia una trovata geniale, perché evoca immediatamente una sensazione mistica e misteriosa intorno alla sua storia. Una storia sussurrata, percepita e svelata. Infatti, nella narrazione c’è volutamente una totale assenza di dialogo che la rende particolare e le conferisce valore.
La trama del gioco, è interamente guidata dai riferimenti mitologici, non esiste una sola interpretazione, ma di certo la storicità dei riferimenti alla tradizione aiutano nella sua ricostruzione e nel suo significato. La narrazione trasmette una vasta gamma di emozioni che è difficile da controllare, specialmente una volta raggiunti i suoi picchi emotivi all’inizio e alla fine della storia. La parte centrale è sicuramente più piatta e lascia interamente spazio al gameplay con assenza totale di cut scene. Il valore dello “Spirito del Nord” è dato proprio dalla storia che racconta, in un modo emozionante e semplice allo stesso tempo, lasciando anche lo spazio a qualche lacrimuccia.
Gameplay, sonoro e grafica
Spirt of The North, è un videogioco d’avventura indie in terza persona con la fitta presenza di puzzle ambientali che, in verità, risultano molto semplici. Il gioco presenta 4 abilità che si sbloccano con il proseguimento della storia e che consentono di risolvere gli enigmi. A lungo termine, il giocatore si ritrova a compiere sempre le stesse azioni e questo potrebbe annoiarlo. La ripetitività del gameplay, però, fa capire come l’intento del titolo non sia il puro intrattenimento ludico ma più probabilmente il raccontare una bella storia in modo del tutto interattivo. Rimane il fatto che il gameplay deve essere all’altezza della narrazione, i due elementi devono equivalersi creando un equilibrio affinché il gioco possa funzionare bene; in questo caso specifico, però, l’utente continua a giocare più che altro spinto dalla curiosità di vedere cosa accade al termine della trama, così facendo il tutto diviene una corsa verso la fine del gioco senza assaporare i momenti che lo compongono.
Le animazioni non sempre sono soddisfacenti o addirittura, in alcuni casi, mancano del tutto. Quando la volpe cammina nella neve alta, l’animazione dei solchi impressi su di essa è sgradevole all’occhio e in alcuni casi non è marginale (il giocatore è quasi costretto a guardarli). È stata creata una bellissima animazione della volpe che si scrolla l’acqua di dosso ogni qual volta è costretta a nuotare, ma manca completamente quella in cui la stessa sale sulle piattaforme quando è ancora in acqua; in questo caso l’astuto animale continua a procedere in avanti fino a che le zampe si perdono all’interno della roccia. I salti sono calibrati per le lunghe distanze e non esiste un’animazione ben fatta di salti più corti quando è in prossimità di un ambiente stretto. Seppur con dei difetti, le meccaniche di gioco rimangono comunque godibili soprattutto nelle prime ore di gioco regalandoci una gradevole esperienza videoludica.
Per quanto riguarda l’aspetto grafico, in generale abbiamo di fronte scenari mozzafiato che ci fanno letteralmente bene all’occhio. Alcuni elementi sembrano veri e propri dipinti e gli ambienti proposti sono sempre più suggestivi in un crescendo che giunge alla fine evocando forti e bellissime emozioni.
Il sound accompagna perfettamente la potenza evocativa delle immagini, è soave, delicata e riesce a emozionare tantissimo con i suoi violini che di tanto in tanto fanno capolino tra le note.