Recensire un titolo pensato e sviluppato in Italia non è un evento frequente; non quanto noi appassionati vorremmo, anche se la situazione è oggi nettamente migliore di quanto non fosse in passato.
Vedremo se poter essere orgogliosi di questo Close to the Sun, o se invece saremo costretti a far finta di non conoscerlo.
Close to The Sun su Nintendo Switch: un porting di successo?
Negli ultimi tempi assistiamo sempre più spesso alla costante richiesta degli utenti Switch di vedere approdare sulla loro console preferita titoli già usciti su altre console; la frase “Arriverà anche su Switch?” è ormai diventata una macchietta, incurante dell’effettiva capacità hardware dell’ibrida Nintendo, non sempre capace di rendere giustizia ad un determinato titolo.
Close to the Sun è uno di questi. Anche se l’idea di Storm in a Teacup è sempre stata quella di portare il titolo su tutte le console, è innegabile come il porting per una console portatile abbia portato ad adottare alcune scorciatoie nel comparto tecnico, anche se più che scorciatoie dovremmo parlare di omissioni.
Tuttavia, è rimasto intatto l’elemento per cui Close to the Sun è famoso e riconoscibile, ovvero quell’atmosfera a tratti lenta e inquietante che ci circonda durante tutta la partita.
In questo gioco, la cui ispirazione principale è innegabilmente da ricercarsi nella saga di Bioshock, impersoneremo Rose Archer, una giornalista che dopo avere ricevuto una lettera della sorella Ada si imbarca sulla mitica Helios, enorme nave/laboratorio costruita e diretta dal genio visionario Nikola Tesla (figura che i videogiochi hanno contribuito a rivalutare negli ultimi anni, rendendogli finalmente i giusti tributi).
Riusciamo così ad avere una piccolo squarcio sulla visione del mondo secondo Tesla: il suo sogno é un mondo con energie illimitate e accessibili a tutti, con numerose applicazioni scientifiche in grado di migliorare il futuro del pianeta.
Se ci troviamo sulla Helios, è facilmente intuibile, è perchè qualcosa è andato storto. L’idea originaria era quella di ottenere il dominio sul tempo, ma gli sfortunati passeggeri a bordo della nave si sono trovati a fronteggiare un incubo infernale.
Trasportati da un battello interamente automatizzato, saliremo sulla Helios qualche tempo dopo il precipitare degli eventi, in cerca di Ada; la storia è grossomodo tutta qui, con premesse lasciano intravedere possibilità maggiori rispetto a quanto effettivamente avviene nel gioco.
Già detto del paragone con Bioshock, la più grande differenza sta nel fatto che Close to the Sun non fa alcun approfondimento sul mondo di gioco e sugli eventi che accadono intorno a noi, tratto invece caratteristico della serie di Irrational Games.
Le premesse e l’ambientazione provano ad essere qualcosa di diverso, tuttavia, unitamente a “colpi di scena” ampiamente prevedibili prestando la giusta attenzione al mondo circostante, fallendo nell’opportunità di creare la propria versione del concetto di utopia. Pur con questo piccolo peccato originale, il tutto si incastra bene con la devastazione che ci circonda nel nostro avanzare.
L’atmosfera rimane la forza principale del gioco, con Rose che avanza con un incedere simile a quello dei protagonisti di Everybody’s Gone to the Rapture o Firewatch, sicuro e senza fretta (anche se al bisogno si può camminare più velocemente).
Rose non ha idea di cosa sia successo sulla Helios, quindi la tensione è destinata a crescere con lo svolgersi degli eventi: Close to the Sun non fallisce quando si tratta di stabilire tensione.
Le cose si fanno preoccupanti quando scopriremo dei cadaveri, alcuni mutilati in maniera raccapricciante, e inizieremo a temere sia per quello che potrebbe trovarsi dietro ogni angolo o nascosto nell’ombra, sia per quanto riguarda la sorte della cara Ada.
Parola d’ordine: jumpscare
Tutto il gioco è pieno di jumpscare, ma spesso sono immotivati. Per esempio, vedremo sopravvissuti scappare alla nostra vista, accompagnati da una musica ben specifica: all’inizio è un qualcosa di inquientante, ma in breve ci stuferemo dei continui tentativi del gioco di spaventarci con persone apparentemente provenienti dal nulla.
Il che è un po’ un peccato perché la tensione generale e l’accompagnamento musicale riescono a fare un buon lavoro nel tenere Rose, e per estensione noi stessi, sempre in guardia e all’erta.
A far emergere l’anima da walking simulator di Close to the Sun, non potremo utilizzare alcun tipo di arma e avremo poche possibilità di interazione con l’ambiente.
Se verremo inseguiti, l’unica cosa da fare sarà fuggire lungo i corridoi e trovare un interruttore da attivare per sopravvivere; è vero, potremo essere catturati e morire, ma riuscire a fuggire con successo dai nostri inseguitori non sarà cosa particolarmente complicata. L’estrema semplicità di queste sequenze, le renderà in breve noiose; la sensazione è che siano state messe più come riempitivo che altro.
Sparsi per la Helios si trovano vari puzzle da risolvere, principalmente per proseguire aprendo porte o attivando ascensori. Anche in questo caso si tratta di qualcosa di estremamente semplice, come ruotare delle manopole oppure trovare un certo codice per aprire una determinata porta.
Di tanto in tanto, ad aiutarci nella soluzione degli enigmi ci vengono mostrati dei flashback della Helios prima della sua caduta; tuttavia esistono alcuni puzzle la cui chiave è totalmente demandata alla nostra immaginazione, cosa che ci obbliga a perdere del tempo vagando per le stanze alla ricerca della soluzione.
Con questo concetto in mente e facendo più attenzione all’esplorazione, qualunque soluzione sarà ampiamente alla nostra portata.
Durante il gioco Ada ci guiderà verso la sua posizione con un trasmettitore auricolare, fungendo così da guida nella soluzione dei puzzle e per la strada da seguire.
Si tratta di una presenza calmante, quando non utilissima, che si paleserà solo quando necessario.
Sarebbe stato piacevole potere approfondire il loro rapporto; invece i momenti in cui si avverte una connessione tra le due sorelle sono fugaci e nel complesso Ada sembra più un’assistente vocale ante litteram che un personaggio a tutto tondo.
Tenuto conto che il nostro obiettivo principale, nonché la ragione per cui siamo a bordo di questa nave da incubo, è proprio salvare la sorella di Rose, quanto sopra toglie impeto ed impatto al gioco. Senza un legame umano convincente, Close to the Sun perde inevitabilmente qualcosa.
Uno degli aspetti più importanti di Close to the Sun ai tempi della sua uscita originale su PC era il comparto tecnico, immerso nell’immaginario di Nikola Tesla delle sue invenzioni. Per fortuna, questo avviene anche su Switch, pur con qualche limite.
Il design della Helios è inconfondibile e anche se l’ispirazione di base è quella della Rapture subacqueam ci sono tante aree che rendono omaggio al genio di Tesla, inclusi dei riferimenti a Thomas Edison, che non mancano di strappare un sorriso.
Il difetto della risoluzione
E’ quindi un vero peccato che la risoluzione della versione Switch ci obblighi a stare molto vicini allo schermo per apprezzare i dettagli della grafica; giocando con la Tv e seduti ad una buona distanza dallo schermo, gli ambienti vengono rovinati da linee troppo nette e colori pastosi e tenui.
Ovviamente nessuno pensa che Switch sia la piattaforma ideale per titoli visivamente complessi, in questo caso però sembra che gli sviluppatori abbiano fatto parecchie rinunce, come detto in apertura, pur di portare il loro titolo sulla console ibrida di Nintendo.