Quella di Narcos è oggettivamente una delle serie tv più seguite di sempre: sin dal 2015, data di pubblicazione su Netflix, ha ricevuto un’accoglienza strepitosa da parte del pubblico.
A distanza di 4 anni e di qualche Golden Globe, Narcos è una delle punte di diamante del catalogo della famosa piattaforma streaming statunitense: la storia del signore della droga Pablo Escobar e dell’agente Steve Murphy, impiegato nella caccia all’uomo colombiano, in questi giorni sbarca anche nel medium videoludico. Narcos: Rise of the Cartels si presenta come uno strategico a turni vecchia scuola, che ci chiede di schierarci a favore della DEA o del cartello, le due fazioni che si sono combattute (e che combattono ancora oggi) durante gli anni ’80 nei territori sudamericani.
Ma a conti fatti, come si comporta il gioco? Se sei giunto qui con questo interrogativo, allora hai trovato la risposta alle tue domande. Ecco la nostra recensione di Narcos: Rise of the Cartels.
Pablo, El Patròn
La trama di gioco è, come avrai già predetto, incentrata sul colossale narcotraffico di El Patròn e i suoi scagnozzi. Appena avviato il gioco e terminato il tutorial, potremo scegliere se combattere insieme a Steve Murphy e le forze speciali della DEA o far prosperare il nostro impero della droga e contrastare gli agenti che proveranno ad intralciarci la strada.
Nonostante l’ardua scelta da compiere, il gioco non ci vieta di giocare ambedue le storie: appena presa una decisione, notiamo subito che i modelli poligonali sono fedelmente ispirati alle fattezze degli attori della serie tv, il che si tratta sicuramente di un valore aggiunto. Ciononostante, li vedremo soltanto in artwork durante i dialoghi didascalici e, durante le cutscenes di gioco, questi non parleranno mai: una scelta che fa storcere il naso e alla lunga potrebbe stancare i giocatori.
La trama risulta sciatta principalmente per il metodo di narrazione intrapreso da Kuju Entertainment e finisce per sprecare le importanti licenze in possesso: i filmati muti in CGI a bassa risoluzione misti ad alcune scene estrapolate direttamente dal tv show, complessivamente non rendono pienamente giustizia al franchise di Narcos.
Inoltre, nonostante la decantata scelta di fazione, questa si rivela essere in realtà un diverso punto di vista della stessa trama, tra l’altro fortemente ispirata agli accadimenti della serie, il che lascia poco spazio ai colpi di scena.
Uno strategico senza strategia
Narcos: Rise of the Cartels è uno strategico dei più classici: quasi come se ci trovassimo su di una scacchiera, dovremmo muovere le nostre unità e attaccarle per garantire la vittoria sullo schieramento nemico. Le missioni saranno avviate tramite la mappa poggiata sul tavolo del nostro ufficio, o covo nel caso stessimo giocando con i narcotrafficanti. Prima di partire però, sarà nostro compito scegliere la quantità e il tipo di combattenti da unire alla squadra: inoltre, ogni membro avrà un sistema di progressione e delle abilità da potenziare: approfondendo il gioco però, veniamo a conoscenza del fatto che le skills saranno davvero in numero ristretto ed ogni power up potenzierà soltanto la parametria delle abilità, senza mai sbloccare feature aggiuntive.
Una volta iniziata la missione, dovremo fare i conti sul campo di battaglia: potrai muovere una sola unità per turno e successivamente sparare al nemico, o scegliere di ricaricare l’arma e aumentare alcuni buff del gioco. Uno fra questi è il countereact: scegliendo di buffare questa abilità durante il combattimento, appena un nemico durante il suo turno tenterà di spostarsi, la telecamera del gioco passa momentaneamente a quella di un first person shooter, concedendoci qualche istante per mirare e sparare al nemico prima che questo torni al riparo. Questa sorta di bullet-time è sicuramente la meccanica più interessante di tutto il gioco.
Purtroppo però il gioco non è bilanciato nel migliore dei modi: per vincere gli scontri infatti, si nota fin dalle prime fasi di gioco che basta avere sempre in squadra almeno un demolitore per terminare la missione, una classe dotata di lanciagranate che è capace di shottare i nemici anche da ingenti distanze, portando il giocatore a non adottare nessuna strategia che non sia camperare e bombardare i nemici, infrangendo cosi qualsiasi ogni regola del genere strategico.
In Narcos: Rise of the Cartels è più conveniente scegliere plomo, piuttosto che plata. Nel caso portassimo a termine una missione con la morte di alcune unità, entrerà in gioco il permadeath: ma se invece scegliessimo volontariamente di perdere la partita, una volta ricaricato il salvataggio le nostre truppe saranno sane e salve.
Queste negligenze sono frutto di un game design mal studiato, che induce il giocatore ad usare le falle di questo per rendere il gioco meno soddisfacente e impegnativo.
El fuego que arde tu piel
Tecnicamente, il comparto grafico di Narcos: Rise of the Cartels pecca nella varietà di ambientazioni: sebbene queste siano realizzate discretamente, si percepisce un riciclo man mano che si prosegue nella trama principale. Sia negli ambienti aperti che negli spazi chiusi, gli assets di gioco sono molteplici, ma ripetuti.
Il difetto peggiore è da ricercare nell’intelligenza artificiale dei nemici: più volte la partita si tramuterà in un noioso inseguimento all’ultima unità nemica rimasta, sgretolando così anche i tempi del gioco e rendendo inutilmente lunghe le missioni che affronteremo. Come se non bastasse, queste saranno anche molto ripetitive: per la maggiore, non si dovrà fare altro che ripulire la zona uccidendo tutti gli avversari per completare la missione.
Per quanto concerne il sonoro del gioco, l’unica nota a favore è la presenza dell’opening della serie originale, Tuyo di Rodrigo Amirante. Per il resto, le musiche di gioco sono quasi assenti, se non durante le brevi fasi di shooting, e alquanto anonime. Ancora una volta si è tentato di sfruttare la passione dei fan per realizzare un prodotto che anche dal lato audio fa acqua da tutte le parti.
In conclusione
Narcos: Rise of the Cartels è l’ennesimo caso di gioco mediocre che sfrutta il blasone della serie tv e le sue licenze. Il titolo presenta alcune meccaniche interessanti, ma sviluppate in malo modo, trasmettendo un feeling che lascia il tempo che trova. Il gioco ci propone un gameplay nel complesso abbozzato, complice di un’intelligenza artificiale mal bilanciata e feature non approfondite al punto giusto, che portano il giocatore a infrangere alcuni canoni del genere strategico. Il punto a favore è da trovare nel cast originale della trasposizione seriale dello show, presente anche in game, con modelli poligonali fedelmente ispirati, anche se muti se non durante i dialoghi didascalici. Pertanto, consiglio l’acquisto prettamente ai fan della serie tv, che abbiano voglia di rivivere le scorribande del cartello di Medellín e di Steve Murphy e le sue forze speciali.