I Picchiaduro (o giochi di combattimento) sono uno di quei macro-generi di videogiochi che probabilmente non “moriranno” mai. Nella loro lunghissima storia hanno avuto alti e bassi con periodi di crisi anche piuttosto massicci per l’industria e, nonostante questo, hanno sempre mantenuto una certa popolarità, riuscendo ad avere, anche nei periodi più oscuri, un pubblico di nicchia che non li ha mai abbandonati (e probabilmente mai lo farà).
Raccontare la storia di questo genere nelle feste natalizie sembra un po’ fuoriluogo, ma ha invece completamente senso per me perché proprio ad un Natale di tanti anni fa ricevetti la mia prima console, Super Nintendo, insieme a Super Street Fighter II Turbo. A onor del vero non era il primo picchiaduro che provavo, mio padre riparava i “cassoni” da sala giochi per lavoro e a volte mi portava con sé permettendomi di giocare a quello che c’era sul posto di lavoro. Ore e ore bruciate sui migliori Beat’em Up (adoravo soprattutto Cadillac & Dinosaurs e The Punisher) e su molti titoli arcade SNK (mi risulta difficile ricordare tutti i titoli che giocai, ma c’erano sicuramente Samurai Shodown, Fatal Fury e Metal Slug).
Fu probabilmente questa passione a spingere i miei genitori a farmi quel regalo. Per la prima volta mi trovai una console in casa (avevo il primo Game Boy, ma era tutta un’altra cosa) e con un picchiaduro. Non so neanche quante ore ci passai. Ore che aumentarono quando iniziai a conoscere amici con la mia stessa preferenza. La mia attuale passione per il genere dei Picchiaduro è nata allora e non vedo miglior modo di scrivere questo articolo per celebrare l’avvenimento.
Per farlo, divideremo tutta la storia in sei ere specifiche. Questa è una suddivisione personale, di comodo e assolutamente non universale. Voler dividere davvero in epoche precise tutti gli avvenimenti che hanno coinvolto i Picchiaduro è impossibile. Il loro sviluppo infatti non ha seguito un percorso lineare, ma, come vedremo, ha avuto la tendenza a diramarsi costantemente in più direzioni, spesso incrociandosi anche con altri generi di videogiochi.
Prima Era – Cercando l’Emulazione della Realtà
I Picchiaduro nascono, come è facilmente intuibile, dal desiderio di voler simulare gli sport di combattimento classici, soprattutto la Boxe. Secondo gli esperti il primo Picchiaduro a mani nude della storia è Heavyweight Champ (1976) di SEGA, mentre il primo videogioco di questo genere con le armi bianche è Warrior (1979), anche se quest’ultimo presenta una visuale atipica a volo d’uccello. SEGA continua a investire poi sulla formula con Champion Boxing (1983), ma è solo nel 1984 con Karate Champ di Data East che vengono infine stabilite le regole base su cui si evolverà poi il genere dei Picchiaduro.
Karate Champ introduce infatti le mosse eseguibili con sequenze di controlli, così come gli scontri composti da tre round e i bonus stage per testare le proprie capacità. Nel 1985 Konami espande ulteriormente l’idea con Yie Ar Kung Fu. Per la prima volta il giocatore si trova davanti ad una varietà di avversari diversi, ognuno con il proprio aspetto e il proprio stile di combattimento. Fanno inoltre il loro debutto i proiettili (mosse ad ampio raggio).
Sempre del 1985 è anche Frank Bruno’s Boxing, il primo Picchiaduro a rendere più complessi i movimenti e le parate, introducendo la possibilità di schivare abbassandosi o spostandosi lateralmente; e ad introdurre una barra che, una volta riempita, permette di sferrare attacchi più forti.
Chiude la prima era l’arrivo, nel 1987, del primo Street Fighter di Capcom che rende i Picchiaduro molto più tecnici. I comandi per le mosse speciali sono nascosti e vanno scoperti a tentativi (o tramite i consigli degli altri giocatori). Una cosa che spinge gli utenti stessi a fare molta pratica con il gioco. Il primo Street Fighter introduce inoltre la possibilità per un giocatore di sfidarne un altro in qualsiasi momento, semplicemente inserendo i soldi nel cabinato e premendo start, nonché la classica configurazione a sei tasti con tre pugni e tre calci di crescente potenza, ma minore velocità/priorità.
Seconda Era – L’era d’Oro del 2D
La pietra di volta che fa passare dalla prima alla seconda era è l’uscita di Street Fighter II (1991). Questo videogioco rivoluziona completamente il mondo dei Picchiaduro ponendo le basi (qualitative e tecniche) con cui dovranno scontrarsi i titoli futuri. Per la prima volta il titolo permette a due giocatori di scontrarsi direttamente tra loro fin dall’inizio con la possibilità di scegliere uno dei molti lottatori disponibili (e non solo i protagonisti). Vengono inoltre introdotte numerose meccaniche che sono ormai considerate fondamentali per il genere, come le Combo e l’anti-air (le prime per altro non erano minimamente state previste dagli sviluppatori).
Il successo di Street Fighter II alimenta in maniera vertiginosa il mercato dei videogiochi Arcade e dà il via alla genesi di tantissimi “cloni” di altre case di produzione (alcuni davvero di qualità tremenda). Tuttavia l’unica rivale della Capcom in questo periodo è SNK. Un titolo che ottiene a buon ragione visto che il loro primo Picchiaduro, Fatal Fury, non solo esce prima di Street Fighter II (pur se solo di pochi mesi), ma presenta anche un maggiore focus sulla narrazione e sulla tecnica, introducendo ulteriori novità nel gameplay (come la possibilità di muoversi tra due piani diversi) e una storia di sfondo leggermente diversa dal solito “torneo di arti marziali”.
Non riuscendo a battere Capcom in qualità, SNK decide quindi di vincere sulla quantità generando una marea di serie differenti, alcune delle quali ottengono anche un discreto successo. E’ il caso soprattutto di Samurai Shodown, Picchiaduro che lega le meccaniche di questo genere al mondo dei samurai. A tal proposito vi è un certo dibattito su quale sia il gioco principale della SNK da rapportare a Street Fighter, ma personalmente ho pochi dubbi. Pur essendo uscito molto dopo, The King of Fighters rappresenta la somma di tutto ciò che la SNK era capace di fare in quel periodo. Inoltre molti non sanno che il titolo intero del primissimo picchiaduro della casa di produzione era Fatal Fury: King of Fighters.
A Capcom e SNK si aggiunge però presto un terzo nome. Nel 1992, a solo un anno dall’uscita di Street Fighter e Fatal Fury, Midway debutta con il primo Mortal Kombat. Le meccaniche tipiche dei Picchiaduro vengono unite ad una grafica renderizzata, ad una violenza esagerata ai limiti dell’assurdo e ad un senso dell’umorismo caustico. Non mancano ovviamente le critiche per l’estrema violenza del titolo, ma questi ottiene un successo enorme, rafforzato dai numerosi segreti nascosti all’interno (tra fatality legate agli stage e avversari misteriosi) che generano una quantità di leggende metropolitane seconde come quantità solo a quelle generate da Final Fantasy VII. Un successo che viene confermato dal seguito, Mortal Kombat II, che porta anche la sua buona dose di “cloni.” E se quelli di Street Fighter II erano di bassa qualità, i cloni di Mortal Kombat rasentano spesso il ridicolo o l’imbarazzante.
Se ti interessa la storia dei picchiaduro, continua a seguirci, dato che presto pubblicheremo la seconda parte di questo speciale.