La concezione di giocare in streaming con le possibilità odierne non mi ha mai entusiasmato più di tanto, ed è per questo che un prodotto come Google Stadia non mi è mai sembrato così affascinante. Ben prima della sua uscita vedevo criticità piuttosto prevedibili, come problemi di input lag o di una compressione che sarebbe andata a compromettere il fantomatico 4K. Nonostante queste due sbavature, caratteristiche di un servizio in streaming, alla sua effettiva uscita mi sono reso conto di quanto paradossalmente questi difetti non siano altro che dei piccoli spigoli, poco pungenti rispetto al resto dello show mostratoci da Google per la sua Stadia.
Una pessima comunicazione
Uno degli elementi che mi affascinava non poco del servizio di Stadia era la possibilità di giocare su qualsiasi dispositivo. Una promessa mantenuta in maniera parziale e venduta in maniera troppo fiabesca: per quanto riguarda la TV bisogna innanzitutto armarsi di un Chromecast Ultra (e poco prima di adesso, neppure con i modelli vecchi). Anche per i cellulari non è tutto così semplice com’era stato raccontato: in un generico “per ora”, al momento Google Stadia è supportato solo da smartphone della serie Pixel, guarda caso proprio di Google. Una coincidenza, vero?
L’aspetto principale che credo abbia affondato Stadia è stata quinda uba mancanza di intesa con il pubblico, venutasi a creare con una lunga serie di errori di comunicazione da parte di Google. Questa pubblicità idilliaca del prodotto Google ha portato gran parte dei videogiocatori a pensare che il 19 novembre corrispondesse alla vera e propria uscita di Stadia.
Qualche mancanza di troppo
A conti fatti però, la realtà contro cui si sono schiantati critica e utenti è stata un altra: Stadia si è rivelata per ciò che è, ovvero una sorta di Early Access. Google ha preso sottogamba questo “dettaglio”, e un po’ come Blizzard, si è poco dopo ritrovata nell’occhio del ciclone. La gigantesca azienda ha infatti venduto Founder’s e Premiere Edition della piattaforma come fossero dei servizi “pro”; cosa che sono di fatto, se solo non fossero anche dei costosi accessi anticipati al servizio. Molte funzionalità promesse mancano all’appello o sono state introdotte parzialmente in un secondo momento. Google Assistant funziona a metà e manca ancora il Crowd Play, una funzione che permetterebbe agli utenti di unirsi alle partite dei loro content creator preferiti. Incomprensibile poi la funzione dell’Instant Play, che permetterebbe di aprire un gioco direttamente dopo averlo visto su youTube. Considerando infatti che il gioco va poi probabilmente acquistato, a meno che non sia fra quelli gratuiti, viene da domandarsi cosa ci sia di così Instant.
In effetti credo che questa funzione abbia nascosto per Google l’insidia più grande: per l’utente medio, giustamente, qualsiasi piattaforma di “streaming” è anche sinonimo di una voluminosa libreria di contenuti. Esempi entrati nella cultura popolare sono Spotify, Netflix, Amazon Prime Video o Crunchyroll, in cui paghi un abbonamento mensile e hai accesso a tutto ciò che offre il servizio senza alcuna limitazione. Quando si pensa allo streaming inconsciamente lo si associa a un modello simile e, se ci pensi, l’Instant Play da indirettamente la sensazione che Google proponesse un servizio del genere.
Il 4K di Stadia? No grazie!
C’era chi, fra l’ingenuo e il sognatore, annoverava fra i grandi pregi di Stadia la possibilità di giocare in 4K. Ma com’è effettivamente il 4K di Stadia?
Partiamo intanto dal fatto che al momento l’unico modo per giocare in 4K HDR è sfruttare il Chromecast Ultra e il controller di Stadia su una TV o un monitor che supportino il 4K. Già questo di per sé è un problema per Google. Considerando che che i tassi di adozione del 4K sono ancora molto bassi (In Europa , si prevede che entro il 2023 solo il 46% delle case disporrà di uno schermo 4K), l’idea di pagare un abbonamento per una risoluzione di cui non si usufruisce mi sembra un terreno piuttosto arduo sul quale camminare. Per fortuna non è finita la battaglia di Google: Stadia Base uscirà il prossimo anno, con la massima qualità a 1080p, ma pur sempre “gratis”. Con le virgolette perché comunque dovrai comprare i giochi, a meno che tu non voglia star lì a fissare la libreria.
In più Google probabilmente non effettua un quality check su le versioni di gioco proposte dagli sviluppatori per la sua piattaforma: Red Dead Redemption 2 gira a 1440p con un frame rate di 30 fps; Ecco l’analisi della versione Stadia di Digital Foundry:
- Filtro anisotropico: significativamente inferiore a Xbox One X
- Illuminazione: medio
- Riflessi: basso, simile a Xbox One X
- Ombre vicine: alto
- Ombre lontane: alto, meglio di Xbox One X
- Ombre volumetriche: basso/medio, simile a Xbox One X
- Tassellatura: alto
- Dettagli degli alberi: basso
- Dettagli dell’erba: basso
- Effetti: medio
- Qualità complessiva della texture: ultra
Paradossalmente però, bisogna almeno riconoscere un merito alla versione Stadia di RDR2: questa è dotata di un input lag molto inferiore rispetto alla versione Xbox One X, con circa 385 millisecondi di tempo di risposta. Strano, ma vero!
Destiny 2, uno dei titoli che Stadia Pro ha incluso nella sua line up iniziale, gira a 1080p a 60 fps. Ecco un’immagine comparativa che dovrebbe chiarirti la situazione.
Di questa mal gestione del 4K sono colpevoli sia Google che le software house. La prima non si è assicurata un lavoro decente svolto dalle seconde, ma quantomeno di base offre una potenza di 10,7 teraflops, che possono aumentare in base alle necessità del giocatore. Per via della giovinezza della piattaforma è probabile che gli sviluppatori ci siano andati cauti con il porting, ma alla fine il problema, per chi come noi è dalla parte del consumatore, è sempre lo stesso. Chi rimborsa quei giocatori che si sono fidati di Stadia, hanno pagato per il 4K e si sono poi ritrovati a giocare il loro gioco preferito in Full HD?
A proposito di Destiny 2
A rafforzare i miei dubbi su Stadia, sono i numeri proprio del cavallo di punta di Google: da una settimana dopo il lancio di Stadia (il 26 novembre), al 2 gennaio i giocatori di Destiny 2 sono passati da 19.400 a 8.020, un vertiginoso calo di oltre il 50% dei giocatori totali. Potrebbe essere anche Destiny 2, potresti pensare, visto il nuovo (e prevedibile) calo dopo l’uscita dell’espansione Shadowkeep. Invece scopriamo che il calo è si avvenuto su tutte le piattaforme, ma non in una maniera altrettanto drastica come su Stadia. Ti lascio i numeri così che tu ti possa fare un idea!
26 novembre 2019
- PC: 494,000
- PlayStation 4: 454,000
- Xbox: 331,000
- Stadia: 19,400
2 gennaio 2020
- PC: 437,000
- PlayStation 4: 435,000
- Xbox: 313,000
- Stadia: 8,020
Problemi, problemi, problemi
Fra i problemi di Stadia possiamo annoverare anche una qualità che va letteralmente a giorni (anche se la cosa andrà certamente a migliorare), un catalogo davvero striminzito e che non conta ancora nessuna esclusiva. Anche i Controller Night Blue e Clearly White, resi disponibili solo dal mese di novembre 2019, hanno avuto dei problemi. Sembrerebbe che per via di una revisione hardware i gommini dei due trigger renda la loro pressione molto più rumorosa rispetto alla precedente versione del dispositivo, dove era praticamente impossibile sentirli. Insomma, al momento Google Stadia non se la passa bene. Che poi, per carità, per un servizio in “accesso anticipato” gran parte di questi problemi sarebbero ben più che accettabili. Non tanto quando vengono venduti a caro prezzo senza esaudire quanto promesso.
L’enorme problema è che, dopo il grandissimo hype generato dalla “piattaforma del futuro”, la glaciale accoglienza che Stadia ha ricevuto dopo la sua uscita non ufficiale potrebbe aver rovinato quella che è l’immagine di un servizio con grandi potenzialità. A testimoniare la poca popolarità di Stadia è indirettamente il Buddy Pass regalato per le festività natalizie: ritengo che un servizio con un alto indice di richiesta sul mercato e una base d’utenza considerevole non regalerebbe abbonamenti di tre mesi a così poca distanza dal suo lancio. In sintesi Google sta facendo tutto ciò che è in suo potere per assicurarsi che i giocatori vogliano provare Stadia. Eppure, non sarebbe stato meglio proporre un servizio più conforme a quanto promesso dagli spot pubblicitari e con un catalogo già ben nutrito di titoli alla sua partenza?
Sarebbe un gran peccato, visto le sue indiscutibili possibilità, dover dire addio alla piattaforma pioniera di quello che io stesso ritengo essere il futuro del videogame, ovvero lo streaming. Perciò mi domando, cara Google, ma che fretta c’era?