Il 12 dicembre 2019 è stato il giorno che tutti gli amanti dei videogiochi aspettano con impazienza ogni anno, perché a Los Angeles si sono tenuti i fantastici The Game Awards 2019 che hanno incoronato l’ultimo capolavoro sviluppato da From Software come miglior gioco dell’anno (o Game of The Year). Sekiro: Shadows Die Twice ha superato tutti gli altri candidati nella corsa per la vittoria di questo prestigioso premio, in particolare sorpassando titoli di altissimo livello come per esempio Death Stranding, l’ultima fantasia di Hideo Kojima, o il Remake di Resident Evil 2, riproposizione in chiave moderna di quell’avventura survival horror che fece innamorare moltissimi giocatori in tutto il mondo nell’ormai lontano 1998.
Gironzolando per il web, parlando con gli amici o con chiunque ami il mondo dei videogiochi mi è capitato di ascoltare moltissimi punti di vista relativi a questo episodio dei “The Game Awards”. Per un motivo o per un altro, ognuno ha espresso il proprio pensiero sul vincitore di questo ambitissimo premio, ciononostante la cosa che mi ha particolarmente colpito è stata un’affermazione che ho sentito (…e letto) più di una volta e paradossalmente sempre con la stessa intensità: “Un Remake non può vincere il Goty!”
Un’affermazione che mi ha fatto molto riflettere, facendo sorgere in me la stessa domanda che oggi ha dato il “nome” a questo articolo e che proprio adesso voglio porre a te, caro lettore. Nulla togliendo all’ottima offerta videoludica proposta quest’anno da From Software con il suo Sekiro, ma credo che ci sia molto da dire su questo argomento. Continua a leggere e capirai.
“Un Remake non può vincere un Goty? E dimmi, chi l’ha deciso!?”
Nei miei precedenti articoli ho scritto molte volte che il 2019 può essere definito come l’anno del Remake, vista la grandissima mole di titoli “riportati in vita” dalle diverse software house, in una bellissima “operazione nostalgia”. Partendo proprio dal “Cadavere per antonomasia”, Medievil (25 ottobre 2019), fino ad arrivare a brand del calibro di Spyro o Crash Bandicoot, con il suo ultimo remake Crash Team Racing: Nitro Fueled (1 agosto 2019), passando per lo stesso Resident Evil 2 Remake (25 gennaio 2019), i giocatori di tutto il mondo hanno potuto provare sulla propria pelle questo nostalgico Ritorno al passato.
La stessa critica videoludica si è sempre dimostrata molto sensibile a questo genere di operazioni commerciali e, nella maggior parte dei casi, non è mai stata “delicata” nei confronti di questa categoria di giochi strettamente vincolati al proprio passato e, in alcuni casi, segno evidente di come molti sviluppatori siano letteralmente “senza idee”. In un modo, o nell’altro, ognuno di questi titoli è sbarcato sull’attuale generazione di console (…PC inclusi) portandosi dietro lo spettro del confronto e, molto spesso, dimostrandosi solamente un semplice restyling di quanto visto anni prima, incapaci di adattarsi ai tempi moderni e di strappare all’utente il classico “Wow”, ma solamente un insipido “…ci risiamo”.
Medievil Remake è stato l’ultimo esponente di questa particolare categoria che ha perso inesorabilmente lo scontro con il suo primo antenato, arrivando nelle librerie videoludiche di milioni di appassionati con una veste grafica rinnovata, ma portando con sé tutti, ma proprio tutti, i problemi che lo hanno caratterizzato molti anni fa sulla prima PlayStation di Sony. Potrei andare avanti con l’elenco e citare altri titoli, ma credo di aver già reso bene l’idea. Eppure esiste sempre la classica eccezione che conferma la regola, che riesce a far fare il salto di qualità a una categoria particolare come quella dei categoria dei “Remake”.
Resident Evil 2 Remake: molto più di un ritorno al passato
Il lavoro fatto da Capcom con il remake di uno dei propri titoli che ha segnato in modo indelebile la storia dei videogiochi è qualcosa di veramente incredibile, che va oltre il mero restyling di un vecchio titolo per poter fare qualche soldo in più sul mercato. La software House nipponica ha vinto una vera e propria scommessa con sé stessa, con il pubblico e con il mondo videoludico, mettendo in gioco tutto il proprio essere, infatti, se il Remake di Resident Evil 2 si fosse dimostrato deludente le conseguenze per la stessa Capcom sarebbero state veramente devastanti. La critica, insieme ai fan della saga, sarebbe stata inesorabile e non avrebbe di certo perdonato uno sbaglio di quella portata, in particolar modo se ci si ritrova davanti a qualcosa di rifatto completamente da zero e dal passato così celebre.
Resident Evil 2 non è stato solo spolverato e abbellito, come è successo con i suoi “colleghi”, ma interamente ripensato per adattarsi nel migliore dei modi a questa generazione, senza lasciare modo a nessuno di dire “è invecchiato male”. Il survival horror di Capcom riporta Leon e Claire nuovamente nell’inferno di Racoon City, tra zombie famelici e Tyrant assetati di sangue, non solo in una veste grafica rinnovata e in alta definizione ma con un gameplay innovativo e moderno capace di far fare letteralmente il salto di qualità all’intera serie. Resident Evil 2 Remake è riuscito a far collegare i fili del passato del presente, chiudendo un cerchio praticamente perfetto. Nel 2019 non è arrivato solamente un riflesso di un antico splendore, ma qualcosa di molto più importante, un gioiello con la propria anima e la propria luce, pronto a fare innamorare, ancora una volta, gli appassionati della saga. Capcom ha vinto questa scommessa e, per questo, va rispettata e ammirata.
Qual è la risposta giusta?
La risposta alla domanda che ha dato i natali al mio articolo, secondo me, è SI! Un Remake può e deve vincere un Goty se lo merita, se risplende di propria luce e non si limita solamente a essere l’ennesimo titolo recupera soldi di una software house priva di idee.
Per quello che riguarda il mio personale Game of The Year 2019, credo che esso vada proprio a Resident Evil 2 Remake, per essere riuscito a farmi tornare ancora una volta in quel terrificante mondo che già un tempo ha segnato la mia esistenza da videogiocatore e che mi ha fatto innamorare di questo genere videoludico.
Perché non do il premio a Sekiro?
Secondo me, per quanto From Software sia finalmente riuscita a proporre qualcosa di “diverso dal solito”, Sekiro: Shadows Die Twice resta un titolo che o ti piace o non ti piace, senza nessuna mezza misura e dedicato solamente a poche tipologie di giocatori. In particolare, io penso che non sia un capolavoro così inattaccabile, infatti, se per caso From Software decidesse di abbassare la difficoltà del suo titolo (cosa che non farà mai…hehe) ci si renderebbe subito conto che i punti di forza del “Lupo” non sono poi così tanti. Un design grafico accattivante, gameplay innovativo (per la serie, ma pur sempre vincolato alla difficoltà alta), una trama “povera” e una longevità bassa (non sono pazzo, provate a immaginare un Sekiro: Shadows die twice in modalità facile) sono caratteristiche reali di un buon titolo che, per me, non merita la testa della classifica.
Diversamente, Resident Evil 2 è un gioco che può Catturare il cuore di qualunque amante dei videogiochi, anche del più “fifone” e io ne ho avuto la prova in più di un’occasione. Un design grafico curato, un doppiaggio ottimo, una storia ricca di colpi di scena, un gameplay immersivo e una “sfida vinta” sono tutte caratteristiche che di certo avrebbero dato all’horror di Capcom il titolo di Game of the Year 2019. In ogni caso, questa resta una mia personale opinione che, da quanto vedo, è stata condivisa anche dai tantissimi utenti di Metacritic, i quali hanno incoronato miglior gioco dell’anno proprio l’avventura di Leon e Claire.
Poniamoci qualche domanda…
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https://youtu.be/wzbLmoLvkfM