Quello delle forme di vita extraterrestre è un concetto che nei medium d’intrattenimento è stato visto a più riprese: a seconda dell’autorialità del prodotto, gli alieni sono stati contestualizzati in tutti i modi possibili.
Anche se, per la maggior parte dei casi, soprattutto nelle produzioni cinematografiche, le forme di vita extraterrestri vengono descritte come dei veri e propri invasori del pianeta Terra, pronti a farne fuoco e fiamme delle risorse umane.
Non è esente da questa caratteristica nemmeno It came from space and ate our brains, titolo double stick shooter sviluppato da Triangle Studios.
Il gioco si presenta con i classici canoni del genere, contestualizzando il mondo di gioco con alieni mangia-cervelli intenti ad ucciderci: ma come si comporta il titolo?
Ecco a te, caro lettore, la recensione del nostro provato di It came from space and ate our brains su PlayStation 4.
Non perdiamoci in chiacchiere ulteriori e andiamo a sviscerare gli aspetti di gioco.
It came from space and ate our brains
Come specificato nel titolo del prodotto, in It came from space and ate our brains dovremo eliminare orde su orde di alieni che vogliono nutrirsi del nostro cervello: sebbene il gioco presenti una modalità campagna, la narrativa è praticamente assente, nonostante l’incipit possa aprire molteplici strade alla trama. Un vero peccato, poiché un approfondimento, anche relativo al protagonista che andremo ad impersonare, sarebbe stato senz’altro gradito.
Lo scopo della campagna sarà quello di proseguire attraverso i vari stage di gioco, facendoci strada fra le ondate di alieni che tenteranno di fermarci: i livelli si attestano sulla decina e sono prevalentemente ambientati in dei punti d’interesse urbani, come tetti di abitazioni, piazze ed ospedali.
Mira e spara
Il gameplay di It came from space and ate our brains attinge a piene mani dal twin stick shooter: questo infatti, presenta tutti i canoni classici del genere, relegandoci per la maggior parte del tempo a sparare indirizzando la levetta destra verso il nemico che abbiamo scelto di far fuori.
Nonostante possa sembrare troppo semplice, il gunplay è molto divertente: non solo, il titolo offre inoltre una buona dose di sfida anche se lo si affronta alle difficoltà minori, qualora si decidesse di giocarlo in singleplayer.
In It came from space and ate our brains infatti, sarà possibile usufruire del multiplayer locale per giocare insieme ad altre persone: in questo modo la difficoltà diminuisce, e risulta essere un gioco ancora più spassoso se giocato insieme ad amici.
Inoltre, nel gioco è presente un sistema di progressione, basato sui power up relativi alle armi che andremo ad imbracciare: uccidendo dei mangia-cervelli si otterranno delle monete, utilizzabili per sbloccare nuove armi o aumentare le caratteristiche di quelle che preferiamo maggiormente. Un’aggiunta che non guasta e dona profondità al gioco, che altrimenti sarebbe rimasto fin troppo lineare.
Oltre alla campagna, è disponibile una modalità orde: lo scopo sarà sempre quello di decimare le ondate di alieni, con l’eccezione relativa alla struttura dei livelli, ora improntati maggiormente verso il battle arena.
Tecnicamente croce e delizia
Il comparto grafico di questo titolo è minimal, ma può regalare alcune soddisfazioni, soprattutto per quanto riguarda l’illuminazione, che svolge gran parte del lavoro. Il fascino dei luoghi infatti deriva principalmente dal colore acceso delle luci: senza di queste, emergerebbe soltanto un’ambientazione mono texture.
La principale nota dolente del comparto tecnico è il level design poco caratteristico: i livelli si somigliano un po’ tutti, personalmente avrei gradito una maggiore incisività nella realizzazione delle location.
Anche per quanto riguarda l’audio di gioco, troviamo minuzie e negligenze. Sebbene il sonoro risulti convincente, con effetti speciali accattivanti e gradevoli, per la soundtrack di gioco si poteva fare di meglio: sebbene questa incalzi con il design minimizzato del prodotto, il tappeto musicale è troppo generalizzato, costituito maggiormente da un semplice sottofondo di musica ambientale.
In conclusione
It came from space and ate our brains è un titolo dalle pretese semplici, ma importanti: nonostante alcune pecche relegate ad una narrativa assente e ad un comparto tecnico complessivamente poco caratterizzato, il titolo riesce a intrattenere grazie al gameplay divertente e ad un impatto grafico notevole, sebbene con poligoni non troppo elaborati.
In soldoni, per il prezzo low budget e la possibilità di giocare fino a 4 giocatori in multiplayer locale, si tratta di un buon titolo, adatto principalmente agli amanti del genere double stick shooter: pertanto, è a loro che consiglio l’acquisto di It came from space and ate our brains.