Ci sono titoli che hanno fatto la storia dei videogiochi e che sono stati capaci di diventare un vero e proprio caposaldo della propria categoria di appartenenza, lasciando una piccola traccia del loro passaggio all’interno del cuore di milioni di appassionati. Resident Evil per Capcom, Fortnite per Epic Games e Warcraft per Blizzard Entertainment sono tutti esempi perfetti di quanto detto, ognuno di essi con le sue peculiarità e i suoi limiti. Proprio quest’ultimo lo scorso 28 gennaio 2020 ha deciso di tornare alla ribalta sotto forma di un Remake intitolato Warcraft III: Reforged dalle incredibili promesse e, che alla fine, si è rivelato al pubblico come una sorta di “gigantesco misunderstanding” da parte di Blizzard nei confronti dei propri utenti.
Warcraft III: Reforged, “…cor popolo, ce se sbatte sempre er grugno”
Tutta la storia che ha portato al rilascio di questo remake potrebbe essere riassunta mediante una delle affermazioni di Nino Manfredi nel film l’Ultimo Papa re e benissimo utilizzata come base per una “commedia dell’assurdo”, ricca di doppi sensi e priva di razionalità. La versione di Warcraft III: Reforged mostrata durante l’ultimo Blizzcon sembra essere un lontano riflesso di quella che effettivamente è arrivata sul mercato e, per ovvie ragione, che ha suscitato una vera e propria rivolta all’interno della community di appassionati, spingendoli a chiedere il rimborso.
La sensazione che inizialmente traspariva dalla software house statunitense, che poi è la stessa che abbiamo percepito tutti, era quella di un Warcraft III rinnovato e perfettamente adattato a questa generazione videoludica. Design grafico accattivante, gameplay svecchiato, nuovi contenuti, trama integrata perfettamente nell’attuale universo warcraftiano e nuove meccaniche erano tutte caratteristiche che gli utenti aspettavano con ansia in questa nuova versione del gioco, ciononostante, quello che è giunto a noi è solamente una Remastered venduta da Remake (…e se consideriamo il brand possiamo definirla “povera”), o per essere precisi, un Warcraft III venduto come un ipotetico Warcraft IV (?).
https://www.youtube.com/watch?v=b4uGkphERk8
Come ho detto in un mio precedente articolo inerente all’assegnazione dell’ultimo GOTY 2019 (che ti invito a recuperare al seguente link), andare a toccare e rimaneggiare un titolo che fa parte della propria storia videoludica, per un’azienda è segno di grande coraggio e può portare sostanzialmente a due strade: la consacrazione o la completa disfatta. Per Blizzard il risultato finale è facilmente intuibile…
Una storia che andava raccontata… nel modo giusto!
Trattare un universo complesso e articolato come quello “Warcraftiano” non è una cosa facile, in particolare se lo consideriamo come un qualcosa in continua espansione in tutte le direzioni, infatti, la storia principale si dirama tra libri, film e videogiochi (basti pensare a World of Warcraft, Hearthstone o Heros of the Storm). C’è così tanto da dire su ogni aspetto della sua storia, ricca di intrecci, riferimenti, nomi, date, guerre, ecc… che non basterebbe un singolo articolo per poterne parlare in modo adeguato. Per questo motivo non voglio soffermarmi troppo sulla trama alla base di questo “presunto remake” di Warcraft III, anche perché essa è rimasta la stessa identica del suo antico predecessore, raccontata all’utente sotto forma di mini campagne da completare.
In ogni caso, secondo me, la trama doveva essere il principale punto di riferimento sul quale gettare le basi di questo nuovo titolo ispirato all’universo di Warcraft, un’ottima occasione per ricollegare i fili del passato e del presente, integrando moltissime sfaccettature di una storia che, negli ultimi anni, è diventata immensa. La battaglia di Lordaeron, la campagna di Azshara, le origini degli elfi del sangue o quella dei worgen, la storia delle terre esterne e del “titano oscuro” Sargeras, la storia di Illidan o quella di Gul’dan ecc… sono tutti pezzi di un meraviglioso puzzle che avrebbe trovato in questo remake un degno custode. Nuove campagne che avrebbero offerto agli utenti affezionati un modo per approfondire la storia di molti personaggi (…alcuni anche secondari come il pandaren Chen Stormstout) e, ai novizi, tutte le informazioni per mettere piede in un universo così vasto.
Questo doveva essere il Warcraft III: Reforged, una risposta a tante domande… ma non lo è stato!
Ecco di cosa aveva bisogno il brand, ma la cosa ancora più strana che lascia il proverbiale “amaro in bocca” è che la stessa Blizzard aveva già cominciato questo piccolo tirocinio con una produzione di corti animati resa disponibile su youtube dal titolo: I Signori della Guerra. Sarebbe stato altresì interessante, e qui parla l’appassionato che vive in me, vedere una campagna relativa agli eventi citati nell’espansione di WoW dal titolo “Warlords of Draenor”, e scoprire cosa sarebbe successo agli orchi se non avessero mai bevuto il sangue demoniaco di Mannoroth.
Dove sono le novità? Quale lurido goblin le ha rubate?
Se dal punto di vista della trama le novità non ci sono state, non c’è da aspettarsi niente nemmeno dal gameplay, identico in tutto e per tutto a quello dell’originale. Ovviamente stiamo sempre parlando di un titolo RTS (Real-Time-Strategy) che, ai suoi tempi, riuscì a portare quel vento di innovazione all’interno del suo genere di appartenenza con una formula ben consolidata e tuttora apprezzabile. Le missioni messe a disposizione del giocatore sono sempre molto bilanciate, dal buon grado di sfida e si alternano perfettamente tra esplorazione e sviluppo.
Eppure anche in questo caso una piccola svecchiata avrebbe fatto piacere, sotto forma di nuove meccaniche di gioco (missioni secondarie variegate? Eventi a tempo?), mappe inedite e, perché no, nuove razze da poter utilizzare come per esempio i Pandaren, i Goblin, gli Ogre (…presenti nel gioco come NPC, ma dalla storia molto interessante! Lo sapevi che erano un popolo intelligente e capace di dominare la magia arcana?) , i Dranei e chi più ne ha più ne metta. Avrebbe giovato altresì l’inserimento di altri eroi del mondo di Warcraft, come Vol’jin, Garona, Magni Barbabronzea o le due sorelle di Sylvanas Ventolesto, Vereesa e Alleria. Potrei stare qui a citare nomi per intere ore, ma non credo che questo cambierebbe gli eventi.
Era questo quello di cui Warcraft aveva bisogno…
Altro punto di demerito è da attribuirsi al multiplayer dove non sono state integrate funzioni ormai irrinunciabili in un gioco di questo livello come i tornei automatici, i Clan o le mappe personalizzate. Proprio queste ultime sono quelle che presentano le caratteristiche più particolari, infatti, con la nuova versione del titolo, Blizzard Entertainment ha specificato che tutte le mappe create all’interno del gioco saranno automaticamente di sua proprietà, e non del creatore (…brutta storia quella di DOTA!).
Il design? Fatto il minimo sindacale!
Un altro elemento che chiude questo piccolo “tour del rammarico” è il design grafico che, nonostante sia stato rivisto e migliorato per l’alta definizione (…e vorrei vedere!), restituisce la sensazione di avere tra le mani un lavoro fatto al “minimo sindacale”, necessario solamente per poter immettere il gioco sul mercato. Da un titolo pensato e rilasciato per l’attuale generazione videoludica, sviluppato da una software house del calibro di Blizzard, è impossibile accettare quanto fatto per Warcraft III: Reforged, dove ci si aspettava qualcosa che avrebbe letteralmente scatenato il putiferio nel cuore degli appassionati. Scontri ben realizzati (…le unità ancora colpiscono nel vuoto per far danni), un’interfaccia di gioco rinnovata e un design delle ambientazioni più realistico sarebbero stati una vera e propria spinta verso l’alto per l’intera saga RTS.
Eppure, la cosa che veramente nessuno di noi appassionati ha potuto mandare giù è stato il vergognoso riciclaggio delle scene filmate in CG (Computer Grafica) del titolo originale, le quali sono state pulite e “brutalmente” scaraventate all’interno del gioco.
Vanno altresì menzionati i tantissimi bug presenti all’interno del gioco (…che si spera vengano corretti con i prossimi aggiornamenti), i molti cali di frame-rate durante le situazioni più concitate e alcuni freeze che si verificano casualmente.
L’unica nota positiva è il comparto audio, con colonne sonore ben realizzate, perfettamente adattate a tutte le situazioni in-game, e un doppiaggio in italiano di buona qualità.
In cosa ha sbagliato Blizzard?
Come ha detto il nostro Stefano Greppi all’interno del suo video con le considerazioni “a caldo”, Blizzard ha sbagliato l’intera strategia di marketing, cercando di vendere una povera remastered come fosse il più incredibile dei Remake. Tanti trailer, gameplay e manifestazioni ricche di promesse che non sono state mantenute e che oggi lasciano a tutti noi un grandissimo amaro in bocca per l’incredibile occasione sprecata, per aver visto un titolo che sarebbe potuto essere il Warcraft Definitivo e che invece si è rivelato una delusione. Molto probabilmente, se la stessa software house statunitense avesse parlato di una remastered e non di un Remake, oggi saremmo qui a parlare di qualcos’altro.
Un ringraziamento particolare devo farlo a un caro amico, Nicola, che mi ha fornito tutte le informazioni e le “chicche” riguardanti la bellissima storia di World of Warcraft, e il suo parere personale da appassionato del Brand.