Se c’è una cosa che amo più del giocare ai videogiochi, è probabilmente quella di discuterne insieme ad altri che condividano con me lo stesso amore per questo medium. Il confronto poi, quando segue le leggi del rispetto reciproco ed è alimentato dalla voglia di arricchirsi a vicenda, non può che dare vita a qualcosa di magico e quasi sempre interessante. Per questi motivi e nella speranza di generare una sana discussione tra appassionati, ho deciso di dedicare il mio speciale domenicale di oggi a tre particolari videogiochi che, nonostante se ne parli tendenzialmente in maniera negativa, ho personalmente amato a dismisura.
L’idea di accendere un’eventuale scintilla in altri giocatori, dando così vita a un’esplosione di pareri anche contrastanti, mi è piaciuta così tanto che ho deciso di scrivere in futuro un secondo articolo d’opinione speculare a quello che stai leggendo in questo momento, in cui andrò a parlarti di altri tre videogiochi piuttosto elogiati, ai quali però non sono proprio riuscito ad affezionarmi. Prima di iniziare, ci tengo a specificare l’ovvio dicendo che quanto segue è chiaramente frutto della mia esperienza personale e pertanto, nel caso in cui fossi qui per avere delle certezze, sappi che potresti rimanere deluso. Siamo pronti? Bene… Estrai!
Lords of the Fallen
Nel corso degli anni, da quando Lords of the Fallen fece il suo debutto nel 2014 al giorno in cui ebbi finalmente modo di giocarlo, mi sono più volte chiesto per quale motivo un titolo come questo sia stato spessissimo definito come un semplice Dark Souls che non ce l’ha fatta. L’unica motivazione plausibile che mi sia mai venuta in mente, è forse quella che vedeva in questo titolo uno dei primi veri esponenti degni di nota dell’ormai riconosciuto genere Souls-like e pertanto, il bersaglio inevitabile di confronti eccessivamente diretti con i videogiochi di From Software.
A chi additerebbe tutt’oggi il suo sistema di combattimento come lento e noioso, io rispondo che ho invece apprezzato la verosimiglianza del peso dell’equipaggiamento e l’eccellente resa dei colpi, aggiungendo poi che la possibilità di ottenere dell’equipaggiamento unico dai boss quando sconfitti in un determinato modo, garantiva anche un certo piacere nel rigiocare più volte il titolo, cercando di ottenere i pezzi perfetti per la propria build definitiva. Detto questo però, mi tocca ammettere che il mio giudizio risulta essere piuttosto di parte, dato che si sta comunque parlando di uno dei miei generi preferiti in assoluto.
Ad ogni modo, credo fortemente che Lords of the Fallen sia un ottimo titolo consigliabile a chiunque ami come me i videogiochi di ruolo, il poter ottenere ogni tipo di equipaggiamento e il costruirsi un personaggio che rispecchi al meglio il proprio stile di gioco. Insomma, non penso mi troverò mai d’accordo con chiunque lo priverebbe della propria identità, definendolo un semplice clone mal riuscito o come ho letto in alcune recensioni: “un banale tutorial a Dark Souls”. Tu cosa ne pensi?
Beyond: Two Souls
Scommetto che non ti aspettavi di veder apparire in questo trittico di videogiochi l’opera che a conti fatti risulta essere il miglior titolo mai creato da Quantic Dream. Come dici? Secondo te non è assolutamente il miglior gioco progettato e diretto da David Cage e anzi potrebbe competere per il titolo di peggiore? Beh, se non altro ora siamo certi che ha decisamente motivo di trovarsi qui. Eh già, perché come hai appena letto, dopo essermi a suo tempo innamorato di Fahrenheit e aver giocato ognuno dei titoli dell’azienda francese usciti fino a oggi, resto dell’idea che nessuno di loro mi abbia lasciato qualcosa di anche solo lontanamente paragonabile a quanto fatto da Jodie Holmes.
In videogiochi come questo, che puntano praticamente tutto sulla narrativa e sullo sviluppo dei personaggi presenti al loro interno, è indubbio che a fare quasi sempre la differenza sia proprio quanto il giocatore riesca a immergersi e immedesimarsi nella storia a lui raccontata, così da sentirsi fortemente coinvolto da essa. Per qualche motivo, le vicende del personaggio interpretato dall’inconfondibile Ellen Page mi hanno saputo catturare sino alla fine del gioco e nonostante in molti sostengano che Beyond rappresenti il punto più basso della scrittura di Cage, devo dire che a me è sembrato tutto il contrario.
A quanto pare, uno dei punti più ricorrenti nelle varie tesi di chi non la pensa come me è quello di imputare a Beyond: Two Souls uno sviluppo a tratti spiccio e caratterizzato da diverse forzature. Alcuni sostengono anche che gli sviluppatori abbiano semplicemente voluto esagerare a fronte di un comparto tecnico che all’epoca avrebbe lasciato a bocca aperta qualunque appassionato di videogiochi, finendo però con il dare vita a uno strano insieme composto da elementi troppo slegati tra loro. Assurdo ma vero: una delle cose che ho apprezzato di più del titolo è proprio quella sorta di mix tra moltissimi fattori diversi quali la fantascienza, l’horror e una buona dose di drammi adolescenziali.
Resident Evil 6
Mi chiedo se arrivati a questo punto ti starai chiedendo come diavolo sia possibile che io abbia gusti tanto discutibili in fatto di videogiochi. Più che questo però, mi domando come reagiresti se ora io scrivessi che l’ultimo titolo di questo speciale non è altro che uno dei miglior Resident Evil mai usciti, remake esclusi, superato forse solamente dal quarto capitolo del franchise. Hey, tutto bene? Perché stai tremando e hai gli occhi iniettati di sangue? No, davvero, permettimi di spiegare le mie motivazioni.
Prima di tutto va detto che, più che un vero e proprio fan della saga, mi reputo un appassionato di zombie e per questo motivo, nonostante io sia cresciuto giocando a molti dei primi Resident Evil, il mio amore incondizionato per i videogiochi di questo franchise è nato dopo aver spolpato (completandolo ben 13 volte) il rivoluzionario quarto capitolo. L’ormai passata intenzione di Capcom di avvicinarsi sempre di più al genere action e abbandonare progressivamente gli aspetti più orrorifici dei primi titoli, è un qualcosa che ho saputo apprezzare grazie alla costante dei cadaveri mutati e, di conseguenza, con Resident Evil 6 non ho visto altro che una naturale evoluzione di un processo da me mai davvero percepito come qualcosa di negativo.
Dopotutto la mole di contenuti presente nel titolo, tra la possibilità di intraprendere diverse campagne e quella di giocare in compagnia di un amico, era in grado di soddisfare ampiamente la mia voglia di far saltare teste in decomposizione e questo, unito alla spettacolarità di alcune scene che difficilmente dimenticherò, ha contribuito a convincermi del fatto che non solo Resident Evil 6 risulta decisamente migliore del suo predecessore, ma si meriterebbe molti più complimenti di quanti ne abbia mai ricevuti.
Ovviamente, così come per i due videogiochi sopra citati, mi trovi sempre pronto a cambiare idea e volenteroso di leggere opinioni diverse dalla mia! Ti invito quindi a farmi sapere cosa ne pensi scrivendo un commento sotto a quest’articolo e ti consiglio di rimanere sintonizzato su iCrewPlay, così da non perderti quella che potremmo definire la seconda parte di questo potenzialmente acceso confronto. Ti assicuro che non ti aspetteresti mai quali saranno i titoli che mi hanno lasciato insoddisfatto.