Ormai anche i videogiochi, come altre forme d’intrattenimento quali libri o film, racchiudendo al loro interno vere e proprie visioni artistiche e messaggi autoriali in grado di toccare noi giocatori, rappresentando opere creative capaci di coinvolgere su più livelli chiunque ci si avvicini. Se a questo aggiungiamo l’interattività tipica del medium, spesso capace di farci immedesimare istantaneamente nei personaggi e provare le loro stesse emozioni, ecco che otteniamo la possibilità di vederci raccontare una storia nel miglior modo possibile: vivendola.
Non so te, ma essendo io a dir poco appassionato e non più tanto giovane, il numero di volte in cui mi è capitato di provare sensazioni travolgenti grazie ai videogiochi è tutt’altro che misero. I titoli che potrei citarti sono innumerevoli e nonostante io ami particolarmente i giochi di ruolo, appunto perché elevano all’ennesima potenza l’aspetto dell’immedesimazione del giocatore, essi apparterrebbero a generi e stili completamente diversi tra loro.
A unirli tutti in un unico insieme sarebbe dunque il forte coinvolgimento emotivo che li contraddistingue e oggi, nella giornata dedicata agli innamorati, non potevo che ricordare alcuni momenti particolarmente intensi in cui sentimenti ed emozioni hanno semplicemente preso il sopravvento su qualsiasi altra cosa. Questo che stai leggendo è il mio speciale dedicato a San Valentino 2020 e quelle che seguono, sono tre storie che hanno portato ad altrettanti baci indimenticabili di cui voglio assolutamente parlarti.
Un primo ultimo bacio
Questa è la storia di una profonda amicizia nata nel bel mezzo dell’apocalisse. In un mondo in cui, in seguito a una pandemia causata da un fungo parassita in grado di infettare il cervello umano, il confine tra la vita e la morte non è mai stato così sottile, due giovani ragazze di 14 e 16 anni cercano di affrontare la cosa come meglio possono: insieme.
Tutto questo, almeno fino a quando Riley, la più grande delle due, non sceglie di seguire le proprie ambizioni e arruolarsi nelle Luci, un gruppo di persone considerate rivoltose il cui scopo principale è però quello di trovare una cura al virus. Prima di venire trasferita lontana da quel che rimane di Boston, la città in cui era da sempre vissuta insieme alla sua amica, Riley decide però di rischiare la propria vita per poter passare un’ultima giornata in compagnia della piccola Ellie.
Ovviamente, la reazione di quest’ultima nel rivedere la propria amica dopo 46 giorni e nel venire a sapere che quell’incontro si sarebbe concluso con un addio, non è certo delle migliori. Ben presto, la forza del loro legame si scontra quindi con la realtà che le circonda e con la consapevolezza che esso non potrà durare per sempre. Fortunatamente però, dopo un confronto ben più maturo di quanto ci si potrebbe mai aspettare da due persone così giovani, reso verosimile dalla crudeltà in cui sono state finora costrette a vivere, il loro affetto reciproco non tarda ad avere la meglio.
Dopo aver speso le ultime ore a loro disposizione divertendosi in un centro commerciale abbandonato, Ellie e Riley sono quindi finalmente pronte a salutarsi, non prima però di aver ballato insieme un’ultima volta. Ed è proprio allora, forse perché smossa dalla musica e dalla spensieratezza che solamente la sua amica sapeva darle, che Ellie si rende conto di non poter fare a meno di lei. E glielo dice. Le dice di non andarsene e dopo averla vista gettare a terra la collanina che recava inciso il simbolo delle Luci, si abbandona a un bacio che racchiude in un solo istante tutte le emozioni vissute fino a quel momento.
Il forte impatto di questa scena vista in The Last of Us: Left Behind, oltre che nella qualità della sceneggiatura che caratterizza il titolo, è da ricercarsi anche nella consapevolezza data in mano ai giocatori di quanto certi momenti non possano che risultare fugaci, di fronte alla tanto amara quanto inevitabile fine della storia di Ellie e Riley.
Un amore sbocciato in battaglia
La seconda storia che ci tengo a ricordare è quella di un altro amore nato in una circostanza impensabile. Ci troviamo in un 2014 fortemente distopico in cui tutto il mondo, ormai disastrato dalle continue guerre, viene gestito da un unico immenso sistema informatico. Ogni soldato del pianeta ha nel proprio corpo delle nanomacchine in grado di gestire le emozioni e fornire l’addestramento e le informazioni necessarie per combattere al meglio delle proprie possibilità.
È in questa realtà che facciamo la conoscenza di Johnny, un soldato apparentemente inaffidabile entrato a far parte di una squadra dell’esercito degli Stati Uniti, capitanata da una donna di 27 anni con diverse esperienze belliche alle spalle. Qui, dove in genere si manifestano tutti i lati peggiori dell’uomo, due persone conosciutesi nove anni prima in circostanze piuttosto particolari, si ritrovano così a combattere fianco a fianco dopo tanto tempo.
Quello che la giovane Meryl non sa del suo sottoposto, oltre al fatto che sia profondamente innamorato di lei sin dalla prima volta in cui si sono visti, è che non possiede alcuna nanomacchina impiantata nel proprio corpo e quindi, nelle varie occasioni in cui non mancava mai di mettere in pericolo l’intera squadra, non aveva in realtà nessuna colpa che non fosse quella di essere un semplice essere umano.
Nel momento in cui questa rivelazione viene finalmente palesata, lo stupore di Meryl e il dispiacere per aver sempre trattato il soldato come un vero inetto, vengono ben presto rimpiazzati dall’emozione provata non appena Johnny, venuto a soccorrerla in una sparatoria potenzialmente letale, le chiede di sposarlo. Nonostante la scena in questione appaia decisamente sopra le righe, soprattutto visto lo scambio di battute a dir poco fuori luogo, il bacio che segue rimane a parer mio un momento indimenticabile forse proprio a causa della sua eccessiva teatralità.
Gran parte dell’intensità di questo momento vissuto in Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots, è senza dubbio dovuta alla sapiente regia di Hideo Kojima che, attraverso una costruzione della scena fortemente incentrata sui dettagli mostrati al giocatore, riesce a porre l’attenzione sull’incredibile sincronia nei movimenti di Johnny e Meryl, togliendo così ogni dubbio sul fatto che l’intesa scaturita dall’amore possa persino superare quella indotta dalla tecnologia.
Un sogno dal quale non ci si vorrebbe mai risvegliare
Eccoci arrivati alla conclusione di questo speciale. L’ultima storia che vorrei ascoltassi e l’ultima occasione per poterlo fare. Citazioni a parte, prima di procedere ci tengo a sottolineare che nonostante i baci passati rappresentino per me due ottimi esempi di amore nei videogiochi, forse l’unico che credo non potrebbe mai mancare in alcun elenco di questo tipo, è proprio quello che segue. Questa, è la storia di un sogno vissuto a occhi aperti e di un amore capace di sopravvivere ai limiti imposti dal proprio destino.
Prima di fare la conoscenza dei due personaggi coinvolti in questa vicenda, che come i precedenti meriterebbero uno speciale interamente dedicato a loro, è importante capire il particolare universo in cui ci troviamo. Spira, questo il nome del mondo in cui è ambientata la nostra storia, è una terra simile a un’enorme grande isola in cui, dopo una guerra avvenuta ormai un millennio fa, il credo di Yevon rappresenta la religione professata ciecamente dalla maggior parte delle persone che vivono lì. Tra queste vi è anche Yuna, una dolce ragazza di 17 anni intenzionata a diventare, come fece anche suo padre prima di lei, un’invocatrice a tutti gli effetti.
Yuna sceglie così d’intraprendere il pellegrinaggio alla volta della terra santa di Zanarkand, meta di chiunque fosse motivato a sconfiggere il temibile Sin e destinazione finale di tutti gli aspiranti invocatori. Il suo sacrificio, in una triste tradizione che va avanti da ben prima di quello del padre, garantirebbe a Spira un periodo di pace indisturbata in cui potersi dimenticare dell’esistenza di Sin e della sofferenza che si porta dietro a ogni suo ritorno. Il giorno prima di partire accompagnata dalle persone di cui più si fida, il destino di Yuna si intreccia però con quello di un ragazzo totalmente ignaro della realtà che lo circonda, deciso ad accompagnarla nel suo lungo viaggio.
Come ben saprai o avrai sicuramente già intuito, questo incontro finirà con il cambiare per sempre la vita di entrambi e muterà Spira nel profondo, mettendo in luce tutta l’ipocrisia di un credo basato su oscuri segreti e terribili menzogne. È proprio in seguito al confronto con questa amara verità che Yuna, colta dalla disperazione di non poter nonostante tutto abbandonare il proprio pellegrinaggio in favore di una vita normale, si abbandona a un pianto liberatorio in uno dei luoghi più evocativi di tutta Spira. Insieme a lei c’è anche Tidus, lo stesso ragazzo che dopo aver vissuto tutte quelle esperienze è ormai tutt’altro che un pesce fuor d’acqua, e lo dimostra con un gesto inaspettato che coglie Yuna e i giocatori completamente di sorpresa.
https://youtu.be/W_0eaVFvKMY
La storia vissuta in Final Fantasy X, il capitolo della saga che più di tutti tratta specificatamente il tema dell’amore (e lo fa con una maturità davvero unica), è resa indimenticabile da diversi fattori. Il primo che vale la pena di citare ricordando questo particolare momento, è sicuramente la dolce melodia in sottofondo le cui note spianano la strada al libero fluire delle emozioni che, come l’acqua in cui si trovano i due protagonisti, finiscono con l’avvolgere inevitabilmente gli spettatori più sensibili.
A rendere il tutto ancora più magico, ci pensa poi la qualità disarmante della computer grafica che da sempre caratterizza i titoli del franchise. La bellezza di questa scena anche solo dal punto di vista prettamente visivo, contribuisce senz’altro a renderla memorabile. Come se tutto ciò non bastasse, il gioco verte su binari via via più drammatici fino ad arrivare a un finale che personalmente, ancora oggi, non esula mai dal richiamare lacrime.