Wanderlust: Travel Stories è un indie game davvero particolare, pensato appositamente per determinati giocatori. La sua peculiare struttura di gioco, infatti, lo rende adatto solo a chi apprezza particolarmente la formula, visto che l’intera esperienza si basa su lunghi muri di testo e su qualche scelta multipla. Se ti piacciono le avventure testuali, allora apprezzerai il titolo. Se invece preferisci un gameplay più tradizionale, allora potresti annoiarti. In pratica, o si ama il gioco, o lo si odia. Non ci sono vie di mezzo in questo caso.
Tante storie di viaggio
Wanderlust: Travel Stories riassume tutto quanto nel titolo. Il gioco, difatti, ci mette davanti a delle usuali storie di viaggio. Niente conflitti particolari, combattimenti o mondi diversi: tutto è ambientato nella nostra epoca, in posti realmente esistenti, con vicende verosimili. L’atmosfera che si respira è quella di “avventure quotidiane”, fatti di sorprese e della classica voglia di scoprire posti nuovi.
In questo caso, ci troviamo davanti a una trama che ricorda la struttura del Decamerone. Durante la permanenza su un’isola, in effetti, diversi viaggiatori si ritrovano in una spiaggia per raccontarsi le storie dei viaggi che li hanno cambiati maggiormente. Ognuno di loro racconta delle vicende differenti, in tempi e luoghi totalmente staccati dagli altri.
Alcune storie sono più lunghe, altre più corte, ma tutte sono accomunate da descrizioni davvero ben fatte, che rendono bene lo stato d’animo dei protagonisti e quella lieve sensazione d’avventura che si prova durante i viaggi. In pratica, siamo di fronte a delle storie di viaggio raccontate in prima persona, esattamente come se fossero un racconto vero e proprio. Sta di fatto che i testi riescono a comunicare perfettamente la giusta atmosfera e le sensazioni proprie di un grande viaggio e questo, in un titolo simile, è fondamentale.
Sicuramente un’idea originale e coraggiosa, che ci porta verso una narrazione calma ma interessante, piena di tanti momenti ispirati. Purtroppo, però, c’è da dire che alcune storie sono particolarmente piatte, senza nessun accadimento degno di nota. La maggior parte delle volte accade sempre qualcosa che stimola la curiosità, pur trattandosi di vicende “quotidiane”, ma l’intreccio non manca di alcuni momenti meno ispirati.
Ok, quindi come si gioca?
La prima domanda che ci viene in mente pensando a un contesto simile è questa: quindi come gioco un’avventura testuale basata sulle storie di viaggio? La risposta, ovviamente, non è mai rapida e indolore. In pratica, Wanderlust: Travel Stories ci permette di scegliere diverse piccolezze che avranno impatto sullo svolgimento del viaggio. Vediamo come.
La maggior parte del tempo speso in gioco sarà davanti a muri di testo. Di fatto Wanderlust: Travel Stories è praticamente un libro interattivo dove ci saranno diverse opzioni. Fin dall’inizio, invero, ci sono delle scelte multiple tradizionali, con delle conseguenze nel breve periodo. Queste possono riguardare la risposta da dare in un dialogo o la scelta di mangiare o meno un grillo fritto (eh sì, esistono davvero in alcune parti del mondo). In alcuni casi selezionare un’opzione al posto di un’altra porta semplicemente a una descrizione differente, ma in altri casi potrebbe portarci a un dialogo con un nuovo personaggio o a dei cambiamenti nell’umore del protagonista. In ogni caso, tutto questo serve a farci vivere un’esperienza di viaggio personale; dato che le conseguenze delle nostre scelte sono sempre imminenti.
Si aggiunge poi la gestione dell’itinerario o di alcune statistiche. Ogni viaggio, infatti, ci mette davanti a una mappa con diverse tappe selezionabili. In diverse occasioni possiamo semplicemente sceglierne qualcuna a discapito di altre e ognuna di esse ci mette davanti a situazioni e a scelte completamente differenti: dopo aver preso un traghetto potremmo fermarci a un negozio di amuleti, proseguire fino alla città vecchia, aspettare la fine del tragitto o proseguire a piedi. Tutto questo è interamente gestito da muri di testo e mappe, e l’insieme di queste scelte plasma il nostro personalissimo viaggio.
Non è tutto, alcune scelte di Wanderlust: Travel Stories portano a una variazione di tre statistiche: stress, affaticamento e denaro. Tutto questo fa pensare a 80 Days ma, purtroppo, non siamo allo stesso livello. In realtà, l’impatto di queste tre barre sul gameplay è davvero minimo e, nella maggior parte dei casi, quasi impercettibile. A volte, per esempio, essere troppo affaticati ci impedisce di uscire la sera a ballare, ma la maggior parte del tempo possiamo dimenticarci di questa meccanica di gioco.
In pratica, il fulcro di Wanderlust: Travel Stories risiede nella ramificazione di ogni storia. Le piccole scelte portano a situazioni differenti e i luoghi da visitare (sempre scegliendo sulla mappa e leggendo la descrizione successiva) permettono di sperimentare un’esperienza “personale” e soggettiva. Il gioco si avvicina più a un libro interattivo che ad un videogioco vero e proprio dato che l’interazione stessa è ridotta ai minimi termini. Forse si poteva osare di più, aggiungendo un pizzico di difficoltà a una struttura di gioco che, di fatto, è sorretta esclusivamente dalle singole scelte.
Il comparto tecnico
Wanderlust: Travel Stories propone un comparto tecnico che non fa gridare al miracolo, ma capace di rendere giustizia a tutte le descrizioni. Ogni muro di testo, infatti, è accompagnato da foto che aiutano a creare la giusta atmosfera, magari mostrando le affollate strade di una capitale o templi e paesaggi.
A questo si aggiunge un comparto sonoro davvero ben fatto, che contribuisce a sua volta a creare il giusto mood dei vari momenti. Le musiche sono sempre azzeccate e richiamano le melodie tipiche dei luoghi visitati. Non solo, spesso sentiamo dei suoni ambientali che impreziosiscono le descrizioni, come un brusìo in una strada o altro. Davvero eccellente.